Intervista al Gran Maestro Stefano Bisi Le vicissitudini della sede del Grande Oriente/Magazine Leasing

Gran Maestro Bisi, lei ha scritto un libro dall’eloquente titolo Palazzo Giustiniani: storia di
un’ingiustizia contro i massoni italiani, in cui si
racconta una vicenda particolare che va dalla
confisca della storica sede del Grande Oriente
d’Italia da parte del Fascismo al contenzioso
giuridico in atto fra il Senato della Repubblica
e il Grande Oriente d’Italia che ne reclama la
proprietà.
C’è sicuramente un pezzo di storia del nostro
Paese in questa vicenda che il libro racconta
e che tale fu definita con una sintesi efficace
dal presidente del Senato Giovanni Spadolini
nel 1988 quando annunciò, in una conferenza
stampa, che il Senato si riappropriava di tutto
Palazzo Giustiniani, stabile chefino ad allora era
stata la sede del Grande Oriente d’Italia, al quale
veniva concesso uno spazio di 140 metri quadrati
per farne il museo della Massoneria italiana. II
testo di quella dichiarazione è oggi custodito
dalla fondazione Nuova Antologia a Firenze in
via Giullari, diretta dal principale collaboratore di
Spadolini, il professore Cosimo Ceccuti. L’atto di
concessione intendeva riconoscere il contributo
che il Grande Oriente d’Italia aveva reso alla
storia tormentata d’Italia, dal Risorgimento in
poi, con il Senato a patrocinare idealmente la
costituzione di un museo che potesse rendere
pubbliche quelle testimonianze intrecciate alla
nostra vicenda nazionale. Queste furono le
parole di Spadolini: successivamente venne
firmata una transazione che però non fu mai
eseguita. Ouei 140 metri quadrati non sono mai
andati al Grande Oriente d’Italia.
Cosa vi aspettate, pensate veramente che a
distanza di tanto tempo gli esiti possano essere
favorevoli all’Ordine?
Ci siano affidati ad un pool di awocati esperti
proprio perché crediamo fermamente che possa essere sanata questa autentica ingiustizia
perpetrata contro H Grande Oriente. Noi chiedevamo e chiediamo ancora l’attuazione della
concessionefirmata da Spadolini. Parallelamen

te saremmo felici se l’attuale
presidente del Senato, Ignazio
La Russa, riuscisse a trovare il
tempo per esaminare il dossier
Palazzo Giustiniani e trovare
la soluzione per rimediare al
danno subito dal Goí adempiendo a quanto sottoscritto
a suo tempo dal suo illustre
predecessore. In Germania, nel
dopoguerra, le logge massoniche tornarono in possesso
degli immobili confiscati dal
nazismo dietro il pagamento
simbolico di un Marco. Oui,
nella culla della democrazia e del diritto, finora
è andata diversamente ma noi siamo fiduciosi
di avere ragione e ci batteremo sino in fondo.
Palazzo Giustiniani è per voi un punto cruciale
della vostra storia che ha visto ricoprire il ruolo
di Gran maestro a personaggi importanti come
Ernesto Nathan e Ettore Ferrari. In quel palazzo
fu ucciso anche il Gran Maestro Ballori…
Sì, fu proprio Ernesto Nathan, ancora oggi
considerato il miglior sindaco che Roma abbia
mai avuto, ad inaugurare la sede nel 1901,
mentre il palazzo (sette piani e 405 vani) fu
acquistato dal Gm Ettore Ferrari per intero nel
1911 peri milione e 55 mila lire. La comunione vi
organizzò la propria sede nazionale con gli uffici
del Gran Maestro, dei dignitari dell’Ordine e dei
Riti, scegliendo come Tempio maggiore la sala
magnificamente affrescata da Federico Zucca ri.
Quella sala in cui io stesso entrai, prima volta
assoluta per un Gran Maestro dopo il passaggio
al Senato, nel 2014 in occasione di un convegno,
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indossando lo storico collare da Gran Maestro
realizzato dal lucchese Niccola Farnesi.
Anche questo collare fa parte della storia del
Grande Oriente ed a esso è legata una vicenda
particolare. Vuole raccontarcela?
La collana in oro massiccio (del peso di 155
grammi), cesellata e gemmata, venne consegnata al Gran Maestro Adriano Lemmi a Palazzo
Borghese (allora sede del GOI) il 20 settembre del
1895, per celebrare il 25° anniversario della fine
del potere temporale dei papi e l’acquisizione
di Roma a capitale d’Italia. Questo collare è
un simbolo importante del nostro lavoro e
dell’autorità del Gran Maestro e per questo gli
squadristi fascisti che presero d’assalto la nostra
sede lo cercarono per appropriarsene. L’allora
amministratore del Goi riuscì a nasconderlo
nelle fasce del nipotino appena nato. Poi lo murò
all’interno di un appartamento, dove rimase
nascosto fino al dopoguerra quando venne
riconsegnato all’allora Gran Maestro Guido Laj.

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