Art Nouveau all’Istituto degli Innocenti: la mostra che le influencer non possono perdere/Firenze Today

Le opere in prestito dalla fondazione Mucha. L’artista visitò anche Firenze rimanendo stregato dal Duomo

educenti, voluttuose e ornate di fiori. In antitesi con la figura della donna decadente raffigurata dagli artisti del tardo Ottocento. Apre domani al Museo degli Innocenti (tutte le info in fondo) la mostra dedicata ad Alphonse Mucha. La prima a Firenze. Città, peraltro, che lasciò un ricordo indelebile nella mente dell’artista quando la visitò nel 1885, poco prima di intraprendere gli studi all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera: “Mai in futuro potrà scemare in me l’impressione avuto dalla Cupola del Duomo, sia esternamente che all’interno”.    

Considerato il più grande artista ceco, patriota e sostenitore dei diritti slavi, in particolar modo dopo la caduta dell’impero austroungarico, nel 1887 si trasferì a Parigi dove poi incontrerà Sarah Bernhardt, una celebrità dell’epoca tanto da essere chiamata “La Divina”.  

Nel periodo parigino, quello della Belle époque, Mucha rappresentò Sarah Bernhardt in un modo unico in quello che era il centro dell’arte mondiale a cavallo del diciannovesimo secolo. Fu lei la chiave di volta che lo guidò al massimo successo. Ne nacque una collaborazione che portò l’artista a essere richiestissimo. Conosciuto per le sue Donne di Mucha, l’artista fu ingaggiato anche da altri committenti, come aziende di grosso calibro.  E’ considerato un’icona della cartellonistica, sentiva di essere un portatore di messaggi al popolo grazie ai suoi poster. Il padre dell’Art Nouveau, sebbene non gradisse questa definizione, diede vita alla promozione di prodotti per noti brand come champagne Moet&Chandon, Nestlé e marchi di birra e sigarette. 

Nel 1898 aderì alla massoneria. Lo stile Mucha fu acclamato durante l’Esposizione internazionale di Parigi del 1900. Ormai celebre, fu acclamato negli Stati Uniti. Nel 1910 tornò a Praga così da dedicarsi a quello che è considerato il suo grande capolavoro: l’epopea slava. L’artista fu arrestato nel 1939 dalla Gestapo ma non fu imprigionato. Morirà qualche mese dopo per un’infezione polmonare. 

La mostra 

In mostra una lunga scia di opere, oltre 170 in prestito dalla fondazione Mucha. Manifesti, libri, disegni e fotografie, attraverso i quali l’artista fornisce una nuova concezione della donna, visione da cui altri movimenti presero ispirazione come il Liberty italiano. “Il cambiamento della rappresentazione della donna, avvenuto tra 800 e 900, è quello che ha fatto l’Istituto degli Innocenti nella modernità nell’assistenza ai bambini” ha spiegato il presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida. Non è mancato un paragone con l’attuale epoca delle immagini. “Incontrò quella che era la Chiara Ferragni dell’epoca e la raffigurò nei manifesti del teatro – ha spiegato Iole Siena di Artemisia”.

Continua a leggere su Firenzetoday



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *