Il Gran Maestro Bisi ricostruisce i 30 anni dell’inchiesta Cordova/Il Quotidiano del Sud

“Il biennio nero 1992-93 Massoneria e Legalità trent’anni dopo”, è il tema del convegno che si terrà domani alle ore 10 nella sala di Mulino Alvino 1984 di Matera, prendendo spunto dal titolo del libro scritto dal Gran Maestro Stefano Bisi. L’evento è organizzato dal Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani e dalla Loggia “Quinto Orazio Flacco orgoglio europeo” n.1500 all’Oriente di Matera.

Ai saluti istituzionali, seguirà il dibattito con l’autore di esponenti istituzionali locali e nazionali, moderato dal giornalista Franco Martina. Nel libro di Bisi sono ricostruiti 30 anTutto nacque dal sospetto di connivenze ndranghetiste ni di quelle che si ritengono «strumentalizza- zioni e persecuzioni, che hanno leso il diritto di professare idee, garantito dalla Costituzione, di cittadini liberamente iscritti al Grande Oriente d’Italia -si legge in una nota degli organizzatorifinite in una inchiesta giudiziaria che ha dimostrato tutti i limiti da caccia alle streghe evidenziati dall’inizio».

Bisi ripercorre la vicenda dell’inchiesta, avviata nell’ottobre 1992 del procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova. L’inchiesta era finita nel 2000 con l’archiviazione, ma gli strascichi sono andati avanti fino all’ottobre del 2021. La seconda Sezione civile del tribunale di Reggio Calabria, ha infatti posto fine al contenzioso, avviato da Cordova contro il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, respingendo la richiesta avanzata dall’ex procuratore capo e condannandolo al pagamento delle spese processuali in favore del Goi. Bisi all’epoca dei fatti era stato iniziato da non molti anni al rito di Palazzo Giustiniani, la storica Comunione massonica italiana.

Nell’autunno del 1992, pochi mesi dopo l’inchiesta chiamata Mani Pulite, esplose un’altra bomba, definita dalla stampa Mani Segrete: l’indagine avviata da Cordova. Una stagione di veleni, che si è trascinata quasi sino a oggi. Per esempio riaffiorando nelle commissioni parlamentari antimafia, o in tante interviste. In quel periodo molti giornalisti si dedicarono alla massoneria. In Toscana “L’Unità”, “Il Tirreno” e “Il Cittadino” di Siena pubblicarono a puntate i nomi dei massoni delle logge locali. «Centinaia e centinaia di nomi dati in pasto a una curiosità morbosa, mentre solo alcuni di loro sono davvero massoni. -fanno sapere dal GoiIl quotidiano fondato da Antonio Gramsci, in seguito alle querele, fu costretto a risarcire pubblicando a proprie spese un bel libro sulla storia della massoneria italiana. Trent’anni dopo è acclarato storicamente che quelle inchieste giudiziarie e giornalistiche, coUna stagione di veleni finita con l’archiviazione me pure il grande dispiegamento di forze dell’ordine per perquisire case, uffici e sedi si conclusero però con un decreto di archiviazione». Bisi ricostruisce la mega inchiesta nel suo libro, facendo emergere che l’ipotesi di Cordova era che la ‘ndrangheta si fosse infiltrata nella massoneria, per agganciare la politica su tutto il territorio.

Alla fine mise insieme 800 faldoni di documenti e verbali. Ma la procura di Roma archiviò l’inchiesta. Bisi precisa che nel decreto di archiviazione del 3 luglio del 2000, il Gip di Roma Augusta Iannini scrive testualmente che la trasmissione degli atti del procedimento da Palmi a Roma è avvenuta su esclusiva iniziativa dell’ufficio del pubblico ministero di Palmi e con tempi da questo ufficio voluti, senza che vi sia stata alcuna rivendicazione di competenza, o richiesta di trasmissione da parte dell’ufficio del pubblico ministero di Roma. Non ci fu, dunque, nessuna avocazione. L’equivoco in cui incorse Cordova, presupposto della sua indagine, fu che ogni sedicente loggia massonica potesse ricondursi in relazione con le principali organizzazioni massoniche nazionali. «Ma così non era -rimarcano dal Goie a Palazzo Giustiniani nulla sapevano delle associazioni segrete calabresi, in cui il magistrato si era imbattuto. Fermo restando che essere massoni non è di per sé un reato. Senza dimenticare che nel novembre del 2021 la seconda sezione civile del tribunale di Reggio Calabria ha condannato Cordova a pagare le spese processuali in favore della Loggia Grande Oriente d’Italia, che lui stesso aveva querelato, perché Bisi, sul quotidiano “Il Dubbio”, aveva definito l’inchiesta di Cordova “una caccia alle streghe”, finita con un buco nell’acqua». Oggi che è stata archiviata anche la querela di Cordova, il giornalista senese nel suo libro afferma che nonostante la tardiva conclusione dell’inchiesta la verità non va in prescrizione. (di ANTONIO CORRADO)

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