Il Goi ricorda il Gran Maestro Armando Corona nel centenario della nascita. Espulse Gelli e contrastò la P2 con l’arma della trasparenza

Nel giorno del centenario della nascita, avvenuta il 3 aprile 1921 a Villaputzu, in provincia di Cagliari, il Grande Oriente d’Italia ricorda la figura del Gran Maestro Armando Corona. Medico, con la passione della politica e dell’impegno civile, libero muratore militante, guidò l’istituzione dal 1982 al 1990, uno dei momenti piu’ difficili della sua storia, segnato come fu dallo scandalo della P2, dalle sue devastanti conseguenze mediatiche e da profonde divisioni interne. Corona, a testa alta, si adoperò  tra mille insidie per contrastare la tempesta all’esterno e fare pulizia all’interno. Era stato proprio lui, per altro, l’anno prima della sua elezione ai massimi vertici del Goi, a decretare, in qualità di presidente della Corte Centrale, organo giurisdizionale della Comunione, l’espulsione  di Licio Gelli dall’Ordine. Una carta che avrebbe dovuto favorirlo, ma che invece non rese affatto la sua missione piu’ facile. All’indomani stesso della sua installazione a Gran Maestro, arrivarono al Grande Oriente, i carabinieri, inviati dalla Commissione di inchiesta sulla P2, con il compito di sequestrare le schede personali degli affiliati.

Un’iniziativa senza precedenti nell’Italia democratica e che contribuì ad alimentare un terribile clima da caccia alle streghe, che sembrò rievocare gli inquietanti esordi del fascismo. Per difendere la Comunione dalle accuse e dagli attacchi, Corona scelse la politica della massima trasparenza, impegnandosi su più fronti con il supporto della giunta, all’esterno attraverso iniziative culturali pubbliche, che demolissero l’immagine che si stava consolidando di una Libera Muratoria occulta,  all’interno attraverso una profonda riforma statuaria e il richiamo allo studio continuo della tradizione iniziatica, e sul piano internazionale, attraverso una piu’ decisa attenzione alla cura dei rapporti con le Grandi Logge estere. Corona venne rieletto alla guida del Grande Oriente  il 30 marzo 1985. E anche quello fu un momento particolare per la vita dell’Ordine, che dovette forzatamente abbandonare Palazzo Giustiniani e trasferire i propri uffici nella nuova sede di Villa Il Vascello, sul Gianicolo, acquistata nel 1980.

Di formazione laica e di fede repubblicana, Corona era laureato in medicina e proprio come medico condotto, mansione che aveva a lungo esercitato nei paesi piu’ poveri dell’entroterra dell’isola, si era sensibilizzato alle questioni sociali, impegnandosi in politica. Quando a 48 anni decise di entrare in Massoneria – il 23 ottobre 1969 fu iniziato nella loggia Giovanni Mori n. 533 di Carbonia e nel 1971 passò alla  Hiram n.657 di Cagliari-  con un pienone di voti si era già conquistato un seggio nel Consiglio regionale della Sardegna, di cui nel 1979 diventerà presidente. Passò all’Oriente Eterno il 3 aprile 2009 a Cagliari. Ha raccontato il suo primo mandato ai vertici del Goi nel libro Dal bisturi alla squadra – La Massoneria italiana senza cappuccio, edito da Bompiani. Il Grande Oriente d’Italia ha una loggia dedicata ad Armando Corona, le cui colonne sono state innalzate nel capoluogo sardo il 25 ottobre del 2016.

Nel suo libro Massofobia. L’Antimafia dell’inquisizione (Tipheret 2018) il Gran Maestro Stefano Bisi, che il primo marzo del 2017, ha vissuto anche lui come Corona il trauma del sequestro degli elenchi dei fratelli, nel suo caso messo in atto dai finanzieri dello Scico su disposizione della Commissione Antimafia,  così ricorda il suo predecessore:

Dai finestroni della biblioteca filtrano le

prime luci dell’alba. Sono le 6.30 del mattino

quando l’ultimo finanziere lascia il Vascello. Se

ne vanno anche gli avvocati e i fratelli che hanno

vissuto la lunghissima operazione. Rimango

solo in sede. Giro un po’ al piano terreno. Mi

fermo nella sala della Giunta. Sui muri ci sono

i ritratti dei gran maestri. I miei occhi si fermano

su quello di Armandino Corona, che guidò

il Grande Oriente d’Italia dal 1982 al ‘90. I

suoi occhi sorridono. Quello sguardo lo prendo

come un incoraggiamento. Dentro di me, dico,

provando a sdrammatizzare: “Rispetto ad Armandino

sono fortunato. I carabinieri arrivarono

al Vascello il giorno dopo il suo insediamento

da gran maestro. Per me, le forze dell’ordine

sono arrivate solo dopo qualche mese”. Mi conforta

anche una bella frase che il gran maestro

Corona diceva al figlio Giorgio quando tornava

a casa dai lunghi viaggi in Italia e all’estero: “Se

mi regge il cuore vado avanti”. Il mio cuore regge?

Sì, regge. Vado avanti.



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