Nathan e l’invenzione di Roma. Fabio Martini racconta il più grande sindaco della capitale/ Italia Oggi

DI DOMENICO CACOPARDO

… è impossibile che una città, la quale ha avuto < < sola al mondo due grandi vite, una più grande dell’altra, nonne abbia una terza … dopo la Roma degli imperatori, dopo la Roma dei papi, verrà la Roma del popolo» queste parole sono tratte dall’allocuzione che Giuseppe Mazzini pronunciò il 6 marzo 1849 di fronte all’Assemblea costituente della Repubblica romana. Concetto poi ripreso dall’avversario politico Camillo Benso conte di Cavour nel discorso pronunciato davanti al Parlamento del regno d’Italia nella sua prima seduta del 25 marzo 1861. La storia di Ernesto Nathan (Londra 1845 Roma 1921) trova la sua narrazione sistematica e approfondita nel nuovo libro («Nathan e l’invenzione di Roma, Il sindaco che cambiò la Città eterne>, Marsilio editori, euro 18,00) di Fabio Martini, giornalista di lungo corso e di primo piano soprattutto nel quotidiano La Stampa che, da qualche tempo, si è dedicato alla riflessione storico-politica (da segnalare «La fabbrica delle verità. L’italia immaginaria della propaganda da Mussolini a Grillo»). Un libro a tutto tondo, un po’ manuale di buona, eccelsto italiano, la cui secolare sonnolenza era stata interrotta dal Risorgimento e, dalla conquista di Roma, città dei papi in via di secolarizzazione.

Entrò nella massoneria italiana ne11887 e ne divenne gran maestro nel 1896 (sino al 1904), riprendendo l’incarico nel periodo 1917 -1919. La capitale e la vicinanza ai movimenti democratici lo inducono presto sulla via della politica, della quale inizia a denununa candidatura alla Camera, Nathan pubblica «II dovere presente». Francesco Crispi gli fa sapere che, se vuole il suo appoggio, Nathan deve ritirare il libretto. La reazione è esemplare: la fa ristampare a sue spese e lo diffonde.Infine, l’ingresso in Campidoglio, e l’elezione a sindaco alla testa di una coalizione democratica (il blocco popolare, composto da repubblicani, radicali, socialisti e tante organizzazioni sociali).

Nel discorso di investitura, afferma, fra l’altro: … promettere poco per mantenere molto, piuttosto che promettere molto per mantenere poco». La vicenda di Nathan sindaco (e dei suoi assessori da Giovanni Montemartini a Ivanhoe Bonomi e degli esordi di Maria Montessori) è fondamentale sotto due profili: perché dimostra che Roma e i romani non sono figli di un Ernesto Nathan, nato a Londra, in un’ampia famiglia israelita di grandi relazioni (Giuseppe Mazzini ne era frequentatore assiduo), trasferitosi a Ronza nel 1870, l’anno in cui i Bersaglieri sfondano a Porta Pia e rendono all’Italia la sua capitale. Il suo ingegno, le sue esperienze hanno occasione, quindi, di cimentarsi nel contesto italiano, la, cui secolare sonnolenza era stata interrotta dal Risorgimento e, dalla conquista di Roma, città dei papi in via di secolarizzazione (continua a leggere sul Pdf)

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