Incontro del Servizio Biblioteca a Casa Nathan dedicato a “L’immaginazione attiva e i quadri di loggia”

quadri di loggiaIn una sala gremita e allestita “a tempio” si è svolta, lunedì 12 ottobre, a Casa Nathan la conferenza “L’immaginazione attiva e i Quadri di Loggia”. Lo spunto è stato offerto dal volume “Anatomia dei quadri di loggia nelle loro forme simboliche e allegoriche” di Percy John Harvey (Edizioni Mediterranee, 2015). Sono intervenuti con il Bibliotecario Bernardino Fioravanti i professori Bernardo Nante (Universidad del Salvador di Buenos Aires), Marco Innamorati (Università di Roma Tor Vergata) e il Grande Oratore Claudio Bonvecchio (Università degli Studi dell’Insubria Varese).
Marco Innamorati ha illustrato la tecnica dell’immaginazione attiva utilizzata da Jung per procedere all’estrema estensione del territorio dell’analisi. Tale tecnica pur essendo appresa durante l’analisi personale, può essere utilizzata dall’analizzando anche dopo che il rapporto con l’analista abbia avuto termine, e comunque inizia a trovare il proprio spazio naturale di applicazione verso la fine del rapporto analitico a due. Il soggetto praticante si trova usualmente in una fase della propria vita nella quale il confronto con l’inconscio lo ha portato a conoscere la parte inconscia del proprio progetto esistenziale e, prosegue Innamorati, volendo trovare una analogia con il motto degli alchimisti che era “solve et coagula”, la questione del “solve” è già stata affrontata. Si tratta a questo punto di ricomporre la propria personalità in modo nuovo e creativo, con una nuova sintesi di conscio e inconscio. L’immaginazione attiva aiuta a fare questo, attraverso un lavoro sui simboli.
Bernardino Fioravanti ha ricordato le origini di mestiere della Massoneria che nella costruzione del tempio di Salomone trovava il suo elemento più importante. I primi Quadri di Loggia venivano, all’inizio dei lavori, disegnati a mano dagli “operativi” e poi al termine di essi cancellati. Questi quadri furono ripresi anche dagli “speculativi” che però utilizzarono dei tappeti o dei quadri stabili nei quali c’era sempre una ripartizione del Tempio di Salomone suddiviso in tre parti così come descritto nel Libro dei Re: il portico (ovvero l’elemento terra), il luogo santo (ovvero la camera di mezzo) e il sancta sanctorum (ovvero il luogo celeste). Importante nei quadri di loggia è la suddivisione tra gioielli mobili: squadra (Maestro Venerabili), filo a piombo (Il Primo Sorvegliante), livella (Il Secondo Sorvegliante) e gioielli immobili: la pietra grezza (il lavoro dell’Apprendista), la pietra piramidale (il lavoro del Compagno) e la tavola da disegno (il lavoro del Maestro).
Bernardo Nante ha tracciato una sintesi tra l’immaginazione attiva e i Quadri di Loggia, spiegando come l’immaginazione attiva, oltre ad essere una tecnica junghiana, possa essere anche intesa come immaginazione creativa cioè come facoltà o potenzialità che appartiene all’individuo e che permette una connessione con il mistero. Partendo dalla suggestione del tappeto a scacchi che si usa nel Tempio a simboleggiare la luce e l’oscurità, Nante ha chiarito come l’immaginazione attiva o creatrice sia proprio un lavoro di contrasto tra luce e ombra. Attraverso tale immaginazione l’uomo moderno ha gli strumenti per affrontare i tre grandi problemi che affliggono la società ovvero l’utilitarismo, il razionalismo e soprattutto il fanatismo. La trasformazione dell’uomo può dunque avvenire attraverso l’immaginazione attiva.
Claudio Bonvecchio nel portare ai presenti i saluti del Gran Maestro Stefano Bisi ha svolto un intervento chiarendo come sia possibile, dopo un lungo lavoro su se stessi e non prima di aver ricevuto il terzo grado, utilizzare in loggia l’immaginazione attiva. Il Grande Oratore ha ricordato come il percorso iniziatico sia un confronto con l’inconscio e come il massone trovi una collocazione per se stesso nel quadro simbolico di partenza chiarendone sempre più i significati.
“Noi siamo un’immagine, quando cambiamo in realtà cambia la nostra immagine e le figure a cui ci ispiriamo danno corpo alle immagini”. La riflessione è proseguita su come l’immagine si leghi alla Massoneria. Il massone, prosegue Bonvecchio, ha in genere un’immagine forte di sé e lo scopo del rituale è proprio la ricerca e la costruzione e/o ricostruzione di essa. Un percorso che attraverso la meditazione comporti anche un “separando” del se, vera e propria operazione di presa di coscienza. Al di là della sua complessità e dei suoi significati, il Quadro di Loggia è l’elemento simbolico essenziale per tutti i riti massonici, una sorta di promemoria che riunisce i principali simboli del grado e il simbolo è in grado di trasformare l’individuo, a patto che esso venga interiorizzato.
In virtù della sua forma grafica, il Quadro di Loggia è una rappresentazione sinottica della Loggia stessa. La sua rappresentazione permette di trasformare un locale ordinario o un Tempio massonico in una Loggia. La sua sola presenza, associata alle luci del rito, autorizza lo svolgimento dei Lavori della Loggia, e senza di esso non può esservi una cerimonia. Le riflessioni sul quadro di Loggia, conclude il Grande Oratore, potrebbero essere uno strumento di lavoro costante del massone al di là delle frequentazioni in loggia per migliorare realmente se stesso.



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