Pm di Siena: “Su Mps la Massoneria non c’entra”/Sole 24 ore

 Ancora un’audizione dedicar” ta al dissesto sul Monte dei Paschi di Siena in Commissione parlamentare d’inchiesta sulla banche. Se due giorni fa, con la procura di Milano, erano emersi elementi critici nei confronti della Vigilanza, ieri invece la procura di Siena, dove l’inchiesta è partita, ha sottolineato il clima di collaborazione tra inquirenti e Bankitalia già dal 2011. Inoltre i pm senesi hanno aggiunto che Pala 77o Koch non ha potuto vedere in modo completo i bilanci pur avendo chiesto più volte spiegazioni su alcune operazioni. Per questo l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dgAntonio Vigni sono già stati condannati in primo grado, per ostacolo alla vigilanza relativamente al derivato Alexandria sottoscritto con bancallomura (inparticolare si fa riferimento al contratto di “mandate agreement”, che avrebbe svelato lanatura di derivato del prodotto fmanziario).11pmAntonioNastasi ha quindi spiegato come «l’ispezione di Banca d’Italia del2olo chiede chiarimenti a Mps sulla sua esposizione in Btp e chiede spiegazioni sulle operazioni con Nomura e Deutsche Bank. Mps risponde che si trattava di operazioni di “carry trade” e Bankitalia fa quindi un’ispezione da novembre 20ll a maggio 2012 e chiede, anche a diverse aree della banca in maniera incrociata, se esista un collegamento fra Alexandria e Btp2o34. Ancora una volta Mps risponde che si tratta di un’operazione di carry trade e non consegna i documenti». Il magistrato quindi sottolinea in sostanza come la lacuna non sia della Vigilanza. C’è poi il capitolo massoneria. Per ipm senesi non ci sono evidenze nel caso Mps relativamente all’acquisizione diAntonveneta avvenuta nel 2008 dal Santander, per 9 miliardi. Nastasi haricostria° l’indagine: Mps aveva un accordo industriale conBbva, ma a fare dietrofront fu la Fondazione Mps, azionista di maggioranza di Mps, guidata dalle istituzionilocali (l’ex presidente della Provincia Fabio Ceccherini, l’ex sindaco Maurizio Cenni). Mussari successivamente invitò a casa sua il presidente del Santander Emilio Botinper discutere di un’eventuale aggregazione. Bonn, sentito dagli inquirenti italiani, confermò l’incontro e disse che l’operazione non era andata inporto perché nessuno voleva cedere il controllo. La versione di Mussari fu che l’aggregazione non andò avanti per l’opposizione dei vertici della Fondazione, i quali però negarono di aver mai avuto conoscenza della trattativa.

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