25 aprile nel segno del Gran Maestro Martire Domizio Torrigiani e dei tanti fratelli che morirono per la libertà/ Radiodramma dedicato a Giordano Bruno Ferrari

Il Grande Oriente d’Italia celebra il 25 aprile, la festa della Liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo, giorno simbolo, della rinascita della nostra nazione e dell’avvento della democrazia, nel segno dei tanti fratelli, che contribuirono con la loro azione e con il loro sacrificio al trionfo della libertà. Uomini, che portiamo nel cuore, con gratitudine e orgoglio. Uomini, che difesero il libero pensiero contro gli oppressori dello spirito e delle coscienze e resero possibile la nascita della Repubblica e l’affermazione dei principi e dei valori contenuti nella Costituzione. A cominciare dal Gran Maestro Martire Domizio Torrigiani, che si trovò a guidare  la Comunione in uno dei momenti più difficili e dolorosi della storia italiana, tra la fine della prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo che perseguitò la Massoneria, prendendo d’assalto e devastando le sue officine e infine  mettendola al bando.

Torrigiani venne arrestato e condannato al confino a Lipari, dove trascorse due anni, sottoposto a intensissima vigilanza. E nel 1928, affetto da una grave malattia agli occhi –era diventato quasi cieco- fu trasferito a Ponza, dove resterà fino quasi alla morte. Qui il Gran Maestro martire entrò in contatto con altri massoni al confino. Lasciata l’isola in condizioni di salute assai precarie, si spense il 31 agosto del 1932 nella sua casa a Lamporecchio. I funerali ebbero luogo di notte, durante un violento temporale, con la bara presidiata dalla milizia fascista.  Ma questo non scoraggiò i tanti che lo amavano e ammiravano e che si recarono a rendergli l’ultimo saluto.

E il pensiero va anche ai fratelli che hanno combattuto per la libertà persino fuori dei nostri confini, come Mario Angeloni, che organizzò insieme a Carlo Rosselli la prima colonna militare di volontari italiani impegnati nella guerra civile spagnola contro l’avanzata delle falangi di franchiste e che cadde in battaglia il 28 agosto 1936…a Placido Martini, a Silvio Campanile e agli 19 fratelli che vennero trucidati insieme a loro alle fosse Ardeatine… a Giordano Bruno Ferrari, figlio del Gran Maestro e scultore Ettore Ferrari, autore della statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Anch’egli massone, iniziato il 22 maggio del 1911 nella loggia Spartaco di Roma, convinto antifascista e fortemente attivo durante la Liberazione, venne arrestato dai tedeschi 13 marzo 1944, torturato, condannato a morte e fucilato, il 24 maggio successivo, a Forte Bravetta dove oggi figura nell’elenco dei martiri.

ASCOLTA IL RADIODRAMMA che il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia propose   in apertura dei lavori della Gran Loggia 2018  per ricordare la vicenda umana di Giordano Bruno Ferrari.



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