“Il cielo stellato sopra di me”. In mostra un antico astrolabio del XIV secolo, simbolo della conoscenza e della capacità dell’uomo di andare oltre

Presentata  nella mattinata del 21 settembre al Vascello la mostra  “Il cielo stellato sopra di me” dedicata a un prezioso strumento di conoscenza e libertà, l’astrolabio, di cui, in via del tutto eccezionale è stato esposto nella sala Biblioteca un esemplare unico in Italia risalente al XIV secolo,  attribuito a Jean Fusoris  (1365-1436)– in tutto il mondo ne sono stati censiti 22– e proveniente dalla collezione aretina di Fausto Casi, direttore del Museo dei mezzi  di comunicazione di Arezzo e maestro della Benedetto Cairoli n.119, che ne ha ricostruito la storia, intervistato dal giornalista Angelo Di Rosa. Un bellissimo viaggio della conoscenza, come ha detto il Gran Maestro Stefano Bisi ringraziando Casi di questa straordinaria occasione, ma anche la  testimonianza della capacità dell’uomo “di guardare oltre, alla ricerca della verità che comunque sarà sempre la penultima quando l’avrà trovata”.

Il sofisticato apparecchio “acchiappastelle” (questo il significato della parola che viene dal greco astron lambano) – utilizzato dal X secolo circa al XVII-XVIII secolo ma con radici che affondano a molti secoli prima – ha consentito ai più grandi astronomi di tutte le epoche di scrutare il cielo e misurare le distanze terrestri sia angolari che lineari. Noto in forma rudimentale già nella Grecia del II Secolo a.C., e conosciuto anche con il nome di macchina di Anticitera (in greco Antikythera), dall’isola dove ne venne ritrovato un esemplare.

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Costituito da un cerchio graduato, chiamato “madre”, l’astrolabio, come ha spiegato Casi,  è scavato al centro per alloggiare le altre parti dello strumento. E’ dotato di un braccio rotante, fissato e di una lamina, sottile disco alloggiato all’interno della madre, in cui è incisa la proiezione di punti della sfera celeste a una determinata latitudine. La rete, come è chiamata la struttura ruotabile, che, secondo i vari esemplari è più o meno complessa, finemente decorata,  si sovrappone alla lamina e indica, tramite le punte (o “fiamme”), la posizione di particolari stelle fisse conosciute.

La presentazione al Vascello di questo antico gioiello tecnologico, che si richiama al cannocchiale di Galileo Galilei, che è stato logo della Gran Loggia di Rimini, vuole essere un omaggio alla capacità creativa dell’uomo che da sempre si è sforzato di superare i muri della conoscenza.

 



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