Giustizia. “Caccia ai massoni”: lo Stato torna indietro e obbedisce alla Cedu/Il Dubbio

La Corte europea sospende la causa “Massoneria contro Italia”, prendendo atto che il Governo ha rimosso la violazione compiuta dal tribunale di Prato. Ma rimane la continua messa all’indice delle logge

Damiano Aliprandi

24 gennaio, 2024 • 18:46

Aggiornato, 24 gennaio, 2024 • 19:33

Accade che nel 2012 il tribunale di Prato ha pubblicato un documento riguardante le “Condizioni e documenti necessari per l’iscrizione nel registro dei periti”, nel quale veniva chiesto ai candidati di dichiarare la loro eventuale appartenenza alle logge massoniche. Questa discriminazione, l’ennesima, ha portato il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani a presentare ricorso alla Corte Europea di Strasburgo. Sì, perché ciò costituiva una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, con particolare riferimento all’articolo 11, che garantisce a ogni persona il diritto alla libertà di associazione, limitabile solo se necessario per motivi legati all’ordine pubblico, alla prevenzione dei disordini e dei reati e alla sicurezza nazionale.

Dopo la comunicazione del caso, il governo italiano ha informato i giudici di Strasburgo che il documento in questione era stato rimosso. Di conseguenza, lo Stato ha chiesto l’archiviazione del caso in base all’articolo 37 della Convenzione. Il Grande Oriente ha accettato l’archiviazione della richiesta, riconoscendo che le autorità italiane avevano risolto le violazioni contestate. Ha inoltre richiesto che, in conformità con l’articolo 43, comma 4 del Regolamento, le spese legali fossero addebitate allo Stato italiano.

La Corte ha ricordato che, per concludere la controversia, è necessario esaminare se i fatti contestati persistono e se le conseguenze di una presunta violazione della Convenzione sono state eliminate. Nel caso in questione, entrambe le parti concordavano sul fatto che i fatti contestati non persistevano più. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che la controversia fosse stata risolta e ha deciso di archiviare la richiesta. Riguardo alle spese legali, i giudici europei hanno stabilito, tenendo conto delle circostanze del caso, di assegnare alla Massoneria la somma di 1.500 euro per le spese sostenute.

Una discriminazione che ha origini antiche

La discriminazione nei confronti dei massoni è un fenomeno complesso con origini antiche, manifestandosi in forme diverse nel corso dei secoli. In generale, la massoneria è stata oggetto di discriminazione da parte di coloro che la considerano una minaccia per l’ordine costituito o per i valori tradizionali. In particolare, a seconda del periodo storico, è stata accusata di essere una società segreta che opera nell’ombra per perseguire i propri interessi, una setta che pratica rituali occulti e pericolosi o un’organizzazione sovversiva che mira a sovvertire l’ordine costituito. Nell’epoca recente, è stata addirittura accusata di eterodirigere la mafia. Ovviamente, tutte teorie del complotto (spesso giudiziarie) del tutto inconcludenti. Roba che a suo tempo vagliò anche Giovanni Falcone, concludendo appunto la sua infondatezza. Queste accuse hanno contribuito a creare un clima di diffidenza e ostilità nei confronti della massoneria, manifestandosi in forme di discriminazione concrete.

Dai campi di concentramento a Licio Gelli

Il periodo fascista costituisce sicuramente il momento più tragico del Grande Oriente d’Italia che nel 1925, sotto il gran maestro Domizio Torrigiani, sciolse le logge in osservanza della legge sulle associazioni, del novembre dello stesso anno, voluta da Mussolini (ricordiamo la sola opposizione da parte di Antonio Gramsci con il suo famoso intervento in parlamento) per far tacere l’ultimo baluardo di libertà nel Paese. Il Grande Oriente d’Italia trasmigrò in Francia, Palazzo Giustiniani fu confiscato dal governo, i massoni furono perseguitati, talvolta uccisi (come nel caso di Giovanni Becciolini), le sedi delle logge furono prese d’assalto e distrutte.

I liberi muratori d’Europa, incalzati dalle condanne dei governi totalitari, seguirono lo stesso destino e furono vittime anche nei campi di concentramento nazisti: la stima, approssimativa perché non del tutto esaminata a livello internazionale, si aggira intorno a 80.000 (anche se qualcuno cita il doppio). A Roma, nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, morirono 18 massoni.

Il caso della massoneria come entità occulta che ostacola la vita democratica del Paese scoppia con la vicenda della P2 guidata da Licio Gelli. Si inaugurò quindi una violenta campagna, nonostante fossero state subito individuate responsabilità di singoli personaggi che, attraverso l’appartenenza alla P2, perseguivano vantaggi personali. La storia ci dice che la P2 esisteva molto prima di Gelli e che fu quest’ultimo, mettendosi a capo, ad utilizzarla per scopi non solo suoi personali, ma soprattutto – grazie alla sua abilità di piazzista attraverso il tesseramento delle persone che contano – per scalare il Corriere della Sera e il Banco Ambrosiano, stare ai vertici delle allora molte partecipate di Stato, del Csm e dei servizi segreti. La verità giudiziaria, con la sentenza della Cassazione del novembre 1996, ci dice che la P2, attraverso Gelli, più che loggia segreta (il rito massonico scompare totalmente, considerato sterile teoria, assieme alla motivazione filosofica) era di fatto un comitato d’affari, una «struttura funzionale a un’attività di tipo affaristico-clientelare».

Dai teoremi giudiziari alle “leggi dell’inquisizione”

Tante sono state le inchieste giudiziarie che sono partite dal teorema cospirazionista, ma puntualmente finite nel nulla. Prima tra tutte, quella condotta dall’allora procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova. Per ristabilire l’onorabilità, la Massoneria è dovuta ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo. È del 1997 il primo ricorso, che raggiunse la prima vittoria del Grande Oriente nel 2001, con la condanna dello Stato italiano.

Nonostante tutto, rimane nell’immaginario collettivo che la massoneria è qualcosa di oscuro. Ovviamente, la politica cavalca tutto ciò. Proposte discriminatorie sono arrivate anche in parlamento. Basti pensare quando, nel 2019, i grillini presentarono una proposta di legge che, in sostanza, voleva mettere al bando gli impiegati della pubblica amministrazione iscritti alla massoneria. Ovviamente trattasi di una proposta rimasta inevasa, anche perché non avrebbe retto il vaglio costituzionale. D’altronde sembra echeggiare la prima legge fascista, quella subito contestata da Gramsci.

Ma ricordiamo anche la commissione antimafia all’epoca presieduta da Rosy Bindi. Sulla base di un discutibile sequestro dell’elenco di tutti gli iscritti alle logge, nella relazione finale si segnala la presenza di alcuni sacerdoti negli elenchi. La presidente Bindi, che firma in prima persona la relazione, si sente in dovere di ricordare in proposito che “in base alla Declaratio de associationibus massonicis” c’è inconciliabilità fra adesione alla Chiesa cattolica e alla massoneria, l’iscrizione alla quale resta proibita ai credenti. Una considerazione che più di un atto conclusivo di una commissione del Parlamento, sembrava quella del Sant’Uffizio. In fondo, ironia della sorte, è proprio a San Macuto che fu processato e condannato al rogo Galileo Galilei.

Ma non finisce qui. La scorsa commissione antimafia della regione Sicilia guidata da Claudio Fava, ha fatto molto di più. Nel 2018, l’assemblea ha approvato l’obbligo di dichiarare l’appartenenza alle logge massoniche. Il Grande Oriente ha presentato ricorso alla Corte Europea, e nel frattempo la Commissione della Ue Direzione Generale Giustizia ha aperto un caso pilota sulla legge, sottolineando possibili violazioni dei principi dell’Unione, relativi al rispetto della vita privata, della libertà di pensiero e della non discriminazione. D’altronde, proprio per quanto riguarda il caso del Tribunale di Prato, lo Stato italiano è dovuto intervenire per evitare l’ennesima condanna dalla Cedu. Resta il dato oggettivo che, nonostante gli sforzi del Grande Oriente d’Italia nel difendere i propri diritti, persiste un’immagine distorta e negativa della massoneria nella società, alimentata da stereotipi e proposte legislative discriminatorie.



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