I Fatti del XX Giugno 1859. Incontro a Perugia il 19 con Paolo Mieli

l XX Giugno 1859 è una data storica non solo per Perugia  e per l’Umbria ma per l’Italia intera. Una data che segnò una tappa importante nel processo risorgimentale di unificazione nazionale. I fatti che ebbero luogo  nella città sono stati  al centro di un convegno del Goi che si è tenuto mercoledì 19 nella Sala Consilare della Provincia. A introdurre i lavori e a portare i saluti della Massoneria locale Andrea Galli, il presidente del Collegio, che ha organizzato l’evento. Come rappresentante istituzionale è intervenuta la presidente della Provincia Stefania Proietti. Hanno preso poi la parola Paolo Mieli, giornalista, storico, saggista, e Stefano Bisi, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia.

Quel giorno, come è stato sottolineato, che per una fatale coincidenza 85 anni dopo, nel 1944, vide Perugia  liberata dall’occupazione nazifascista da parte degli alleati e dei partigiani, le truppe svizzero-tedesche inviate da Pio IX repressero nel sangue la rivolta popolare contro il dominio pontificio che culminò nella formazione di un governo provvisorio, i cui membri erano tutti liberi muratori. Ecco i loro nomi: Francesco Guardabassi presidente; Zefferino Faina, Nicola Danzetta, Tiberio Berardi con un comitato di difesa affidato a Filippo Tantini e Antonio Cesarei; la gendarmeria affidata a Raffaele Omicidi. Un delegato venne inviato con urgenza a Torino per chiedere aiuto direttamente a Cavour, che promise il suo appoggio ma non intervenne consentendo così al Papa di organizzare la controffensiva. Il corpo di mercenari reclutati dal papa entrarono in città da Ponte San Giovanni dirigendosi verso la zona del Frontone, facendo breccia in poche ore nelle barricate.

Perugia fu messa a ferro e a fuoco con brutale violenza. Le abitazioni furono prese una per una d’assalto dai soldati. Ventisette cittadini perugini rimasero uccisi sul terreno. Tra questi quattro donne. Alcuni caddero combattendo, altri furono barbaramente trucidati. Anche una famiglia americana, che stava facendo il grand tour in Italia, ed era alloggiata in un albergo, fu testimone e vittima delle violenze dei mercenari e appena rientrata negli Stati Uniti rese nota la notizia, che pubblicata dal New York Times, fece il giro del mondo. L’11 settembre del 1860 altre truppe entrarono a Perugia. Erano i piemontesi, che liberarono la città dal “giogo papalino” e ai quali avevano preparato la strada i Cacciatori del Tevere, un gruppo di volontari umbri e toscani.

Due mesi dopo, un plebiscito sancì l’annessione al nascente Regno d’Italia. A ricordo delle stragi del 1859 fu eretto, in occasione del cinquantenario (1909), un monumento all’ingresso della città per volontà di un Comitato costituitosi nel 1906 e in larghissima parte formato da massoni, presieduto dall’architetto Guglielmo Calderini, che volle questa opera d’arte scegliendone il progetto del fratello Fringuelli, fra i 13 bozzetti presentati. I fondi furono reperiti con una sottoscrizione, a cui per primi aderirono il Comune con 10.000 lire e la Provincia con lire 1.000. La fusione fu eseguita a Roma nelle fonderie Bongirolami, e il basamento è ricavato nella roccia su cui poggia una colonna di 18 metri, fatto con pietra locale di S.Sabina e travertino di Tivoli: nella parte anteriore vi sono due figure di combattenti in bronzo: una nell’atto di puntare, e l’altra ferita e barcollante.

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