Shoah. Il Grande Oriente d’Italia celebra la Giornata della Memoria ricordando i suoi martiri e tutte le vittime dello sterminio nazista

Il Grande Oriente d’Italia celebra la Giornata della Memoria, ricordando tutte le vittime della ferocia nazista, milioni di ebrei, di rom, omosessuali, handicappati, dissidenti politici e  fratelli liberi muratori perseguitati dagli atroci regimi del Novecento e inviati nei lager. “Una ferita indelebile – ha detto il Gran Maestro Stefano Bisi, che nel 2018 annunciò la decisione della Comunione di cancellare la parola razza dal proprio ordinamento- il cui immane dolore non deve essere rimosso, ma deve aiutarci a impedire che simili mostruose tragedie possano ripetersi, perché è sempre in agguato il rischio che le tenebre prevalgano quando l’odio ha il sopravvento sulla ragione. Pregiudizio e razzismo sono mali endemici che affliggono la nostra società, mali contro i quali non dobbiamo mai abbassare la guardia e che da uomini della tolleranza, del rispetto e del dialogo dobbiamo contrastare con i nostri valori. Valori che vanno custoditi, tramandati e mai dati per scontati”.

Il dovere della testimonianza

Nedo Fiano

“Bisogna parlare per ricordare quello che è successo, sarebbe una grave colpa far finta di niente”. Lo ripeteva sempre Edo Fiano, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente,  tra i sopravvissuti della Shoah, marchiato con il numero A540, al quale la sua città, Firenze, ha deciso di dedicargli una strada. Un uomo, un fratello,  che in tutta la sua vita fino alla morte avvenuta nel dicembre del 2020 non ha mai smesso di assolvere al dovere della testimonianza dell’agghiacciante inferno che fu costretto a vivere e che ebbe termine, per lui e per centinaia di migliaia e migliaia di altri esseri umani,  nel  1945. il 27 gennaio, data in cui appunto celebriamo la Giornata della Memoria,  quando l’Armata Rossa  fece irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i prigionieri che vi erano rinchiusi, e svelando per la prima volta all’umanità intera  fino a che punto si era spinta la disumana brutalità nazifascista. Una data che il mondo libero ha voluto dedicare a quell’immane tragedia.

Il Triangolo rosso identificava i massoni nei lager e i dissidenti politici

Un triangolo rosso e un Non ti scordar di me E la loggia Amata Libertà

Duecentomila si stima finora siano stati i liberi muratori che nei paesi occupati dalla Germania il regime di Hitler perseguitò e deportò, a partire dal 1934, distruggendone logge, sequestrando beni e documenti, gran parte dei quali oggi sono stati ritrovati a Poznan in Polonia, dove gli studiosi li stanno catalogando e riordinando. Per mettere in atto la repressione massonica  il Terzo Reich costituì una sezione speciale ad hoc, la II/111 del Servizio di sicurezza delle SS, sotto la direzione di Heinrich  Himmler. Nei lager i massoni, al pari degli altri detenuti politici dovevano indossare un triangolo rosso  mentre la stella di Davide era riservata agli ebrei,  il triangolo rosa agli omosessuali, quello viola ai testimoni di Geova…quello marrone agli zingari. Ma oggi  il simbolo che commemora quei fratelli martiri è il Non ti scordar di me, fiore che in Germania durante gli anni delle persecuzioni veniva utilizzato dai liberi muratori  che operavano in clandestinità come segno di riconoscimento. Recentemente è stato scoperto che all’interno della Baracca 6 del campo di concentramento nazista di Emslandlager VII, in Bassa Sassonia, si era costituita il 15 novembre del 1943, la loggia Liberté chérie, Amata Libertà. A fondarla in quel momento così drammatico erano stati sette liberi muratori detenuti politici. Il bellissimo nome che le fu dato riecheggia le parole della Marsigliese. La leggendaria officina apparteneva all’obbedienza massonica del Grande Oriente del Belgio , con il numero d’immatricolazione 29bis.8

Monaco, 29 settembre 1938: foto ricordo della firma degli Accordi che assegnarono i Sudeti alla Germania. Da sinistra: Chamberlain, Daladier, Hitler, Mussolini e Ciano.

I fascismi in Europa

In Italia il Partito Nazionale Fascista sancì fin dal 13 febbraio del 1923 l’incompatibilità tra la militanza nelle proprie fila e l’appartenenza alla Libera Muratoria, innescando un’ondata di assalti squadristi contro le officine, culminata nel 1925 con la messa al bando ufficiale della Massoneria da parte di Benito Mussolini ormai al potere. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Domizio Torrigiani fu costretto a decretare lo scioglimento di tutte le officine ma non della Comunione che continuò la sua attività in esilio e clandestinamente. Torrigiani e altri fratelli furono arrestati e inviati al confino. Lo stesso accadde anche nella Francia collaborazionista del generale Philipe Petain e in Spagna dove Francisco Franco lanciò, come documentato dagli archivi di Salamanca, una vera e propria crociata contro i massoni, molti dei quali vennero giustiziati senza processo, come accadde al grande poeta andaluso Federico Garcia Lorca, fucilato in un giorno di agosto del 1936 a Granada.

Le pietre della memoria

Un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto davanti alla porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte. Sono oltre 70 mila, e il numero cresce di giorno in giorno, le  pietre di inciampo finora collocate in tutta Europa,  un progetto monumentale per estirpare odio e violenza e tenere viva la memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loroLe pietre di inciampo sono ovunque, anche in Italia dove cominciano a essere compagne dei nostri passi in tante vie e piazze. Le ha volute l’artista tedesco Gunter Demning (nato a Berlino nel 1947), quando nel 1992 posò i primi blocchetti sull’onda delle parole del Talmud, che dice che “Una persona viene dimenticata solo quando è dimenticato il suo nome”. Leggere dunque quei nomi è un atto di fede nel futuro, un impegno che prendiamo affinchè l’orrore di cui sono stati vittime quegli uomini, quelle donne, quei bambini, non si ripeta mai più. Un modo nuovo per alimentare il loro ricordo, il ricordo di quello che accadde  e di tramandarlo ora che anche  i testimoni diretti stanno scomparendo. Un modo per combattere la banalizzazione della Shoah, in un momento in cui odio, intolleranza e antisemitismo hanno raggiunto livelli preoccupanti e in cui diventa ancora più fondamentale lavorare su questi temi, soprattutto nelle scuole.

Scheda

La Giornata della Memoria è stata istituita dall’Italia con la legge 20 luglio 2000, composta da due articoli che definiscono le modalità e le celebrazioni per la ricorrenza. Un analogo provvedimento è stato adottato cinque anni dopo dalle  Nazioni Unite il primo novembre  2005. La risoluzione 60/7 fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale  celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto.



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