(L’Unità) Campo de’ Fiori, simbolo dei diritti

Pubblichiamo un brano dal Prologo del libro “Campo dei fiori. Storia di un monumento maledetto”, intitolato “Un lungo ragionamento” (pp. XX-XXIV). Il testo è di Massimo Bucciantini. La letteratura è un altrove, ha scritto Antonio Tabucchi poco prima di lasciarci. Con altri mezzi la filologia, la conoscenza minuziosa dei contesti, l’uso del linguaggio come strumento scientifico -, anche la storia lo è. O comunque deve sforzarsi di esserlo, prendendo le distanze da ciò che a prima vista appare ovvio e cercando in direzioni altre rispetto alle consuete, senza arrendersi al «tutto chiaro», ai fatti così come si presentano e alle verità così come appaiono. Ho provato a farlo prima di tutto intrecciando i molteplici piani di questa storia plurale che, per essere ricostruita e montata pezzo per pezzo, ha bisogno di essere raccontata nella sua simultaneità, dando voce ai diversi punti di vista dei protagonisti. Che sono tanti: il movimento studentesco romano, i sindaci che si sono succeduti alla guida del Comune di Roma, papa Leone XIII e il cardinale e segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro, il presidente del Consiglio Francesco Crispi e la Massoneria, e poi Francesco De Sanctis, Antonio Labriola, Ettore Ferrari, Giovanni Bovio, Jacob Moleschott, Alfredo Baccarini, i gesuiti della «Civiltà Cattolica», le numerose associazioni di radicali e anticlericali che appoggiarono la realizzazione del monumento, i giornali liberali e quelli cattolici, Giuseppe Garibaldi. (…) Leggi l’articolo su L’Unità del 23 settembre 2015



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