Gran Loggia 2021. Inaugurata la mostra dedicata a Ettore Ferrari e presentato il volume “Ettore Ferrari Gran Maestro e artista tra Risorgimento e Antifascismo”, il primo lavoro promosso dalla Fondazione Grande Oriente d’Italia Onlus

Un momento dell’inaugurazione della mostra dedicata a Ettore Ferrari con il Gran Maestro e alcuni esponenti della giunta. Il Gran Bibliotecario annuncia la donazione del suo archivio storico personale al Grande Oriente

Una mostra, un convegno e un saggio dedicati in Gran Loggia a Ettore Ferrari (1845 –1929), Gran Maestro, celebre scultore e pittore, dalla straordinaria passione civile che guidò la Comunione dal 1904 al 1917. “Un viaggio tra arte, politica e massoneria”, quello proposto nella Sala Castello del Palacongressi di Rimini dal Servizio Biblioteca del Goi, attraverso l’esposizione di un’ampia selezione di documenti e fotografie provenienti oltre che dagli archivi del Goi anche da collezionisti privati, come il Gmo Bernardino Fioravanti, che ha fatto dono delle sue carte al Grande Oriente, proprio in questa occasione.

Il tavolo dei relatori al convegno di presentazione del libro di Elisabetta Cicciola Ettore Ferrari Gran Maestro e artista tra Risorgimento e Antifascismo

Dopo il taglio del nastro da parte del Gran Maestro Stefano Bisi, è seguita la tavola rotonda, nel corso della quale è stato presentato il volume, edito da Mimesis, di Elisabetta Cicciola Ettore Ferrari Gran Maestro e artista tra Risorgimento e Antifascismo, il primo lavoro promosso dalla Fondazione Grande Oriente d’Italia Onlus che, ha tra le sue attività istituzionali anche quella di valorizzare gli scritti e gli archivi di particolare interesse storico, curandone la conservazione e rendendoli accessibili alla Comunione massonica e agli studiosi interessati. E il saggio su Ferrari è cresciuto proprio all’interno del Servizio Biblioteca- che ha festeggia con la pubblicazione di quest’opera anche i suoi venti anni. Un’opera che è, come ha spiegato Fioravanti, un prezioso lavoro di scavo, recupero e studio delle carte di Ferrari che getta nuova luce su questa importantissima figura di massoneria e sulla Libera Muratoria dei primi del Novecento. All’interessantissimo incontro, moderato da Fioravanti, e durante il quale è stato anche trasmessu un radiodramma, che ha sintetizzato la vicenda umana e massonica di Ferrari, sono intervenuti l’autrice e i professori Gian Mario Cazzaniga, Santi Fedele e Francesco Gallo Mazzeo e il Gran Maestro Stefano Bisi. Riportiamo di seguito la sua prefazione al volume.

PREFAZIONE

Il volume Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra risorgimento e antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Orien­te dItalia è il primo lavoro promosso dal­la Fondazione Grande Oriente dItalia Onlus che ha tra le sue attività istituziona­li anche quella di valorizzare gli scritti e gli archivi di particolare interesse storico, curandone la conservazione e rendendoli accessibili alla Comunione massonica e agli studiosi interessati.

Le Carte Ettore Ferrari, collocabili tra il 1866 e il 1929 e di proprietà del Grande Oriente d’Italia, sono conserva­te a Villa Il Vascello, una dimora stori­ca sul Gianicolo ricca di aneddoti e di tradizioni legate al nostro Risorgimen­to. La Villa è stata oggetto di recenti e opportuni lavori di restauro iniziati dal­la precedente Giunta e che proseguono con l’attuale che hanno contribuito a re­cuperare tutta la sua bellezza e fascino, motivo di orgoglio per i ventitremila Fratelli della più antica e gloriosa Co­munione massonica italiana. I lavori di ristrutturazione hanno riguardato anche gli archivi che rappresentano il patri­monio storico-culturale dell’Ordine e che sono stati tolti dagli scantinati umi­di e polverosi e trasferiti in nuovi locali più idonei, dotati di librerie realizzate su misura. Un trasferimento preceduto da un meticoloso lavoro di riordino e di ricondizionamento del materiale nel rispetto degli standard scientifici e di conservazione; lavoro che proseguirà nel tempo sino a quando non saranno ordinati e ricondizionati tutti i docu­menti prodotti o collezionati dal Grande Oriente d’Italia.

L’inventario delle Carte Ettore Fer­rari, oggetto di questa pubblicazione, si caratterizza per essere un utile strumento di lavoro poiché fornisce al lettore una descrizione puntuale del contenuto dei documenti e dei fascicoli ed è precedu­to da un saggio storico impreziosito da note di ricerca che ricostruiscono sia la complessa e ricca biografia di Ferrari che la storia della Massoneria giustinianea e dei suoi protagonisti; una ricostruzio­ne ancorata alle fonti che spesso fanno emergere nuovi elementi da approfon­dire. Tra Ottocento e Novecento, Ferrari fu, a tutti gli effetti, un punto di riferi­mento importante per il nostro paese sia come referente di molte associazioni re­pubblicane che come artista e per la no­stra Comunione fu una guida autorevole e coraggiosa, promuovendo battaglie in favore della laicità, della scuola pubblica e del suffragio universale, condotte sem­pre in prima linea. Ecco cosa scrisse nel suo testamento massonico, in quello che

noi massoni chiamiamo “Gabinetto di riflessione”, la sera del 10 giugno 1881, prima di essere iniziato nella Loggia Ri­enzi di Roma:1° Domanda – Che cosa dovete all’umanità?Risposta –Stimo mio stretto dovere di affrontare ogni sacrificio pel bene dell’umanità, e di dedicarmi con ogni forza al suo incessan­te miglioramento. 2° Domanda – Che cosa dovete alla patria?Risposta –Mente, cuore, averi, vita tutto.3° Domanda – Che cosa dovete a voi stesso?Risposta –Costante educazione di rendermi mi­glioreE. Ferrari

Convinzioni che non rimasero solo parole, ma che si trasformarono in fat­ti concreti che lo portarono a difendere l’Ordine e a proseguire i lavori del Su­premo Consiglio anche nei momenti più difficili durante le persecuzioni e le vio­lenze perpetrate dai fascisti con parole che inneggiavano sempre alla speranza. Ecco, ad esempio, cosa scrisse in una circolare agli Ispettori e alle Camere Su­periori, all’indomani dell’assassinio di Giacomo Matteotti:Il martirio non è sterile mai! Come scrisse Giuseppe Mazzini: il martirio per un’idea è la più alta forma che l’io umano possa raggiungere ad esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo ai suoi fratelli giacen­ti, ed esclama: – Ecco, questo è il vero, ed io, morendo, l’adoro, – uno spirito di vita nuova si trasfonde per tutta quanta l’umanità.Così la tragedia di palazzo Accursio arrestò di colpo la marcia bolscevica e creò il fascismo; così l’orroroso eccidio di Giacomo Matteotti metterà una barrie­ra all’ulteriore dilagare della immoralità, della violenza selvaggia, dell’oppressio­ne a liberi spiriti.Salutiamo con core commosso le vit­time generose: inchiniamoci alla loro grande maestà; esse schiudono la porta dell’avvenire, e l’avvenire non può es­sere “degli uomini onesti, dei patrioti disinteressati, dei caratteri saldi, delle co­scienze non inquiete”.Auspicando a un vero rinnovamento degli animi, io vi invito a guardare con fiducia all’avvenire; e vi ricordo le parole pronunciate il 10 marzo 1849 dal maestro alla costituente romana: – “Il governo deve circondarsi di uomini puri e incol­pabili. Noi perdoneremo tutto al gover­no: errori d’intelletto, se ne farà; tutto, fuorché il circondarsi di uomini che non erano puri.La moralità è l’anima delle grandi imprese. La libertà è garanzia di indipen­denza. La democrazia è ormai condizione di vita. La pace e l’amore tra i nati della stessa terra sono necessari allo sviluppo dei popoli, come al corpo è necessario l’ossigeno.Fratelli miei, sereni e irremovibili nella fede giurata, propagandate, amate, sperate! (Circolare agli Ispettori e alle Camere Superiori ripubblicata in G. Leti, 1932, pp. 69-70).

Ferrari non perse il suo indomito co­raggio, nemmeno la sera del 31 ottobre 1924, quando insieme con gli altri Di­gnitari del Supremo Consiglio, riuniti nel suo studio a Palazzo Giustiniani subirono un tentativo, l’ennesimo, di irruzione da parte di facinorosi fascisti i cui animi erano stati infiammati dal capo del governo che aveva appena fi­nito di tenere il suo comizio conclusi­vo all’Augusteo per le celebrazioni del secondo anniversario della marcia su Roma. Nonostante la gazzarra che si era creata nelle strade intorno a Palazzo Giustiniani, gli alti clamori, le grida di abbasso e di morte, i feriti e il tentati­ vo di alcuni di penetrare all’interno del palazzo, Ferrari rimase calmo e sereno, indifferente a quanto stava accadendo di fuori e agli altri Dignitari disse: Che fate, fratelli miei? L’ordine del giorno non è esaurito; sedete, procediamo nei nostri lavori! Giuseppe Leti ricorda che quella sera tutti tornarono a sedersi di nuovo attorno a lui, ammirando l’esempio di forza morale e di fiducia in sè stesso che ci dava il vecchio capo (G. Leti, 1932, pp. 70-71). Si prevedeva che presto le Camere superiori e le Logge avrebbero dovuto cedere alla violenza degli avversari, ma Ferrari non mancò di portare la sua parola ai Fratelli delle province fino a quando gli fu consentito di viaggiare da solo o con gli altri Dignitari del Supremo Consiglio, ripetendo spesso questa frase: noi siamo di coloro che non mutano al mutar di fortuna, che non piegano, e che non disperano.

Ecco chi era Ettore Ferrari, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1904 al 1917 e Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese dal 1918 sino alla morte avvenuta nel 1929 che non lo colse impreparato, lasciandogli il tempo di trasferire i suoi poteri al Luogotenente Giuseppe Leti che con Alessandro Tedeschi costituì il Grande Oriente d’Italia in esilio, ma questa è un’altra storia.

Stefano Bisi

Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

In visita alla mostra


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