Storia d’Italia, convegno a Terni. Fascismo e impegno della Massoneria per le libertà

Si parlerà a Terni di “Massoneria e Fascismo” nell’ambito del convegno di studi storici in programma il 12 dicembre a Palazzo Gazzoli, sede dell’amministrazione comunale. L’iniziativa è dell’Associazione Culturale Giuseppe Petroni con il patrocinio del Comune e della Provincia di Terni. I lavori avranno inizio alle ore 10:30 e, dopo i saluti delle autorità, prenderanno la parola il Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia Santi Fedele, professore Ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Messina, il giornalista Sergio Bellezza, cultore di storia locale, e Santino Rizzo, presidente della Corte Centrale del Grande Oriente, al quale sono state affidate le conclusioni del convegno.

Gli interventi sono rivolti al periodo del regime mussoliniano, partendo dall’assassinio dell’onorevole Giacomo Matteotti, evento che sancì il carattere violento del Fascismo. Sergio Bellezza e Santi Fedele tracceranno l’excursus storico del periodo più buio della giovane democrazia italiana quando dai primi anni Venti fino alla morte del Duce, il concetto di libertà, nelle sue varie espressioni, diventò illusorio e anche la Massoneria, come tutto ciò non incline al regime, fu colpita. I suoi esponenti dovettero celare la propria identità per non essere perseguitati e nel tempo, chi non riuscì a difendersi, conobbe l’arresto e il confino fino ad arrivare all’esilio oppure alle estreme conseguenze della morte (emblematico il caso di Giovanni Becciolini assassinato a Firenze nel 1925). Al Grande Oriente d’Italia furono requisite le sedi, che passarono al Demanio, compreso lo storico Palazzo Giustiniani (oggi residenza del Senato della Repubblica), acquistato nel 1911 e quartier generale della Massoneria a Roma. Più tardi, in Europa, anche i massoni subirono i campi di concentramento.

Scheda storica

Domizio Torrigiani (1876-1932), avvocato, entrò in Massoneria nel 1896, nella Loggia Humanitas di Empoli. Diventò Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1919 e fu rieletto nel 1922 e nel 1925. Fu incarcerato e confinato dal regime fascista che lo liberò poco prima della morte.

Dopo l’uccisione di Matteotti le forze democratiche avevano reagito ritirandosi sull’Aventino, mentre nel Paese si erano sviluppate tendenze rivoluzionarie da parte di gruppi come “Italia Libera” e “Patria e Libertà”, in cui si riunivano socialisti, anarchici e comunisti, quest’ulti­mi infiltrati tra i sovversivi da Carlo Farini, nel sostegno dei connazionali all’estero, raggruppati nelle Avanguardie garib­aldine. Forte dappertutto la presenza massonica, da Pacciardi a Misuri, da Mario Angeloni ad Alfredo Morea, da Bencivenga al generale Capello, da Peppino Garibaldi a Tito Zaniboni. Diretta­mente coinvolta, secondo alcune fonti, anche l’Istituzione massonica nazionale, a cominciare dallo stesso Gran Maestro Domizio Torrigiani, all’epoca al vertice del Grande Oriente d’Italia. Difficoltà organizzative e l’amore per la legalità, spinsero Giovanni Amendola a sperare fino all’ultimo in un intervento del re frenando gli slanci. I tempi si allungarono e l’onorevole Za­niboni agì per conto proprio. Fu arrestato il 4 novembre 1925 in un albergo romano mentre si apprestava ad attentare alla vita del Duce, che si sarebbe affacciato a Palazzo Chigi per celebrare l’Anni­versario della Vittoria. L’attentato venne abilmente sfruttato dalla propaganda di regime, per far passare in second’ordine l’assassinio di Mat­teotti e liquidare definitivamente la Massoneria, cui notoriamente appartenevano Zaniboni e Capello che fu arrestato a Torino con l’accusa di essere coinvolto nell’attentato. Il loro processo si trasformava così in un processo alla Massoneria. La promulgazione delle Leggi Speciali portarono alla chiusura in Italia delle logge, perquisizioni e arresti, anche in Umbria e soprattutto a Terni, prigionie e confino politico colpirono gli oppositori, spingendo all’esilio, più o meno volontario, molti antifascisti, tra cui tanti massoni, che all’estero continuarono la loro lotta contro il regime fascista e mantennero vivo, anche se fuori dai confini nazionali, il Grande Oriente che si risvegliò in Italia dopo la caduta di Mussolini.

ALLEGATI


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