Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo. In mostra al Mudec di Milano fino al 13 febbraio

Al Mudec (Museo delle Culture di Milano) fino al 13 febbraio è in mostra “Disney. L’arte di raccontare senza tempo”, che attraverso opere originali provenienti dagli Archivi Disney si prefigge di svelare al pubblico i segreti del processo creativo. L’esposizione racconta i capolavori di Walt Disney, riconducendo le storie alle antiche matrici di tradizione epica: sono i miti, le leggende medievali e il folklore, le favole e le fiabe che costituiscono da secoli il patrimonio narrativo delle diverse culture del mondo. Da queste tradizioni derivano le storie più famose da cui sono stati tratti i film Disney e vengono presentate in chiave narrativa attraverso l’esposizione dei bozzetti preparatori di ricerca creativa, incentrati sull’esplorazione di personaggi, ambientazioni e trame narrative.

Il grande sforzo innovativo degli artisti di Disney fu infatti – e lo è tutt’oggi – quello di portare queste storie al cinema utilizzando diversi strumenti artistici, dal disegno a mano all’animazione digitale, per captare l’essenza delle favole antiche e rivitalizzarle, attualizzandone il valore universale.

Nato il 5 dicembre 1901 a Chicago e morto il 15 dicembre 1966, il papà di Topolino è un’icona del sogno americano ma anche una figura discussa. Contro di lui tornano ciclicamente accuse (rilanciate alcuni anni fa da Meryl Streep) di antisemitismo, razzismo e misoginia, respinte puntualmente dalla famiglia, molti vecchi collaboratori e vari storici. Nel  1923 si trasferisce a Hollywood. Il primo corto sonoro con Mickey Mouse, Steamboat Willie (1928), è un trionfo. Arrivano i primi Oscar (in carriera ne riceve personalmente 25 , un vero record, di cui tre onorari) e nel 1937 il primo lungometraggio animato, Biancaneve e i sette nani. Tra i capolavori, Fantasia, Bambi, Dumbo, Alice nel Paese delle Meraviglie.

Nell’immaginario collettivo, Walt Disney è stato sempre massone, sia per il simbolismo dei suoi fumetti sia per i caratteri da lui delineati. Ad alcuni suoi personaggi viene infatti attribuito un profilo massonico che in realtà andrebbe approfondito seriamente. Tanto si è scritto e tanto si è detto, di fatto però non c’è traccia documentaria dell’appartenenza di Disney a una loggia massonica anche se fu molto vicino alla Libera Muratoria – erano massoni membri della sua famiglia e suoi collaboratori – e si sa che apprezzava i suoi ideali. Principi che aveva assimilato da giovanissimo perché ciò che è certo è che da adolescente fu tra i primi ad aderire al Capitolo Madre dell’Ordine paramassonico di DeMolay a Kansas City, nel Missouri, fondato nel 1919. Disney dichiarò in una occasione: “Avverto un particolare senso di riconoscenza verso l’Ordine DeMolay, per il ruolo importante che esso ha giocato nel modellare la mia vita. I suoi precetti sono per me di valore incommensurabile nei momenti delle scelte, nell’affrontare dilemmi e crisi, nel continuare a credere in ideali, nelle prove della vita che meglio si sopportano se vengono condivise con altri in un vincolo di fiducia”. In Michigan c’è un Capitolo DeMolay che porta il suo nome.

Interessante poi la testimonianza contenuta nel sito “Disney History Institute” che riporta anche alcuni fumetti della serie Mickey Mouse Chapter, realizzata a partire dal dicembre 1932 da un animatore e disegnatore della Walt Disney, Fred Spencer. La peculiarità di questa serie di Topolino è che è apparsa sull’International DeMolay Cordon, pubblicazione evidentemente di ‘settore’, e racconta di un capitolo DeMolay intitolato al re dei caratteri creati da Disney, Mickey Mouse, che ha fatto la fortuna del suo geniale ideatore.

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