Perinaldo celebra Calvino e la massoneria. A giugno l’antico borgo medievale ospiterà un convegno dedicato ai «Messaggi cifrati» in casa del noto scrittore, il cui padre Mario fu un «fratello»/La Riviera

Nel centenario dalla nascita (il 15 ottobre 1923, a Santiago de Las Vegas de La Habana) del noto scrittore, l’associazione Esprit di Sanremo ha organizzato – in collaborazione con il Comune – un convegno, in programma venerdì 9 giugno, alle 16, dal titolo “Messaggi cifrati in casa Calvino”. La figura di quello che è stato una dei più grandi intellettuali del ‘900 verrà, dunque, analizzata e ricordata con un taglio particolare, quello del suo legame (indiretto) con la massoneria. Calvino, a quanto risulta, non entrò mai a fare parte di un’obbedienza, ma il padre Mario fu un massone riconosciuto ed è per questo motivo, che Italo entrò presto in contatto con quella simbologia intrisa di significati cifrati e segreti. Un convegno al quale sono invitati: il professor Aldo Mola, che è tra i massimi studiosi italiani di massoneria; l’avvocato Luca Fucini, che ha scritto alcuni libri sulla massoneria e anche il vescovo di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta. Ma torniamo a Perinaldo. Il borgo dell’entroterra di Vallecrosia, noto per l’astronomo, Gian Domenico Cassini, che scoprì gli anelli di Saturno, ha ancora oggi un no infatti di Perinaldo due grandi massoni: Gio Battista Guglielmi e il figlio Bruno. Chi conosceva bene Gio Battista “Baciò” è l’attuale sindaco di Perinaldo, Francesco Gugliemi. “Ricordo bene, quando andavo a casa sua – racconta -. Io ero ancora un ragazzino. Con sua moglie Ester mi accoglieva sempre con tanto affetto. Ricordo, che mi dava il cioccolato francese, perché all’epoca tanti perinaldesi avevano i parenti nella vicina Nizza o Marsiglia”. Prosegue Guglielmi: “C’era una caramella particolare, che si chiamava Berlingò, che probabilmente in tanti ricorderanno: di forma esagonale e che veniva venduta in scatole di latta di colore arancio. Mi fermavo spesso a parlare con lui. La casa era contornata di fotografie e di simboli”. Gio Battista Guglielmi lo ricordano con un uomo molto riservato, affabile e intelligente, che amava conversare con i giovani. “Tutti lo ricordano con piacere – conclude -. Abitava in zona Fontana, dove c’è il quadrivio. Io rimanevo stupito dal vedere tutti quei simboli in casa e quando gli chiedevo di cosa si trattasse, lui rispondeva: ‘quando crescerai, capirai”. Tra gli altri massoni dei Perinaldo spiccano pure i nomi di Alberto Bambagiotti, originario di Tavole, ma da sempre considerato zurra, ex venerabile, appartenente alla Gran Loggia nazionale di Francia e Giovanni Battista Oberti, architetto del Regno d’Italia, che disegnò la mappa del Castello Maraldi. Era figlio di Luigi Oberti, ingegnere diventato ministro dei Lavori pubblici nel regno di Napoli e costruttore della città nuova di Benevento. Da non dimenticare, poi, il passaggio a Perinaldo (avvenuto sul 17 ottobre del 1782) del Conte Cagliostro, considerato alchimista ed esoterista, ma anche avventuriero, che dopo una vita errabonda nelle varie corti europee, fu condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia e rinchiuso nella fortezza di San Leo, dove morì. Infine abbiamo Napoleone, considerato massone, anche se non ci fu mai una conferma ufficiale, il quale passo proprio dal paese alle spalle di Vallecrosia, nel corso di una delle due “campagne”. Segni riconducibili alla massoneria, inoltre, si possono notare su alcuni portali del centro storico del paese. “A un secolo dalla nascita e a ormai quasi quaranta dalla sua morte Italo Calvino (1923-1985, ndr) non cessa di stupire e di inquietare per la straordinaria versatilità della sua opera di scrittore perennemente in cerca, teso a conciliare tersa classicità e sperimentalismo, in costante tensione verso 1″oltre”, afferma Mo- “L’esperienza della lotta di liberazione, nella forma cruda di quella partigiana, intrisa di sangue e di dolore, allunga la sua ombra sull’intera sua esistenza, che attraverso la ricerca letteraria risulta appunto scavo per la liberazione dal gravame della quotidianità, dalla mercificazione, e tensione verso l’Assoluto, vissuto da Calvino con speciale intensità personale proprio perché notoriamente riluttante a ‘osservanze’. Era quindi prevedibile la sua scelta del 1956-1957, che è morale prima e più che ideologico-partitica: nasce dalla urgenza di riprendere e continuare la sua missione del dotto”. Conclude lo studioso: “Merita tornarne a parlare a Perinaldo che celebra la ricerca celeste rievocando il suo scienziato di fama mondiale attraverso la figura e la cifra di Italo Calvino: lo scrittore, che nel quarto secolo seguente non si sottrasse a nessuno dei molti richiami che gli giungevano dall”arcano’, compresi i Tarocchi ai quali dedicò non occasionale attenzione, come mi disse in una lunga conversazione all”Eremo’ di Luigi Einaudi. Fu il suo modo di ricongiungersi alla magia dei suoi antenati: da Gio Bernardo a suo padre Mario, al reticolo di spiriti liberi, spesso anche ribelli, sempre generosi, della sua terra aspra e rasserenante: ieri, come oggi, crocevia di Europa, non barriera insormontabile”.



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