“Il processo Gotha, che si è concluso in primo grado a Reggio Calabria é uno dei più importanti processi contro la ’ndrangheta degli ultimi tempi. È importante, in parte, perché ha l’intento di gettare una luce processuale su uno degli aspetti più controversi della storia della mafia degli ultimi quarant’anni: il rapporto tra criminalità organizzata e massoneria“. Lo scrive lo storico e accademico britannico, esperto di Italia, John Dickie sul “Domani” del 5 agosto , sottolineando come fino ad oggi “gli esiti delle indagini delle forze dell’ordine e della magistratura sul rapporto mafia-criminalità erano stati deludenti” e citando come caso emblematico l’inchiesta del 1992 dell’ex-procuratore di Palmi Agostino Cordova, archiviata dal GIP di Roma perché, ricorda nell’articolo Dickie, “si rifà più «all’immaginario collettivo» sulla massoneria che a prove concrete”. Tant’é che nel 2021, Cordova perderá, rimarca lo studioso, “una causa civile avviata contro il Grande Oriente d’Italia, il quale aveva definito l’inchiesta come «una caccia alle streghe finito con un buco nell’acqua».”.
Nel ricostruire poi il processo Gotha, lo storico britannico, rammenta le tante contraddittorie testimonianze tra cui quella del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso secondo cui la ‘ndrangheta farebbe parte della massoneria e quella dell’ex Gran Maestro del Grande Oriente, Giuliano Di Bernardo, che proponeva uno scenario diametralmente opposto: “cioè una massoneria controllata dalla ’ndrangheta”. Testimonianze , dice, che “non aiutano a chiarire il panorama, anche quando vengono da collaboratori di giustizia ritenuti credibili in altra sede”.
“Alla fine, i giudici del processo Gotha hanno concluso (almeno in primo grado) – scrive Dickie- che esiste un nuovo direttorio della ’ndrangheta, una specie di comitato d’affari apicale composto di “soggetti cerniera” tra il mondo della ’ndrangheta e quello delle istituzioni. Un risultato processuale altamente significativo, dunque. Ma dove è finita la massoneria? La risposta dei giudici, una risposta sulla quale il PM Giuseppe Lombardo non dissente, è deludente per i complottisti della situazione. Per la ’ndrangheta del processo Gotha, dunque, la massoneria è una metafora che non c’entra niente con massoni in carne, ossa e grembiulino. Soprattutto non c’entra niente con le obbedienze maggiori, con il Grande Oriente d’Italia e la Gran Loggia d’Italia”.
“Tutti i massoni sono innocenti, dunque?”, si domanda. “Tutti i processi contro la massoneria sono destinati a fare lo stesso buco nell’acqua?” “È questo il rischio -risponde- se magistrati, poliziotti, giornalisti e cittadini non s’informano molto meglio sul misterioso oggetto “massoneria”. Se continuiamo tutti a parlare di massoneria senza distinguo, come se fosse un mondo unico uniformemente corrotto, e non invece una confusione di gruppi diversi, con intenti molto diversi, in mezzo ai quali è doveroso distinguere i soggetti cattivi dai tanti cittadini per bene”.