I pilastri della Costituzione. Il presidente emerito della Consulta Flick conversa nel tempio del Goi con Alessandro Barbano | video

“Chi è più trasparente la Massoneria o il Movimento5 Stelle?” E’ la domanda che il giornalista Alessandro Barbano ha rivolto a Giovanni Maria Flick, illustre giurista, presidente emerito della Consulta e ministro della Giustizia del governo Prodi,  dal palco allestito nel tempio della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, in corso a Rimini. Lo spunto: la notizia della sanzione da 50 mila euro comminata dal Garante della Privacy alla piattaforma Rousseau “per importanti aspetti di vulnerabilità” riscontrati per quanto riguarda la sicurezza del sistema operativo e la reazione del leader dei pentastellati e del vicepremier Luigi Di Maio, che hanno ricordato che il garante è del Pd, dunque di parte, ma che è anche “in scadenza e verrà sostituito da uno al di sopra dei sospetti”. Un interrogativo sul quale Flick non ha voluto esprimere valutazioni personali e rimanendo nel tema scelto per l’incontro  “Eguaglianza e diversità nella Costituzione: il difficile cammino verso la pari dignità sociale” ha preferito andare a vedere cosa dice la nostra Carta fondamentale sui diritti e i doveri delle associazioni.

La Massoneria, ha spiegato il giurista, il cui il ultimo saggio si intitola  La Costituzione: un manuale di convivenza” (Edizioni Paoline), rientra nell’ambito dell’articolo 2, che dice che  “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, la cui prosecuzione è nell’articolo 18 che sancisce il diritto di associarsi liberamente, i cui paletti vennero poi fissati, ha ricordato il giurista, dalla legge del 1982  che si occupa di definire le associazioni segrete.

Quanto al Movimento 5Stelle, ha osservato, l’articolo 49 della Costituzione sui partiti è stato solo parzialmente attuato, ma non è mai stata fatta una legge per regolamentarli e troppo tardi si è capito che invece sarebbe stato necessaria. Cosa significa questo ? Più rigore nella sfera delle associazioni private che in quelle politiche? ha incalzato Barbano. Significa anche che se i poteri non elettivi prendono decisioni che non piacciono al popolo debbono sottoporsi all’esame del voto? Oggi si discute molto del passaggio dalla democrazia rappresentativa a quella diretta. Si invoca la sovranità del popolo, ha osservato Flick, ma si dimentica  che la Costituzione dice che il popolo la deve esercitate nelle forme e nei limiti della Carta stessa.

Una carta che, ha sottolineato, non è un mero contratto tra le parti, ma è un documento, scritto con una semplicità sconcertante, un documento che non è piovuto dall’alto ma è salito dal basso. Un documento nato dalla fame, dal freddo, dal sacrificio, dalla Resistenza, dalla liberazione dal nazismo e dalla rimozione – che non è stata facile- del fascismo. Un documento, scaturito dal dialogo e dal confronto. Un documento, forse da risistemare solo nella sua seconda parte, ma  che ha dettato le regole fondamentali della coesistenza e che si ispira ai grandi valori di solidarietà, uguaglianza e libertà, valori oggi continuamente traditi. Flick ha fatto riferimento alla questione immigrati, all’aumento delle discriminazioni, all’intolleranza crescente nei confronti degli ebrei, all’emergenza femminicidio e all’ambiente, che la nostra carta prevede venga tutelato. E ha puntato il dito contro il prevalere della subcultura sulla cultura, il ritrarsi che ha caratterizzato in questi anni l’atteggiamento delle scuole, delle accademie, degli intellettuali, il modo in cui i media, incalzati dai social, oggi riferiscono le notizie, la sempre più diffusa pretesa di esercitare diritti senza osservare i doveri.  “Noi viviamo –ha detto Flick- nella globalizzazione, ma in una logica del presente. Abbiamo cancellato il diritto alla memoria. Invece, per progettare il futuro, dovremmo guardare al passato”. E il pensiero del Gran Maestro nel salutare il giurista è andato a grandi liberi muratori del passato come Meuccio Ruini, che presiedette la commissione dei 75, che ebbe l’incarico dall’Assemblea Costituente di scrivere la Costituzione e al grande Piero Calamandrei, che nel suo famoso discorso sulla Costituzione disse: “Finché ci saranno ostacoli alla dignità dell’uomo, la Carta sarà incompiuta”

Scheda

Giovanni Maria Flick, presidente della Corte Costituzionale nel 2008, ministro della Giustizia nel Governo Prodi,  professore emerito di Diritto penale all’Università Luiss di Roma e presidente onorario della Fondazione Museo della Shoah di Roma, consigliere e poi presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, durante il concordato preventivo che ne ha consentito il salvataggio e la vendita,  delegato del Commissario straordinario del governo per l’Expo 2015 di Milano. La Costituzione: un manuale di convivenza (Paoline) è il suo ultimo libro, antologia di suoi scritti, curato da Franco Caramazza e Paolo Mazzanti. Il saggio nasce da esplicite richieste fatte durante gli incontri sulla Costituzione, nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni della sua entrata in vigore. Flick ha così sviluppato un approfondimento su valori come la dignità della persona, la cultura, l’ambiente, il patrimonio e la Costituzione stessa. Per comprendere appieno il contenuto della Costituzione e sviluppare la riflessione, l’autore ripercorre la storia, l’essenza delle norme costituzionali e il contesto in cui sono nati quei valori e quei principi che costituiscono l’identità della nostra società libera e democratica, sottolineando la chiarezza e la comprensibilità del testo costituzionale originario, scritto con un linguaggio semplice e accessibile a tutti che fosse espressione del suo contenuto di democrazia e del suo valore di pluralismo e di dialogo.

Alessandro Barbano, giornalista e docente, già direttore del Mattino di Napoli, è autore di saggi dedicati al giornalismo e libri su temi di carattere politico e sociale. Nel 2012 ha pubblicato il Manuale di giornalismo, scritto in collaborazione con Vincenzo Sassu, adottato come libro di testo in molte università italiane. Nel suo ultimo libro Le dieci bugie. Buone ragioni per combattere il populismo, edito da Mondadori, parla di sapere e potere disarticolati, separati drammaticamente dal populismo facendo sì che l’ignoranza sia diventata la fonte di legittimazione della politica. “La democrazia – ha detto Alessandro Barbano in una delle tante presentazioni del suo libro – non è condizione acquisita per sempre, ma è equilibrio dinamico che può progredire o regredire. E dopo 70 anni di pace, l’Europa sembra aver un po’ dimenticato questa coscienza”



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