Intervista al Gran Maestro Stefano Bisi. La Massoneria ai tempi del Covid /Controsenso

Cari Contro-Lettori, ha scritto una “circolare” ai confratelli massoni di tutta Italia, invitandoli a restare moralmente uniti e a seguire le prescrizioni contenute nei decreti del Governo e della autorità locali. Ha annunciato, contestualmente, che fino al 3 aprile (per il momento) sono state sospese tutte le attività rituali nelle varie logge sparse sul territorio, compreso il grande meeting (la “Gran Loggia”), che da vent’anni si tiene annualmente a Rimini. Stefano Bisi, 62enne giornalista originario di Siena, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, dal 2014 è il “Gran Maestro” del Grande Oriente d’Italia. In poche parole, è alla guida della più antica, importante e nutrita obbedienza massonica del Belpaese, o meglio, «un’istituzione massonica indipendente e sovrana nella giurisdizione italiana» (cioè legale, come si legge sul sito ufficiale), che consta di oltre 23mila iscritti distribuiti in più di 860 logge, sparse sul territorio nazionale (Potenza e Matera comprese).

Sempre dal sito ufficiale si apprende che il GOI (come viene chiamato per brevità) ha un “trend positivo” di crescita ormai da anni con oltre 600 iscritti ogni 12 mesi. L’età media dei richiedenti è di circa 40 anni, mentre l’età di chi già aderisce si aggira intorno ai 45. Ovviamente, considerate le opportune restrizioni dovute al dilagare del Coronavirus, anche questa settimana il “pranzo” raccontato in questa rubrica è stato del tutto virtuale, realizzato in collegamento telefonico. Lei è giornalista professionista. Ho letto da qualche parte che quando fu assegnato alla sede Rai di Firenze, vi fu addirittura uno sciopero audio e video di due giorni. La motivazione fu che lei era “lottizzato”. Nel comunicato dell’USIGRai (l’Unione Sindacale dei Giornalisti Rai ndr) dell’epoca non scrissero che si scioperava perché ero massone, bensì perché avevo ottenuto un contratto a tempo determinato di sei mesi e non vi era stata selezione pubblica.

All’epoca, 1993-94, non venivano fatte molte selezioni pubbliche, per la verità, ma lo stesso io e una collega (che però è ancora in Rai) venimmo accolti con questo sciopero di due giorni. Il contratto poi non mi venne rinnovato, ma non certo perché non avessi dimostrato di essere capace (venivo da una lunga esperienza, in radio, tv e quotidiani: fui direttore della Gazzetta di Siena). Walter De Stradis

Continua a pagina 7

ALLEGATI


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *