Meditazione e preghiera: un percorso iniziatico. A Milano il Grande Oriente con l’imam Pallavicini e il lama tibetano Rinpoce

“Meditazione e Preghiera: un percorso iniziatico”, è stato  il tema del convegno che si è tenuto  il 20 ottobre a Milano nella Casa Massonica di Via Giovanni Battista Pirelli. Un incontro che si è svolto a cura della loggia  milanese San Giovanni (1246) nell’ambito del X Emulation Day, il raduno annuale, a carattere interno, delle logge del Grande Oriente d’Italia che seguono il Rito Emulation, e che è stato concluso dal Gran Maestro Stefano Bisi e al quale sono intervenuti Antonino Salsone, presidente del Collegio Circoscrizionale della Lombardia e come relatori il Grande Oratore Claudio Bonvecchio, docente di Filosofia all’Università Insubria,  l’Imam della moschea di via Meda a Milano Yahya Sergio Yahe Pallavicini, presidente del Coreis e consigliere del Ministero dell’Interno nella Consulta per l’Islam e il Venerabile Lama Paljin Tulku Rinpoce del Centro Mandala. Ha moderato il fratello Giorgio Medina.

Il Gran Maestro Stefano Bisi

Ha moderato il fratello Giorgio Medina.Un incontro, che si riallaccia idealmente, come ha sottolineato lo stesso Gran Maestro, a quello al quale il giorno prima aveva partecipato a Gubbio  insieme  al pastore della Chiesa Valdese Pawel Andrzej Gajewski, e a Don Gianni Giacomelli, priore del Monastero di Fonte Avellana. La conferma della straordinaria vocazione del  Grande Oriente  al dialogo e al confronto  con chi rappresenta e viene da culture diverse. “Siamo capaci di guardare la realtà con occhi distaccati, ma senza distacco, perché noi siamo uomini del mondo”,  ha detto il Gran Maestro. “Dobbiamo irradiare luce interiore intorno. E’ questo il nostro compito”, ha aggiunto poi  invitando i fratelli a praticare la meditazione nel segreto delle logge e nel segreto della nostra intimità,  perché, ha spiegato, la meditazione “ci rende generosi  e disponibili”. “Ho usato la parola segreto,  una parola impronunciabile –ha ironizzato- che fa paura ai tanti denigratori della Libera Muratoria, che forse avrebbero capito cos’è davvero se avessero partecipato all’evento di oggi, che è stato senz’altro un momento di grande arricchimento. Ebbene, noi rivendichiamo – ha ripetuto- il diritto a meditare nel segreto delle nostre logge in un mondo in cui molto, o tutto, è vetrina, è vetrinizzato, consapevoli, come diceva Platone, che il mondo visibile è solo l’ombra della luce”.

Tanto pubblico per un appuntamento che è anche espressione del bisogno di spiritualità sempre più diffuso, come ha sottolineato Medina nell’introdurre il dibattito, “in un momento come questo in cui continuano a emergere le conflittualità”.

Yahya Sergio Yahe Pallavicini, imam della moschea di via Meda a Milano

Meditazione e preghiera, dunque. Che differenza c’è ? E’ stato l’interrogativo dal quale si è partiti. E al quale per primo ha cercato di rispondere l’imam Pallavicini, che ha illustrato il modo in cui l’Islam affronta e vive questi momenti e come si declinano attraverso la lingua della rivelazione coranica, che è l’arabo,  e ha sottolineato la differenza tra  dhikr, che letteralmente significa ricordo ed è un’invocazione e salat, che è preghiera interiore, e nel suo senso etimologico  ricollegamento, accennando all’esoterismo islamico e citando il grande stato Guénon René,  filosofo, scrittore e intellettuale francese, che si convertì all’Islam, assumendo il nome di Shaykh ‘Abd al-Wahid Yahya. La salat, che è uno dei pilastri dell’Islam, è un simbolo agito, nel senso che non è statica, anche se passiva: al movimento dell’orante corrisponde infatti un altro movimento che è la discesa di una influenza spirituale che da Dio arriva e penetra all’interno del cuore e ispira le operatività e le azioni dell’uomo e della donna. La salat inoltre, ha riferito l’Imam,  ha corrispondenze precise di tempo e spazio. Nell’Islam si prega cinque volte al giorno: al tramonto, la notte, prima dell’alba, quando il sole è allo zenit e al pomeriggio, perché in questo modo si entra in relazione con  i movimenti della terra e della terra ei confronti del sole. Bisogna inoltre orientarsi  verso la Mecca, dove si trova il tempio cubico del monoteismo costruito dal profeta  Abramo e dal figlio Ismaele, e praticare la salat nella Moschea, che è uno spazio dove  realizza la ritualità. I fedeli devono inoltre fare una purificazione esteriore, tecnicamente abluirsi con acqua o terra o pietra. E nella preghiera assumere varie posizioni:  eretta, la più nobile, il fedele recita la parola di dio, contenuta nel Corano. Poi si inchina, passando dalla posizione  di dignità a quella di umiltà, sottomissione, posizione complessa e difficile. Poi segue la prosternazione, che da un punto di vista iniziatico è la realizzazione, Il fedele infine si siede, una posizione che sintetizza tutte le altre.

Il lama Paljin Tulku Rinpoce del Centro Mandala

La meditazione e la preghiera, ha spiegato nel suo intervento poi il lama tibetano Lipoce,  intravvedendo  anche punti di contatto tra la Massoneria e il Buddhismo,  sono percorsi iniziatici, mezzi di purificazione che prevedono un’iniziazione e un addestramento, partendo da un fondamento che è la purezza. Ma non si può aderire a una via spirituale, ha sottolineato, ed entrambi hanno una specifica ritualità. La preghiera  ha bisogno di una benzina, che aiuta a praticarla, e che  si chiama fede, devozione, altrimenti non ha sviluppo. Nel buddismo la fede, ha precisato,  potrebbe essere definita come fiducia nel maestro, nella tradizione, nei risultati che si possono ottenere. E la  meditazione, che è la preghiera del praticante orientale, può essere effettuata solo se c’è una spinta interiore, e, nel buddismo tibetano, è delegata a differenti passaggi: i preliminari, che implicano la purificazione del corpo, della parola e della mente attraverso specifiche tecniche, specifiche posizioni, tra cui c’è anche la prosternazione che non è diretta  verso una divinità:  in segno di umiltà il devoto appoggia  la fronte sul sentiero che sta percorrendo. Ma la purificazione è legata anche ai mantra, che per avere energia e potenza e devono però essere recitati con convinzione, e alle riflessioni sulla necessitò di arrivare rapidamente all’obiettivo finale, che quello di sviluppare altruismo e comprensione e la volontà di aiutare gli altri a eliminare la sofferenza. Solo quando ci si è purificati, ha detto il lama,  si può avere rapporto con una figura di riferimento del pantheon buddista, figure che sono simboli non entità esistenti, che servono per seguire il  proprio percorso mentale ed elevarsi spiritualmente, nelle quali identificarsi fino a diventare della stessa luce, dello stesso sapore.  Il passaggio successivo, conclusivo, è l’assorbimento  meditativo, una condizione di interiorità che mette chi pratica la via  in relazione con un assoluto stato mentale di estrema purezza, stato di trance. E  il praticante riceve tutte le indicazioni per perfezionare il proprio percorso spirituale che si è sviluppato attraverso l’insegnamento del maestro, lo studio dei testi e le riflessioni su ciò che si è imparato fino al raggiungimento della consapevolezza in forma piena che siamo utti uno. E l’universo è un’unica energia. Le iniziazioni, ha spiegato ancora Rinpoce,  sono di vario livello: inferiore, medio e superiore.  E la finalità è quella di essere utile al prossimo di trovare la luce che nostre passioni velano.

Il Grande Oratore Claudio Bonvecchio

La meditazione è preghiera e la preghiera è meditazione, ha premesso il Grande Oratore Bonvecchio all’inizio della sua relazione. L’etimo delle parola, l’ essenza del significato di meditatio, è riflessione,  che implica ripiegamento, ha detto,  è eliminazione della pesantezza del mondo esteriore, che è tutto quanto  impedisce di ritrovare il nostro sè. “Trovarlo – ha sottolineato- per raggiungere la scintilla interiore che sola può illuminare noi stessi e la percezione del mondo, che altrimenti non avremo chiara nella sua realtà”. E a questo proposito Bonvecchio ha citato il mito della caverna di Platone, in cui gli uomini sono chiusi e impediti dal vedere la vera luce dal fuoco che proietta dinanzi a loro solo ombre della realtà. “ Noi invece –ha sottolineato il Grande Oratore- dobbiamo vedere la vera luce che illumina il mondo e di cui il mondo non può fare a meno come recita la prima pagina del Vangelo di Giovanni, che è il più gnostico dei vangeli canonici”. E lo possiamo fare attraverso la preghiera e la meditazione. La preghiera del cuore, ad esempio, che è tipica della religione cristiano-cattolica, ma soprattutto ortodossa. La praticano i benedettini, ha riferito, che l’hanno appunto presa dagli ortodossi. “E’ una meditazione che nasce dai monaci esicasti”, ha aggiunto spiegando che l’esicasmo è una forma di ascetismo individuale e comunitario insieme, “che si ritma sul battito cardiaco, sul respiro, che è il ritmo del cuore. Si deve pronunciare seguendo l’inspirazione e la espirazione. Queste sono le parole Gesu Cristo figlio di dio se vuoi puoi salvarmi oppure Gesù Cristo, figlio di dio,  abbi pietà  di me”.  Ritmare questa frase sul cuore aiuta a fare astrazione da ciò che è all’esterno per polarizzarsi sulla propria interiorità.  Si comincia a recitarla  settemila  volte al giorno, poi si passa a  35 mila volta al giorno mentre si svolgono altre attività, fino a quando, ha riferito Bonvecchio, con la preghiera, la dimensione della trascendenza, quello che ci unisce a un mondo superiore, riusciamo a entrare in sintonia con la trascendenza, trovandoci in una dimensione completamente  terrena,  nel contempo regolando questa dimensione sulla trascendenza. E lo scopo della meditazione è diventare axis mundi, unione di cielo e di terra, in una dimensione mai disgiunta dalla realtà.  A sentirsi in sintonia con quel tutto che è parte da noi stessi,  a percepire il respiro del mondo, a cogliere quella luce che altrimenti è impossibile da cogliere. E di preghiera e meditazione c’è più che bisogno che mai, ha detto il Grande Oratore, in un mondo che sta soffocando letteralmente la nostra dimensione spirituale e se vogliamo trovare quella profondità di noi stessi che può dare un senso alla fine della nostra vita. “Noi – ha proseguito Bonvecchio-siamo dominati dall’io, ne siamo succubi, e dobbiamo abbandonarlo, lasciando che faccia spazio al sé”, che ci rende parte delle  “galassie e degli universi degli universi…delle stelle, della pioggia, del sole, e  di quel divino che esprimono…di cui dobbiamo essere all’altezza. Noi siamo quelle stelle, quella pioggia, quel sole e dobbiamo cercare quel divino senza il quale saremmo nulla”.

Il tema della  X edizione dell’Emulation Day, l’ incontro annuale delle Logge che lavorano secondo la ritualità Emulation, nell’ambito del quale si è tenuto il convegno, è stato:  “Un metodo di lavoro per la costruzione del Tempio”. Primo appuntamento alle 10:30 presso il Salone degli Affreschi della Società Umanitaria, con i lavori della tornata rituale nei tre gradi. Alle 15.30 presso la casa Massonica di Milano si è svolto  il convegno riservato ai soli Fratelli del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani intitolato “Il rituale libero-muratorio come via al Sacro”. Nel medesimo luogo si è tenuto poi l’incontro  “Meditazione e Preghiera: un percorso iniziatico”.

 

 



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