Gran Loggia 2024, il taglio del nastro della mostra “propiziatoria” su Palazzo Giustiniani

Taglio del nastro il 5 aprile in apertura della Gran Loggia 2024 della mostra dedicata a “La riscoperta della sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, 140 metri quadrati di storia, arte e cultura dal Rinascimento ad oggi per il futuro Museo del Grande Oriente d’Italia”, una mostra che il Gran Maestro Stefano Bisi ha definito “propiziatoria”, che offre un focus, come ha spiegato l’archivista del Goi e ricercatrice Elisabetta Cicciola, anche attraverso rilievi, disegni e foto antiche, sui capolavori custoditi in quello che era il tempio maggiore del Grande Oriente d’Italia quando la Comunione aveva la sua sede a Palazzo Giustiniani.

Un’occasione anche per ripercorrere le tappe del contenzioso sull’edificio, confiscato al Goi dal fascismo, tuttora in corso con lo stato italiano e culminato lo scorso gennaio con la vittoria in Cassazione del Grande Oriente d’Italia, al quale gli Ermellini hanno dato ragione riconoscendo, sulla base della legislazione ordinaria vigente all’epoca, l’illegittimità giuridica dell’acquisizione della proprietà da parte del regime.

La mostra tra storia ed arte svela i simboli e segreti della Sala Zuccari, l’unico ambiente dell’edificio rimasto inalterato durante le numerose ristrutturazioni di Palazzo Giustiniani. La galleria, che si trova al primo piano, è interamente decorata con affreschi. Il nome della Sala si deve all’artista Federico Zuccari (1539-1609), cui era stata originariamente attribuita la paternità dei dipinti della volta, che secondo studi recenti invece sarebbero stati realizzati da  Antonio Tempesta (1555-1630) e Pietro Paolo Bonzi (1576-1636). La magnifica stanza, che misura 18 metri per 7,  originariamente ospitava un’importante collezione di antichità, stimabile in circa duecentocinquanta pezzi, tra statue e busti, disposti su più livello. Nella volta sono raffigurati cinque episodi delle storie della vita di Salomone, e questa è una bella coincidenza massonica: “Salomone unto re”, “La costruzione del Tempio”, “Il giudizio di Salomone”, “I figli costretti a trafiggere il cadavere del padre” e, al centro, “L’incontro di Salomone con la regina di Saba” e le quattro virtù a lui attribuite che sono Religione, Industria, Vigilanza, Eloquenza. Le colonne tortili in bronzo, che si articolano sulle pareti su cui sono affrescate, alludono al Tempio di Salomone ed evocano, allo stesso tempo, l’atmosfera di un portico antico. Vicino agli angoli della volta si stagliano piccoli paesaggi, in cornici circolari. Sulle pareti erano raffigurate immagini femminili di virtù, ma attualmente ne rimane solamente una, a figura intera, “La Temperanza”, mentre delle altre restano solo alcuni frammenti.

A latere, anche un’ altra esposizione dal dal titolo “Un viaggio attraverso gli archivi di Loggia”, che propone una selezione di cimeli e documenti provenienti da antiche e importanti officine, grazie ai quali è stato possibile ricostruire momenti inediti della vita del Grande Oriente.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *