Roma 19 settembre 2009 – Massoneria: Raffi (Goi), “non cemento ma pensiero e confronto. Il 150° dell’Unità d’Italia significhi riscoprire il senso della Nazione”.

Il Gran Maestro, è il tempo della priorità della cultura contro i virgolettati urlanti della politica e lo squallore del gossip.

“Il 150° dell’Unità d’Italia sia un terreno di dialogo tra culture, storie e appartenenze diverse che si ritrovano però con cuore e progetto nel segno dell’identità nazionale ed europea”.

È il messaggio che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, lancia nella sua allocuzione al Vascello, in occasione delle celebrazioni per il XX Settembre.

“Il compito – rimarca Raffi – è ancora una volta cercare il senso delle cose. Il tempo della celebrazione non può essere infatti sterile esercizio di parole senza carne bensì un ritrovarsi della comunità e dei suoi valori profondi, un’identità diffusa nel Paese che ha bisogno di essere rimessa in piedi, liberando energie e progetti per un futuro sempre da costruire”.

“Questo deve essere il tempo della priorità della cultura contro i virgolettati urlanti della politica – scandisce Raffi – il pensiero capace di costruire destino e pezzi di verità contro lo squallore dei gossip e il potere dei metalli.
Il tempo delle coscienze contro le apparenze senza volto. Identità contro decadenza morale, formazione civile rispetto a strampalate idee di secessione che rischiano di condurci nelle trappole cieche del pensiero unico e dell’omologazione”
.

Per Raffi, “l’Unità d’Italia non è un’anticaglia sentimentale ma una storia di sangue e ragione tessuta nel corpo della Nazione. E men che meno può ridursi a battesimo di piazze e sostituzione di targhe.
L’accento strategico deve piuttosto spostarsi dagli assetti infrastrutturali alla cultura come idea-forza, pensando l’Unità come ethos e cultura capace di fare strada a un necessario confronto sulle grandi questioni nazionali. E’ un metodo e una lettura dei tempi, che oggi implica il rispetto per la storia di tutti, dei piemontesi come dei ‘briganti’ del Sud, uomini il cui ruolo va valorizzato anche nei manuali di una storia che racconta come sempre solo i vincitori”
.

“Sogniamo perciò un programma di eventi che non ignori pagine ancora aperte dell’Unità d’Italia, come la questione meridionale. Ma niente cemento per celebrare l’Unità nazionale – scandisce il numero uno di Palazzo Giustiniani – non serve qualche colata di calce o nuovi monumenti per celebrare un’idea guida, quanto invece recuperare dalla storia, fatta di volti e appartenenze tenute controvento, molti dei pensieri e delle conquiste che valgono anche per l’oggi. Basta insomma con un Risorgimento marmoreo, piuttosto si valorizzi il suo spirito profondo, le sue regole di libertà fondate sulla ragione e sulla laicità della convivenza civile. I valori di quel messaggio risorgimentale possono costituire l’antidoto più efficace contro la disgregazione civile”.

“Ecco perché – tiene a rimarcare il Gran Maestro Raffi – la Massoneria guarda al Risorgimento, come a una riforma morale della Nazione.
Come liberi muratori, uomini del dubbio e di senso, pazienti costruttori di umanità., intendiamo contribuire con rinnovata energia alla costruzione del senso nazionale e lanciamo ponti di dialogo con altre istituzioni e forze sociali, confrontandoci come sempre senza sconti.
Battiamo le strade della speranza possibile indicando e incarnando i principi inossidabili della tolleranza, della laicità, dell’emancipazione e della giustizia sociale. C’è bisogno di un pensiero profondo che fondi il vivere civile e indirizzi la politica e i processi economici, senza subirli. Chiedersi a schiena dritta come celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia significa mettersi in discussione, pensare a come ricominciare a sentirci più



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