Roma 21 giugno 2010 – (Sesto Potere) I massoni non sono incompatibili col Pd.

Roma 21 giugno 2010 – (Sesto Potere) I massoni non sono incompatibili col Pd.

Luigi Berlinguer, presidente della commissione dei garanti del Partito dei democratici, in un’intervista all’Unità, ha spiegato che circa il caso di una doppia iscrizione al Pd ed alla Massoneria (al Grande Oriente d’italia, guidata dal gran maestro Gustavo Raffi, per esempio) è stata adottata una delibera «che vuole essere un’indicazione generale».

In questa delibera il Pd ha nominato, in realtà, varie associazioni in generale, senza specificarne alcuna.

«Nella delibera però – aggiunge il professor Luigi Berlinguer – diamo anche un’indicazione a chi vuole iscriversi al Pd: chi vuole farlo deve dichiarare se è iscritto anche ad altre organizzazioni che potrebbero rientrare in questo quadro, tanto che è necessario presentare lo statuto e informare in che cosa consistono le forme di “mutuo sostegno”, laddove siano previste, che i soci sono chiamati a rispettare».

Insomma “doppia tessera sì, ma nel principio della massima trasparenza!”.

«La delibera fa testo. D’ora in poi gli iscritti al Pd che fanno parte di associazioni hanno l’obbligo di dichiararlo. A quel punto saranno le singole organizzazioni regionali a verificare quanti sono e a far partire una procedura di verifica nei casi in cui ci si trovi di fronte a organizzazioni al limite della segretezza. Voglio solo ricordare che le organizzazioni segrete sono vietate dalla Costituzione e dalla legge Anselmi»: ha ulteriormente precisato Berlinguer nell’intervista all’Unità.

Successivamente, lo stesso Luigi Berlinguer al sito Affaritaliani.it aveva confermato la decisione del Partito Democratico di non chiudere la porta agli iscritti alla Massoneria ed aveva anche annunciato che anche gli appartenenti all’Opus Dei possono far parte del Pd.

La polemica era sorta negli ultimi mesi dopo che si era scoperto, prima ad Ancona e poi a Grosseto, che due amministratori locali del PD vantavano una sicura appartenenza ad una loggia massonica , e per questo erano stati stati fortemente criticati e invitati alle dimissioni.

(Sesto Potere) 21 GIU 10

Roma 21 giugno 2010 – (Il Tempo) Massoni, feste e strategie. La guerra degli ex Popolari.

Roma 21 giugno 2010 – (Il Tempo) Massoni, feste e strategie. La guerra degli ex Popolari.

Nelle ultime settimane tensioni in crescita tra gli esponenti del partito. Bufera sul ritorno della Festa dell’Unità. Meglio Democratica. Intercettazioni: Non è stata gradita la decisione di uscire dall’aula.

Altro che «compagni» e «compagne», ormai la guerra nel Pd è sistematica. Soltanto nelle ultime settimane gli ex Popolari e gli ex diessini si sono azzuffati su tutto. A cominciare dalla massoneria. Ha acceso gli animi l’iscrizione alla loggia di due esponenti del partito. Fioroni e i suoi non ci hanno pensato due volte e sono andati all’attacco, chiedendo alla commissione di garanzia del Pd di esaminare il caso. Ovviamente per i Popolari si trattava di un aut aut: o nel Pd o nella massoneria. Dopo pochi giorni è arrivato il parere del presidente dei garanti, Luigi Berlinguer, che, di fatto, ha dato il via libera alla doppia iscrizione (in quanto la massoneria non è più un’organizzazione con vincolo di segretezza).

Non l’avesse mai fatto. È divampato lo scontro. È stato sempre l’ex ministro Fioroni a tuonare: «Non facciamo crociate contro nessuno ma difendiamo due aspetti che riteniamo fondanti. Il primo è l’autonomia degli iscritti e dei dirigenti del Pd: la loro azione deve essere orientata al bene di tutti e non a fini e interessi particolari. Il secondo aspetto è che lo sforzo del Pd di costruire un’identità e un’appartenenza sulla base di valori e ideali comuni, non certo migliori o peggiori di altri, è lontano da altre impostazioni, come quelle delle logge».

La presidente del Pd, Rosy Bindi, le ha bollate come «polemiche strumentali contro Bersani». Allora il leader della componente popolare ha rincarato la dose: «La Bindi è diventata la presidente del pretesto, ogni volta che qualcuno pone un problema serio lei dice che è soltanto un pretesto per litigare. Mi sembra che invece sia un pretesto per non rispondere». Tensioni che hanno spinto il segretario Bersani a intervenire: «Ci sono problemi più gravi ora».

Ma niente da fare. Pochi giorni di silenzio ed è scoppiata la polemica sulla Festa dell’Unità, che a Roma è rimasta per ventiquattro ore senza location. Festa dell’Unità: così l’ha chiamata il segretario romano del partito, Miccoli. Sembrava scontato. Ma anche qui è stata bufera: «Il coordinatore del Pd romano dovrebbe battersi per l’organizzazione della “Festa dei Democratici”, visto che siamo un partito nuovo e guardiamo al futuro – ha affondato il senatore popolare Lucio D’Ubaldo – Invece si lascia andare a una nostalgica difesa della “Festa dell’Unità”, espressione storica di un partito, il Pci, sciolto vent’anni fa sull’onda del fallimento del socialismo sovietico. Una gaffe? No, è qualcosa di più significativo e grave. Miccoli, spiace dirlo, coordina solo la nostra decadenza come partito riformista».

La penultima polemica è stata sulle intercettazioni. Agli ex democristiani non è piaciuta la scelta di uscire dall’Aula. Anche allora è toccato a D’Ubaldo mettere i puntini sulle i: «Era meglio restare e votare contro la fiducia. La perplessità nasce nel momento in cui il dissenso del Pd viene incanalato in una forma di protesta radicale, quale l’uscita dall’Aula». Insomma «un’opposizione decisa e responsabile avrebbe dovuto mantenere i nervi saldi e votare contro la fiducia». Ieri l’ultima bufera dopo il saluto dell’attore Fabrizio Gifuni ai «compagni» e alle «compagne» riuniti al Palalottomatica. L’ala moderata si è chiesta di nuovo se il partito non stia «sbandando» troppo a sinistra. Ma i mal di pancia vengono da lontano: i popolari non si ritrovano nella guida di Bersani, secondo loro disattenta alla componente democristiana. Francesco Rutelli e company, usciti dal Pd per fondare Api, ora impegnati nel confronto con l’Udc, restano alla finestra. <

Ancona 20 giugno 2010 – (Il Messaggero) Ezio Gabrielli: Non mi pento del mio coming out.

Ancona 20 giugno 2010 – (Il Messaggero) Ezio Gabrielli: Non mi pento del mio coming out.

«Non mi pento del mio coming out. So solo che da allora, da Bersani in giù nessuno del Pd si è più fatto vivo con me».

Ezio Gabrielli, Pd, ex assessore al porto, costretto a dimettersi dall’incarico dopo aver ammesso di essere un massone, resta in attesa della decisione del comitato dei garanti del Pd.

Intanto dice: «Il Pd è davvero un partito strano. Mi si contesta di avere fatto quello che oggi si vorrebbe imporre a tutti gli iscritti. Io che l’ho fatto, sono stato costretto ad andarmene». Comunque vadano le cose, Gabrielli si dichiara «ottimista. Mi è stato detto di presentare una documentazione e il 22 immagino che mi diranno finalmente a quale organismo debba ripresentarla». Nel «silenzio» del Pd, Ezio Gabrielli continua ad esprimere il suo «orgoglio» di appartenere al Grande Oriente d’Italia.

(Il Messaggero) 20 GIU 10

Lecce 14 giugno 2010 (La Gazzetta del Mezzogiorno.it) Massoneria e politica? Non sono incompatibili. Il “caso Lecce”.

Lecce 14 giugno 2010 (La Gazzetta del Mezzogiorno.it) Massoneria e politica? Non sono incompatibili. Il “caso Lecce”.

“E’ una guerra di intolleranza che per un massone è inammissibile “. Antonio Tamborrino, ex maestro venerabile della Loggia “Liberi e coscienti”, la più antica, che fa riferimento al Grande Oriente d’Italia, di cui oggi è maestro, prende posizione nella controversia sulle Logge, nata nell’ambito del dibattito politico a livello nazionale, che sta avendo riflessi anche in ambito provinciale. Il caso leccese riguarda lo “stop” che avrebbe dato lo stesso Pierferdinando Casini all’ingresso di Franco De Iaco e del suo nuovo soggetto politico “Unione per il Salento”, nel Partito della Nazione. Non è un mistero, infatti, l’adesione di De Iaco al Grand’Oriente d’Italia-Piazza del Gesù. Egli stesso ha tenuto a precisare che non esiste alcuna contraddizione nè conflittualità tra l’impegno politico e l’adesione alla massoneria, mondi che restano separati.

Ma intanto, nella “guerra” interna all’Udc, l’onorevole Lorenzo Ria è uscito allo scoperto, facendo sapere che “nel partito non può esserci tutto ed il contrario di tutto”, scatenando la reazione del portavoce provinciale dell’Udc Gigi De Leo, il quale ha bacchettato Ria a muso duro.

Per Tamborrino, già presidente dell’Ordine nazionale dei Dottori commercialisti, personalità politica di lunga data, l’adesione alla massoneria come elemento discriminante “è solo un alibi”, una questione che viene tirata fuori ad arte ogni qual volta non si trovano altri argomenti validi. “L’ho sperimentato sulla mia persona – confessa Tamborrino – Quando la politica ha inteso fermarmi o scoraggiarmi è stata tirata in ballo la mia adesione alla Loggia. Eppure – continua – la militanza politica è un “falso problema” che non influisce e non determina alcunchè nell’attività di quelli che sono i valori della massoneria. Fermo restando che, nei templi è assolutamente vietato parlare di politica e di religione”.

Ma non c’è assolutamente alcun divieto di praticare la politica. “Molti esponenti politici, nazionali e locali, aderiscono alla massoneria – fa sapere Tamborrino – così come svolgono altre attività”. Ma sui nomi è top secret. “Non perchè ci sia alcun segreto – specifica il maestro – ma perchè nella massoneria è sacro il diritto alla privacy e il rispetto della privacy”. Vale a dire che ciascuno può fare riferimento alla personale esperienza nelle Logge ma non può indicare il nome di altri aderenti.

Però c’è chi osserva che la segretezza non sarebbe una prescrizione ma una scelta dei singoli aderenti alla massoneria, molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo e, pertanto, preferiscono rimanere nell’anonimato. D’altra parte, gli elenchi massonici sono depositati presso la Procura della Repubblica. E vale la pena ricordare che fu proprio l’ex procuratore Alessandro Stasi a disporre il sequestro degli elenchi degli aderenti, nell’ambito di un’inchiesta, tra il 1981 ed il 1982, sugli eventuali addentellati tra la massoneria, la politica e la gestione della cosa pubblica. A proposito del rapporto massoneria-politica, Tamborrino ricorda il pensiero di Salvador Allende, aderente alla Gran Loggia del Cile. “Gli chiesero cosa avrebbe fatto nel caso in cui la politica fosse risultata d’intralcio alla pratica della massoneria – ricorda Tamborrino – Allende rispose che avrebbe abbandonato l’attività politica. Quindi, gli fu chiesto cosa avrebbe deciso se fosse stata la massoneria a collidere con il ruolo politico. Rispose, analogamente, che avrebbe abbandonato la politica. Questo, ovviamente, solo nel caso in cui ci fossero princìpi di contrasto”. Che, precisa, generalmente non ci sono.

(La Gazzetta del Mezzogiorno.it) 14 GIU 10

Roma 14 giugno 2010 – (L’Unità) Massone e “compagno”.

Roma 14 giugno 2010 – (L’Unità) Massone e “compagno”.

Vi racconto la mia storia di Osvaldo Sabato.

Come massone è in sonno. Ma con il carrello della spesa alla Coop. “È la dimostrazione che al contempo si può essere massoni, amministratori e bravi compagni tanto da andare a fare la spesa alla Coop” dice Guido Mario Destri, assessore Pd al Bilancio di Scarlino, comune della maremma grossetana. Scherza, risponde al telefono sorridente nonostante sia stato recentemente al centro di un caso che ha riportato alla ribalta la domanda delle domande: si può essere allo stesso tempo Democratici e affiliati ad una loggia massonica?

“Se siamo di fronte ad un cittadino onesto che rispetta i doveri e i diritti della politica e della massoneria credo che possa coesistere. Certamente se si è galantuomini e persona per bene” spiega l’assessore di Scarlino. La sua vicenda si lega a quella di Ezio Gabrieli, esponente politico del Pd di Ancona e assessore comunale che ha lasciato il suo incarico proprio perché massone.

“Io povero assessore di provincia sono stato il fulminato di Mercurio, quello che ha dato il via allo scoppio delle polveri, non pensavo di fare questo casotto” afferma Destri. Ma tutto ciò si poteva evitare se al sindaco di Scarlino, Maurizio Bizzarri, l’avesse detto prima di essere un affiliato alle logge. “Non l’ho fatto perché non ritengo la massoneria un’associazione segreta” precisa l’assessore, “di conseguenza, interpretando il codice etico, ho omesso questa mia appartenenza”.

Attualmente i garanti del Pd sospendono, temporaneamente, gli iscritti alla massoneria. Come dire che bisogna rivelarsi prima. “Ben venga questa decisione, va bene, se il mio caso è servito a togliere di impiccio altri compagni che sono nelle mie stesse condizioni”, osserva Guido Mario Destri.

Lei è uscito dalla massoneria?

“Io mi sono messo in sonno ed ho definitivamente chiuso i miei rapporti con l’istituzione, l’ho fatto prima della risoluzione del comitato di garanzia del Pd, per un atto di ulteriore trasparenza”.

Democratici e massoni? È possibile o c’è incompatibilità?

“Penso che se la politica si intende come un servizio, e la massoneria come una sorta di palestra per l’arricchimento culturale di chi si iscrive, credo che la doppia appartenenza ci possa essere”.

La massoneria spesso viene vista come un comitato affaristico e di potere.

“È vero, si tratta di un retaggio del passato che nonostante la lodevole azione di trasparenza fatta dal Grande Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, è ancora forte. Come tutte le cose parlarne è l’unico modo per arrivare alla verità. Nel mio piccolo, posso dire che chi mi reputava una persona per bene prima di sapere che ero un massone, e poi ha continuato a rispettarmi, credo che sia un piccolo passo per il diradamento di quelle nebbie del passato”.

Lei che massoneria ha vissuto?

“Non ho mai visto situazioni strane. Per me la massoneria è stata un’esperienza culturale, non ho mai visto procacciatori di affari”.

Ma quella delle logge è una galassia enorme…

“Per come l’ho vista in questi anni di mia appartenenza escludo lati oscuri, mi sembra tecnicamente impossibile perché nelle logge si trovano per lo più persone comuni”.

A quale loggia era affiliato?

“Alla Nicola Guerrazzi di Follonica”.

La sua vicenda è scoppiata con la pubblicazione di una foto in cui c’era solo lei con il viso scoperto. Ma le riunioni le facevate con il cappuccio?

“Quella foto si riferisce

Roma 10 giugno 2010 (Affaritaliani.it) Gustavo Raffi (GOI): “i padri della patria erano massoni”.

Roma 10 giugno 2010 (Affaritaliani.it) Gustavo Raffi (GOI): “i padri della patria erano massoni”.

Clamorosa risposta del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia a Paola Binetti. Alla deputata dell’Udc ex Pd che ha paragonato la Massoneria all’ombra e l’Opus Dei alla luce, Gustavo Raffi sceglie Affaritaliani.it per consigliare alla TeoDem di studiare la Costituzione perché al momento della stesura della Carta “tra i settantacinque membri c’erano ben sette-otto massoni e in sede di assemblea costituente 1/3 del totale era composto da componenti della Loggia. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, cosi come il vice-presidente dell’Assemblea Giovanni Conti”.

Gran Maestro, l’onorevole Binetti ha affermato ad Affaritaliani.it che la Massoneria e l’Opus Dei fanno parte di due diverse realtà, una l’ombra e l’altra la luce. Che cosa ne pensa?

“Non mi sono mai occupato di andare alla ricerca dei nominativi dei membri dell’Opus Dei. La Binetti evidentemente presa dai sacri sproloqui non legge e non naviga su internet. Sul sito del Grande Oriente troverebbe gli esponenti e i nominati eletti nella Loggia. Senza contare i molti libri sull’argomento. Posso dire soltanto all’on. Binetti che quando per curiosità, dovevo rilasciare un’intervista, a NewYork andai sulla Lexington al numero indicato da Dan Brown e lì non trovai nessuna targa ad indicarmi l’Opus Dei. Se invece si va al Gianicolo, a Roma, si trova la targa del Grande Oriente d’Italia. Questa però è ovviamente un’esperienza personale”.

Ma le parole dell’Onorevole sono chiare…

“Mi sembra tutto specioso. Io non vado a dire perchè “cercate i nostri nomi e non quelli degli altri”. In una società che si afferma democratica e ha una carta costituzionale, e l’Onorevole Binetti è bene che vada a studiarla, in sede di commissione tra i settantacinque membri c’erano ben sette-otto massoni tra cui due gran maestri e in sede di assemblea costituente 1/3 del totale era composto da massoni. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, cosi come Giovanni Conti. Ma io non voglio fare queste polemiche…”

Che cosa pensa dell’apertura del Pd nei confronti della Massoneria?

“Dallo statuto del Pd che contempla il profilo etico arriva una norma non chiara. Oggi si dice “chi vuole aderire deve dichiarare le associazioni a cui appartiene”, noi non abbiamo nessun problema a farlo. L’importante è capire i fenomeni. In tutto il mondo civile la Massoneria ha aperto alla modernità ed è espressione di grande democrazia”.

La Binetti afferma che “Mettere sullo stesso piano la Massoneria e l’Opus Dei denota un’assoluta ignoranza dei fatti”. Che cosa ne pensa?

“Vorrei chiedere alla professoressa Binetti se si è mai cimentata nella lettura di un libro, non clandestino, che si chiama volume 21 degli Annali della storia d’Italia di Enaudi sulla Massoneria. Legga il libro e poi ci sentiamo. Se vuole un confronto io sono pronto a averlo, ovunque lei voglia. Su un sagrato, in una piazza addirittura in una sede di una Loggia Massonica”.

Ha parlato di 4mila politici che appartengono alla Massoneria. Sono dati reali?

“Ho parlato di 4mila e 500 persone ma noi non facciamo censimenti. Di politici che appartengono alla Massoneria ce ne sono a sinistra, destra e centro. Noi non siamo interessati alla caccia alle streghe”.

Che obiettivi avete ora che il Pd ha aperto, con riserva di conoscere le appartenenze alla Loggia, anche alla Massoneria?

“Io penso che se l’obiettivo è quello della chiarezza, siccome il Grande Oriente è a pieno titolo nella società italiana, non ci sia problema alcuno. La M