Massoneria, il Grande Oriente torna a bussare alla porta del Senato: lettera a La Russa per riavere Palazzo Giustiniani/Il Fatto Quotidiano


di Stefania Limiti | 7 APRILE 2023
La massoneria torna a bussare alla porta del Senato per rivare Palazzo
Giustiniani. Nelle scorse settimane il presidente di Palazzo Madama Ignazio
La Russa ha ricevuto una lettera dal gran maestro del Grande Oriente d’Italia
Stefano Bisi il quale chiede di “sanare un’ingiustizia nei confronti del Goi che
perdura da decenni”, come ha scritto ieri l’agenzia di stampa AdnKronos. Si tratta
in realtà di un refrain, e la lettera è l’ultima di una lunga serie di missive inviate a
tutti i presidenti del Senato con una certa regolarità. La questione, infatti, va
avanti da molto tempo, tanto da diventare una intricata matassa ogni anno
riproposta dal Goi nella speranza di una soluzione ma fino ad ora nessun
presidente del Senato ha ceduto: lo farà La Russa?
La sede di Palazzo Giustiniani fu inaugurata il 21 aprile del 1901 dal gran
maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma: all’epoca erano in affitto al
costo di 11mila lire annue. Secondo un dossier presentato dal Goi nell’aprile
dello scorso anno, curato da Carlo Ricotti ed Elisabetta Cicciola e titolato “Palazzo
Giustiniani, una questione ancora aperta”, i passaggi critici sono i seguenti: nel

1926 un decreto voluto da Benito Mussolini sottrasse la sede al Grande Oriente
assegnandola al Senato del Regno, gesto seguito nel ’29 dalla messa fuori legge
della Libera Muratoria (uno schiaffo in faccia ai fratelli nonostante il loro
contributo alla costruzione del regime, documentato da Gerardo Padulo ne L‘
ingrata progenie. Grande Guerra, Massoneria e origini del
Fascismo (1914-1923), editore Nie); solo nel 1961 il Goi ottenne una
convenzione (rinnovabile) per l’utilizzo per 20 anni di 48 locali all’interno del
Palazzo, dietro pagamento di un canone annuo; ma nel 1981 arrivò lo “sfratto”,
sostiene il Grande Oriente, in seguito ad un accordo con il Senato (presidente era
Giovanni Spadolini) e il Ministero delle Finanze in base al quale veniva
concessa al Grande oriente una porzione di Palazzo più piccola (appunto 120
metri quadri).


Bisi vuole l’attuazione di quell’accordo, dice a il fattoquotidiano.it che fu invocata
pubblicamente nel 1988 dallo stesso Spadolini secondo il quale bisogna
“riconoscere il ruolo della massoneria nel Risorgimento italiano”, ricorda
orgogliosamente l’attuale Gran Maestro. Che poi ammette: “Ci sono state
interlocuzioni a diversi livelli, ma non ho mai parlato con il presidente La Russa,
comunque sono fiducioso che si trovi una soluzione. Va trovata perché questa è
una ingiustizia”. Il punto è che sia il Tar che il Consiglio di Stato ne stanno alla
larga: la natura dei ricorsi richiede l’intervento della giustizia civile, dicono i
giudici amministrativi. Dunque si va in Tribunale? Bisi spera proprio di no: “Ho
scritto al presidente e al segretario del Senato, ma finora non ho ottenuto alcuna
risposta. Vorremmo raggiungere un accordo in pace, perché noi siamo rispettosi
delle istituzioni e dello Stato. Ma non escludiamo l’iter giudiziario”.

Oggi proprietari della splendida villa del Vascello al Gianicolo, una delle zone più
affascinanti della capitale, ricca di simboli risorgimentali, i massoni del Goi
pretendono che sia sanato l’antico “scippo”, non vogliono sentir storie: hanno già
progettare di portare a Palazzo Giustiniani la sede del museo storico della
massoneria, con tutti i loro cimeli, dal poncho di Garibaldi al collare storico
dei gran maestri.


Non si conosce la personale intenzione del presidente La Russa che fino ad ora
non ci ha messo la faccia, mandando avanti il questore Gaetano Nastri (FdI) il
quale ha spiegato ieri che la questione “è da decenni oggetto di controversie e
all’attenzione delle autorità giurisdizionali competenti. Il Senato è rappresentato
dall’Avvocatura Generale dello Stato”, ricorda Nastri, facendo sentire l’odore del
Tribunale. Di sicuro per La Russa è un grattacapo: ridare Palazzo Giustiniani
ai massoni, dopo che il Duce decise di sottrarglielo? In questo caso sarebbe il
primo presidente del Senato a cedere ai desiderata degli uomini con il cappuccio
e il grembiulino.



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