Il cannocchiale di Galilei il simbolo della Gran Loggia 2018

Liberi di conoscere: è il tema  della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, che si terrà il 6-7-8 aprile, come di consueto al Palacongressi di Rimini. E il cannocchiale di Galileo Galilei (1564-1642),  custodito nel Museo di Storia della Scienza di Firenze, è il logo scelto, un logo che ha una grande carica simbolica. Il cannocchiale è infatti uno strumento di conoscenza, che consente di guardare lontano, di scrutare le stelle e il cielo infinito.

Uno strumento che ha aperto nuovi orizzonti di conoscenza, contribuendo al progresso scientifico, ma anche al trionfo del libero pensiero sul pensiero unico. Galilei lavorò a perfezionare questa macchina ottica, che lo aiutò nell’osservazione dell’universo e nelle sue scoperte sul movimento della Terra intorno al Sole, che lo indussero ad appoggiare le teorie copernicane. Una posizione che lo pose in rotta di collisione con la Chiesa esponendolo alla grave accusa di eresia.

Chiamato a presentarsi a Roma dinanzi al tribunale dell’Inquisizione, venne processato, minacciato di tortura e costretto a rinnegare le proprie idee, per evitare la condanna a morte. Era il 22 giugno del 1633. Da quel momento Galilei fu posto agli arresti domiciliari nella sua casa di Firenze. Solo nel 1983 la  Chiesa cattolica, che oggi riconosce la validità della sue scoperte, lo ha riabilitato, ammettendo che la condanna fu ingiusta.

Nello stesso palazzo di San Macuto che vide Galilei alla sbarra, oggi sede di alcune commissioni parlamentari, tra cui quella Antimafia, si è consumato il 18 gennaio 2017 un altro “processo”, celebrato da un’altra Inquisizione: quello alla Massoneria. A giudizio, davanti a un plotone di una quarantina di parlamentari il Gran Maestro Stefano Bisi. Nello stesso luogo, a distanza di quattro secoli, ancora una volta il libero pensiero è finito sul banco degli imputati.

Scheda

Dei cannocchiali realizzati da Galileo Galilei restano solamente due originali, conservati al Museo Galileo di Firenze. Le loro repliche storiche insieme alle copie delle mappe lunari da lui disegnate si trovano al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Nel 2009 per celebrare l’anno dell’astronomia e il quarto delle scoperte celesti galileiane, gli astronauti della Nasa della missione spaziale Atantis portarono con loro nello spazio una replica dello strumento dello scienziato fiorentino, realizzata e messa a disposizione dal Museo di Storia della Scienza di Firenze, che conserva l’originale. Una missione di undici giorni destinata a sostituire e ad aggiornare alcune componenti del telescopio orbitante Hubble.

Era stato l’occhio umano l’unico strumento per scrutare lo spazio fino al 1608 quando un occhialaio olandese di Middelburg, costruì un rudimentale apparecchio a due lenti che gli consentiva di ingrandire a distanza gli oggetti che lo circondavano. Un anno dopo Galileo Galilei, che aveva già dedicato molte delle sue ricerche a scrutare ad occhio nudo il cielo, perfezionò tale strumento costruendo un cannocchiale che gli consentì di distinguere monti e crateri della luna e di individuare per primo alcuni satelliti del pianeta Giove. Il suo cannocchiale aveva una lente di apertura di due centimetri e mezzo. Il telescopio Hubble misura 2,4 metri ed è dotato di uno specchio che è  un moltiplicatore di qualità che aumenta la sua capacità di  ingrandimento rispetto allo strumento di Galileo di un milione di volte.



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