Bicentenari. Sulle orme  del fratello Antonio Canova

Il 13 ottobre di duecento anni fa si spegneva a Venezia il grande scultore Antonio Canova, massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e per questo definito il nuovo Fidia. L’artista era nato a Possagno (Treviso) il primo novembre 1757. Come Carlo Goldoni e Giacomo Casanova, secondo alcuni studiosi, avrebbe aderito alla Massoneria, avvicinandosi ad essa attraverso l’amico Francesco Piranesi, figlio del celebre Giovanbattista, che apparteneva agli alti gradi dell’Ordine. La sua iniziazione sarebbe avvenuta verso la fine del XVIII secolo.

I suoi capolavori sono custoditi nei più  importanti musei del mondo. Nell’anniversario della sua scomparsa numerosi gli omaggi . Tra cui la mostra “Canova, genio europeo”, inaugurata il 15 ottobre e che rimarrá aperta fino al 26 febbraio del 2023 al Museo Civico di Bassano del Grappa Canova. L’ampia esposizione, curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo con la direzione scientifica di Barbara Guidi, si propone di andare “oltre” l’universo estetico canoviano per restituire un’immagine inedita del grande scultore, affascinante e attualissima, svelando l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti. E indagare alcuni aspetti quali la formazione, le passioni di collezionista, la partecipazione alla storia europea di quest’artista che fu in grado di orientare il gusto di un’intera epoca.

Un racconto per immagini che al ricco patrimonio artistico e documentario di Canova presente a Bassano del Grappa, custode di uno dei fondi più ampi e importanti al mondo per lo studio e la conoscenza del grande scultore, affianca prestiti nazionali e internazionali: dai capolavori del maestro, come il marmo della Principessa Leopoldina Esterhazy Liechtenstein, il grande gesso della Religione dei Musei Vaticani, l’imponente Marte e Venere dalla Gipsoteca di Possagno, realizzato per Giorgio IV d’Inghilterra, l’Endimione dormiente dall’Accademia di Belle Arti di Ravenna o la Danzatrice col dito al mento della Pinacoteca Agnelli, per citarne alcuni, alle molte opere che consentono di ricostruire il contesto in cui Canova visse e operò.

La rassegna rievoca anche le vicende di alcune importanti commissioni, come il Damosseno e Creugante, l’Ercole e Lica, il Monumento funerario per Orazio Nelson e quello per Papa Clemente XIII, il monumento equestre a Ferdinando IV di Borbone e quello per Napoleone; racconterà i rapporti con i mecenati, pontefici, principi e nobili, dai Falier ai Rezzonico, da re Giorgio IV ad Alexander Baring, da Papa Pio VII a Francesco I d’Austria, da Josephine de Beauharnais a Paolina Bonaparte, fino a Napoleone. E indaga infine le relazioni che Canova ebbe con artisti, e letterati coevi, come Angelika Kauffmann, Anton Raphael Mengs, Carlo Albacini.

Un evento eccezionale è rappresentato dall’arrivo a Bassano del Grappa, dall’Inghilterra, del grande marmo riscoperto solo di recente, dopo quasi due secoli in cui se ne erano perse le tracce, e mai esposto prima in una mostra: la Maddalena giacente, l’ultimo capolavoro di Canova. Realizzata poco prima di morire per Robert Jenckins, secondo conte di Liverpool e primo ministro inglese, la figura distesa è stata riconosciuta dopo molti anni di oblio.

Alla mostra erano stati ufficialmente concessi in prestito dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo alcuni dei famosi marmi di Canova lì conservati. Analogamente, dal Museo Nazionale di Kiev doveva giungere la Pace, allegoria in marmo, mai tanto attuale. Allo scoppio del conflitto russo-ucraino, la rinuncia a tali prestiti è stata inevitabile.

Per info: www.museibassano.it



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