Roma 27 settembre 2011 – Grande Oriente d’Italia: Gianfranco Cavaliere mai stato membro dell’Istituzione

Roma 27 settembre 2011 – Grande Oriente d’Italia: Gianfranco Cavaliere mai stato membro dell’Istituzione

In riferimento all’articolo pubblicato in data 26.9.2011 su Il Messaggero Abruzzo, cronaca de L’Aquila, sotto il titolo “I fondi Giovanardi – le conversazioni intercettate De Matteis e la pecora nera”, nel quale l’articolista attribuisce l’appartenenza al Grande Oriente d’Italia di tale Gianfranco Cavaliere, inquisito dalla Procura della Repubblica de L’Aquila nell’ambito di un’indagine relativa ad un tentativo di truffa ai danni della Pubblica amministrazione, con l’obiettivo di distrarre parte dei dodici milioni di euro di fondi per il sociale, il Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia, Alberto Jannuzzelli, dichiara: “Gianfranco Cavaliere non è affiliato al G.O.I., né lo è mai stato. Presentò unicamente la domanda di affiliazione, che venne presa in considerazione nel novembre 2010 e che, in seguito, ritirò, adducendo motivi strettamente personali, in data 23.12.2010, prima delle votazioni per l’ammissione, fissate per il 10 e 24 gennaio 2011. Il Cavaliere, pertanto, non è mai stato membro del Grande Oriente d’Italia”.

Roma, Villa il Vascello, 27 settembre 2011

Napoli 8 ottobre 2011 – Convegno “Dalla Campania per l’Italia”.

Napoli 8 ottobre 2011 – Convegno “Dalla Campania per l’Italia”.

Convegno partenopeo del Grande Oriente per il 150esimo dell’Unità d’Italia

“Unità d’Italia. Dopo 150 anni per restare insieme”. L’8 ottobre le celebrazioni del Grande Oriente d’Italia sono giunte a Napoli e il Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili di Campania–Lucania ha riservato ai festeggiamenti un’intera giornata.

Le attività hanno avuto inizio alle ore 10, nella storica casa massonica di Galleria Umberto I (numero civico 27) che, allestita in modo particolare per l’occasione, è stata aperta al pubblico per consentire ai non massoni di entrare in contatto con il suggestivo ‘mondo’ della Massoneria. Alle 13 un light lunch è stato servito negli stessi locali per tutti i presenti che, insieme ai responsabili, si sono recati a Palazzo Reale per seguire il talk show “Dalla Campania per l’Italia” con inizio alle ore 15.

Alessandro Cecchi Paone ha condotto i lavori, introdotti da Paolo Peluffo, coordinatore del Comitato nazionale per le celebrazioni del 150° indette dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione di Valerio Zanone, Piero Craveri, Santi Fedele, Renata De Lorenzo, Valentina Pattavina e Italo Moscati. Prima delle conclusioni del Gran Maestro Gustavo Raffi, la rappresentazione “Processo a Murat”.

Info: Achille Castaldi ( 340 582 4390 – 150enario.goinapoli@gmail.com )

 

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Genova 28 settembre 2011 – Inaugurazione di sei monumenti risorgimentali di Genova

Genova 28 settembre 2011 – Inaugurazione di sei monumenti risorgimentali di Genova

Saranno inaugurati mercoledì 28 settembre il sei monumenti risorgimentali di Genova., a conclusione degli interventi di restauro cui sono stati sottoposti in questi mesi. Tra essi spicca il monumento a Giuseppe Mazzini, che domina Piazza Corvetto. La statua del grande pensatore è collocata sulla sommità di una colonna dorica, in atteggiamento pensieroso e con le braccia conserte, mentre con una mano tiene alcuni fogli, forse un proclama. Le due figure allegoriche ai lati del basamento, classicamente panneggiate, raffigurano il Pensiero e l’Azione.
In contrasto rispetto al suo nome maschile, il Pensiero ha sembianze femminili, gli occhi fissi a un ideale remoto e le sopracciglia aggrottate, in atteggiamento malinconico; la figura è seduta, il braccio destro, poggiante su grossi volumi, sostiene il capo; il polso è stretto da un anello di catena spezzata, mentre con la sinistra trattiene alcuni fogli.
Anche la seconda figura allegorica, l’Azione, ha sembianze opposte alla femminilità del suo nome: è infatti una figura maschile e vigorosa: raffigurato in piedi, un giovane dall’aspetto fiero e risoluto, ha una mano sul fianco, mentre con il braccio destro addita lo stendardo con il motto “Dio e Popolo”. I contemporanei ne sottolinearono l’atteggiamento del tribuno che infiamma il popolo, richiamando a esso “il vessillo della battaglia e della redenzione”.
La cerimonia dell’inaugurazione si svolse il 22 giugno 1882, alla presenza di una folla immensa; bandiere, orifiamme e quadri celebravano i martiri dell’unità italiana; il monumento fu scoperto al suono dell’Inno nazionale e di altri inni patriottici, e consegnato al Municipio genovese da Aurelio Saffi e Federico Campanella, in rappresentanza del Comitato; un “colpo d’occhio incantevole”, scrisse un cronista de “L’Illustrazione Italiana” – il prestigioso periodico alla manifestazione dedicò infatti diversi articoli e illustrazioni, una delle quali scelta perfino come immagine d’apertura del numero del 25 giugno 1882 – , rilevando quasi con stupore come tutto si fosse svolto in perfetto ordine, senza “grida repubblicane” (furono anzi notate molte bandiere con lo stemma reale).
Oggetto dell’intervento di restauro è stato riqualificare un gruppo scultoreo con problemi di trascuratezza che il restauro ha provveduto a risolvere. Le vecchie operazioni di manutenzione da tempo richiedevano un deciso rinnovamento, le patine del tempo si erano nascoste sotto lo strato di polvere e smog, i marmi avevano perso la pellicola di sacrificio che era necessaria alla protezione dei medesimi.
Successivamente al restauro lo spettatore può ora leggere nel gruppo scultoreo i naturali segni del tempo, individuando le patine del metallo che si sono combinate con la struttura del marmo, cogliendo un insieme restaurato, ripulito, sigillato e consolidato ma, al quale nulla è stato tolto per riportare in modo forzato un aspetto che ha vissuto momenti critici.
Sempre a Genova, a Piazza Corvetto, sono stati sottoposti a restauro i busti commemorativi collocati nel parco di Villetta Di Negro e dedicati a Antonio Mosto, Antonio Burlando, Aurelio Saffi, Giuseppe Cesare Abba.
Di rilievo anche il restauro della statua di Rubattino in Piazza Caricamento, di fronte alla quale è prevista la cerimonia inaugurale del 28 settembre. L’effigie è opera di Augusto Rivalta (Alessandria 1837- Firenze 1925).
L’opera è realizzata in bronzo e il basamento in granito di Baveno. Ricorda il primo armatore italiano di vascelli a vapore – i “pironavigli” citati nell’iscrizione – Raffaele Rubattino (Genova 1810-1881) fondava nella sua città natale, l’anno 1838, l’omonima società di navigazione che a partire dal 1851 attivò un regolare collegamento con la Sardegna (mentre ad un successivo accordo di Rubattino con l’armatore siciliano Florio si deve la fon

Napoli 30 settembre 2011 – Mostra a Napoli per il 150° dell’Unità

Napoli 30 settembre 2011 – Mostra a Napoli per il 150° dell’Unità

Mostra promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Unità tecnica di Missione per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nell’ambito delle celebrazioni previste per la ricorrenza, con la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, artistici ed etnoantropologici per Napoli e Provincia – Palazzo Reale, in collaborazione con Prefettura di Napoli, Comune di Napoli e Fondazione Valenzi.
A cura di Luigi Mascilli Migliorini e Anna Villari

Una grande esposizione invita a riflettere sui sessant’anni che hanno preceduto il Plebiscito dell’ottobre del 1860. Dalla Rivoluzione del 1799, ai moti del ’48 alla spedizione dei Mille. Quattro generazioni di meridionali che hanno vissuto e creato la Storia e l’hanno intessuta di infinite, piccole e grandi storie. Una mostra dove documenti, quadri, cimeli unici, molti mai esposti, non sono solo pezzi museali ma tornano a vivere e a trasmettere l’emozione del momento. E, insieme, un grande esperimento di multimedialità per far entrare il visitatore nel cuore vero dei fatti.

Tutto termina ed inizia sotto la pioggia. Quella che cadeva il 21 ottobre 1860, con Garibaldi vincitore e sconfitto che, un passo dietro a Vittorio Emanuele, vive le acclamazioni della folla ma che già progetta il ritiro a Caprera. Con la proclamazione dei risultati di quel Plebiscito, “Da Sud. Le radici meridionali dell’unità nazionale” chiude il suo percorso. Ad aprirlo sono invece le immagini, bellissime e solari di Napoli e del Mezzogiorno, considerato il “Giardino d’Europa”, trasmesse dai pittori del Grand Tour. In mezzo, sessanta anni di storia e cronaca, dagli ultimi bagliori dell’Illuminismo alla Rivoluzione del 1799, dal Quarantotto ai Mille, quattro generazioni di meridionali che si sono spesi per gli ideali di libertà.
Attraverso i ripetuti fallimenti, le tragiche repressioni, le speranze deluse, una profonda e radicata ansia di libertà ha trovato nell’idea dell’Italia unita il suo progetto storico. Queste generazioni, succedendosi, sono così diventate una delle principali radici di quel grande processo che chiamiamo Risorgimento nazionale. Lo sono diventate attraverso storie di vita generose, che ci parlano di giovani che incontrano la morte con serenità, di adulti (talvolta di vecchi) che affrontano il vagabondare dell’esilio senza ripensamenti, di carceri che sono vere e proprie tombe di vivi, di sconfitte che valgono più delle vittorie, tanto forte è la lezione morale che da esse può ricavarsi.
Partendo da quel “Giardino d’Europa” che è l’immagine affascinante – ma fuorviante – con la quale l’Europa guarda al Sud e giungendo fino a quel giorno di pioggia che fa da sfondo al Plebiscito unitario dell’ottobre 1860, la Mostra prova a raccontare queste storie, e la storia più grande che ne è ovviamente, cornice, utilizzando registri narrativi diversi, che ora toccano il mondo più tradizionale della raffigurazione pittorica o della documentazione storica, ora utilizzano soluzioni evocative e strumenti comunicativi multimediali per trasmettere il sentimento di che cosa significò essere meridionali e patrioti nella prima metà dell’Ottocento.
La ragione e il sentimento che sono chiamate in causa dalle sollecitazioni della Mostra appaiono tanto più necessari oggi che in una Italia tentata da seduzioni separatiste e in un Mezzogiorno attratto da nostalgie neoborboniche, scolorisce la consapevolezza della forza morale e della concretezza storica che ebbe il patriottismo meridionale. Esso non fu subalterno ai disegni che maturarono altrove nell’Italia dell’Ottocento, né fu soggetto supino di avventure e conquiste esterne ad esso. Il Mezzogiorno volle l’Unità d’Italia e fu determinante nel realizzarlo, e nel modo in cui esso si realizzò. Da Sud, dunque, non si scrive né una storia minore né una storia di

Roma 21 settembre 2011 – In ricordo di Mario Salvetti

Roma 21 settembre 2011 – In ricordo di Mario Salvetti

Il 10 settembre scorso ci ha lasciato Mario Salvetti, della Loggia “Adriano Lemmi”, N. 789 all’Oriente di Roma. Classe 1921, nella sua lunga e appassionata vita iniziatica, Mario ha ricoperto diversi incarichi: Maestro Venerabile per numerosi mandati, Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio, Garante d’Amicizia, Grande Ufficiale “Ad Honorem”. E’ stato insignito dell’onorificenza “Giordano Bruno” (classe oro).

Un uomo libero. Con un sorriso dolce e disarmante riusciva a farsi ascoltare, portando avanti le ragioni del cuore e della giustizia. Amato e rispettato da tutti, per l’autorevolezza e la profonda conoscenza dell’Arte Muratoria.

Lo ricorderemo così: un Fratello vero, un amico, sempre pronto a nuove battaglie ideali, ma senza clamori, con le armi della mitezza e della serenità di giudizio. Sempre al fianco del suo Gran Maestro, con l’entusiasmo della sua giovinezza interiore.

Roma 20 settembre 2011 – XX Settembre: Gran Maestro Raffi, serve una rivoluzione morale delle coscienze

Roma 20 settembre 2011 – XX Settembre: Gran Maestro Raffi, serve una rivoluzione morale delle coscienze

Pensiero, valori e lotta per la libertà. Ognuno faccia sentire la propria voce contro il declino e si impegni per il cambiamento possibile

“Basta con gli eunuchi del pensiero, occorre una rivolta morale: i cittadini si riapproprino del proprio destino”. Così il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, nel suo intervento a Porta Pia, a Roma, al termine della celebrazione con la quale Palazzo Giustiniani ha ricordato questa mattina gli eventi del 20 settembre 1870.

“Si dia spazio – è stato l’appello di Raffi – agli uomini di pensiero, alle intelligenze scomode che sanno immaginare un futuro per la Nazione. Ognuno faccia sentire la propria voce contro il declino e si impegni per il cambiamento possibile. In questo momento triste per il nostro Paese, anche a livello internazionale, la partecipazione agli eventi per i 150 anni dell’Unità d’Italia, fa ben sperare in un serio risveglio delle coscienze libere, chiamando le forze sane della società a lottare contro precarietà e incertezze. C’è un Paese reale, che ha in sé gli antidoti per superare la grave crisi morale e politica che affligge l’Italia”.

“Porta Pia – ha concluso il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – non è solo un luogo della memoria ma una speranza nel futuro della Nazione. E’ richiamo laico e vero al pensiero libero, alla promozione sociale, al rilancio della scuola pubblica, all’impegno per i diritti e la libertà. Di questo l’Italia ha profondo bisogno”.

Roma, Villa il Vascello, 20 settembre 2011

Roma 20 settembre 2011 – Allocuzione del Gran Maestro per il XX settembre 2011

Roma 20 settembre 2011 – Allocuzione del Gran Maestro per il XX settembre 2011

Laicità e impegno solidale, un cantiere di proposte per l’Italia

“Il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora”. Questa riflessione di Rainer Maria Rilke, che mi ha fatto spesso compagnia, individua anche il senso del percorso che – insieme – vogliamo portare a termine. In queste parole si delinea, infatti, la possibilità – profondamente etica – di trovare anche per l’Italia un nuovo passaggio a Occidente: un diverso modo di abitare le differenze che costituiscono la trama dell’umanità più profonda. Non si tratta di come anestetizzare i problemi, ma di come affrontarli. Oggi, al nostro Paese – stanco e moralmente demoralizzato – non serve una scorciatoia demagogica e populista. Serve una chiara presa di posizione contro ogni pensiero unico, ogni trasformismo e apatia. Bisogna inaugurare una stagione di pensiero autenticamente democratico e liberale. Bisogna lottare per un pensiero che sia laico e solidale. Per questo, nel “nostro viaggio identitario e di progetto per l’Italia” – come l’ha felicemente definito Valerio Zanone nel convegno di Reggio Calabria – non vogliamo celebrazioni museali o retoriche celebrative. Vogliamo allestire, invece, un cantiere di riflessione e di proposte per la Nazione, ponendo le basi per un possibile cambiamento. Cambiamento che tutti auspicano, ma che tarda a venire.
Il nostro compito è la conoscenza e la ricerca profonda. E’ l’eresia del pensiero libero contro la logica del gregge. E’ la lotta contro il male più insidioso del nostro tempo: l’incertezza. Quella dei giovani che non hanno futuro, quella dei vecchi che non hanno più sicurezze. Basta con le lamentele e il piangersi addosso: ci vogliono risposte. E’ il momento di curare, non di dare spazio alle vuote parole di uomini e di caste privilegiate che hanno finito il loro tempo. Basta: una volta per tutte! Vogliamo il nuovo e il sensato.
Nella nostra bisaccia di viandanti – in tutto questo anno di celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia – abbiamo portato un pensiero. Si radica in quell’idea risorgimentale che ha cementato l’unità di Patria. Che ha prodotto una generazione di ribelli che hanno cambiato il destino del Paese: del nostro Paese. In nome di questo comune sentire è necessario un Nuovo Patto di Fratellanza, capace di farci uscire dalle secche del declino economico e morale in cui ci sentiamo arenati.
Non basta governare a qualunque costo, se mancano – lo diceva già il grande Agostino – i valori nel cui nome governare. Nel nostro caso, nel nostro tempo e per noi, i valori devono essere le virtù laiche e le conquiste civili. Sono quelle idee-forza capaci di farci superare quelle che Norberto Bobbio chiama “le promesse non mantenute della democrazia”. La laicità – Massimo Teodori ce lo ricorda – non ha esaurito la sua missione, facendosi sostituire dall’economia e dalla finanza. E neppure da vecchi schemi e dogmatismi religiosi che hanno fatto il loro tempo e non onorano l’impegno morale e civile – ma non politico – della Chiesa. Che non ha l’esclusiva sulle coscienze libere di questo Paese.
Esiste – e deve rafforzarsi – una libertà laica che è la conquista migliore dell’Italia Unita. E che deve diventare il collante etico della vita sociale e politica: in una parola, dell’essere cittadini e non sudditi. Deve diventare la comunanza di regole condivise quotidianamente e improntate al reciproco rispetto, all’apertura e al confronto. Ecco perché siamo contro una religione-immagine e una politica fiction che, rinunciando a capire la storia, si è preclusa la possibilità di produrre futuro per trasformarsi nel potere dei sondaggi e nell’amministrazione dell’esistente, senza essere in grado di disegnare un destino comune.
Per questo, l’antica capacità di dubitare dei Liberi Muratori – che non appartengono a nessuno – è un punto

Roma 17 settembre 2011 – Gran Maestro Raffi: “Laicità e impegno solidale, un cantiere di proposte per l’Italia”

Roma 17 settembre 2011 – Gran Maestro Raffi: “Laicità e impegno solidale, un cantiere di proposte per l’Italia”

Basta privilegi e pensiero unico, serve un Nuovo Patto di Fratellanza per uscire dal declino

“Oggi al nostro Paese non serve una scorciatoia demagogica e populista ma una chiara presa di posizione contro ogni pensiero unico, ogni trasformismo e apatia. Bisogna inaugurare una stagione di pensiero autenticamente democratico e liberale, laico e solidale. Vogliamo allestire un cantiere di riflessione e di proposte per la Nazione, ponendo le basi per un cambiamento possibile”. E’ quanto afferma il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, nel suo intervento a Villa Il Vascello, a Roma, per la ricorrenza dell’Equinozio di Autunno e del XX Settembre nel parco della sede nazionale di Palazzo Giustiniani, indicando l’impegno dei 21.310 iscritti all’Obbedienza.

“Il nostro compito – spiega Raffi – è la conoscenza e la ricerca profonda. E’ l’eresia del pensiero libero contro la logica del gregge. E’ la lotta contro il male più insidioso del nostro tempo: l’incertezza. Basta con le lamentele e il piangersi addosso: ci vogliono risposte. E’ il momento di curare – rimarca il Gran Maestro del Grande Oriente – non di dare spazio alle vuote parole di uomini e di caste privilegiate che hanno finito il loro tempo. In nome di questo comune sentire, è necessario un Nuovo Patto di Fratellanza, capace di farci uscire dalle secche del declino economico e morale in cui ci sentiamo arenati”.

“La laicità – rivendica il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – non ha esaurito la sua missione, facendosi sostituire dall’economia e dalla finanza. Esiste, e deve rafforzarsi, una libertà laica che è la conquista migliore dell’Italia Unita. E che deve diventare il collante etico della vita sociale e politica. Siamo contro una religione-immagine e una politica fiction che, rinunciando a capire la storia, si è preclusa la possibilità di produrre futuro per trasformarsi nel potere dei sondaggi e nell’amministrazione dell’esistente, senza essere in grado di disegnare un destino comune”.

“Per questo – ragiona il Gran Maestro Raffi – l’antica capacità di dubitare dei Liberi Muratori, che non appartengono a nessuno, è un punto di partenza per costruire un futuro. Non possiamo vivere nelle ‘case’ del Grande Fratello ma vogliamo curare i ‘crampi’ della democrazia, dando risposte ai giovani, rilanciando la scuola pubblica, la cultura e il Sud, e offrendo un terreno di confronto a tutti coloro che cercano lavoro e diritti. I Padri della Patria – conclude Raffi – ci hanno insegnato ad amare la nostra terra e ad abitarne la speranza. Ne abbiamo raccolto la lezione di libertà, verità e laicità. Noi non stiamo fermi. Non vogliamo stare fermi. Non staremo fermi”.

Roma, Villa il Vascello, 17 settembre 2011