Roma 11 febbraio 2009 – (La Gazzetta del Sud) Nel Giorno del Ricordo il Presidente Napolitano ha sottolineato le responsabilità del fascismo.

Non dimenticare i martiri delle foibe. Fini: furono un crimine contro l’umanità. Letta: è stata rotta la congiura del silenzio.

Marco Dell’Omo
Le foibe furono una tragedia patita da italiani innocenti, ma non vanno dimenticate le responsabilità del fascismo. Per celebrare il Giorno del Ricordo, con cui da cinque anni si commemora la tragedia degli italiani infoibati dai partigiani jugoslavi e l’esodo degli abitanti di Fiume, Istria e Dalmazia, Giorgio Napolitano non rinuncia alla condanna del fascismo come responsabile degli orrori di guerra. «La memoria che coltiviamo innanzitutto – ha detto il capo dello Stato durante la cerimonia che si è svolta al Quirinale – è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra». Per questo motivo occorre ricordare «le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo; ma non possiamo nemmeno dimenticare le sofferenze, fino a un’orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa». Ma Napolitano ha voluto anche respingere le critiche all’Italia arrivate da Slovenia e Croazia, paesi di origine degli uccisori degli italiani nelle foibe. La celebrazione di quegli avvenimenti, ha sottolineato, «non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo». Secondo il presidente della Repubblica, «non hanno alcuna ragione d’essere polemiche dall’esterno nei nostri confronti», visto che la Repubblica italiana è nata «anche grazie al coraggio e al sacrificio dei civili e dei militari che si impegnarono nella Resistenza fino alla vittoria finale sul nazifascismo». Napolitano si è comunque detto «lieto» dei chiarimenti arrivati lo stesso 31 gennaio dal presidente della Slovenia Danilo Turk, che in una precedente intervista aveva detto che l’Italia ha «un deficit etico» circa le responsabilità storiche del fascismo.

Tutte le istituzioni hanno espresso vicinanza ai familiari delle vittime e ai profughi di Fiume, Istria e Dalmazia. «È stata rotta la congiura del silenzio», ha sottolineato Gianni Letta, intervenendo a nome del governo al Quirinale. Una cerimonia si è svolta anche alla Camera, alla presenza del presidente Gianfranco Fini, secondo cui «la tragedia delle foibe fu un crimine contro l’umanità». Da Fini è arrivata anche la proposta di scrivere sulla carta di identità dei profughi istriani, alla voce cittadinanza, la parola «italiana», e non «ex-jugoslava». Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha inoltre chiesto al ministero della Pubblica Istruzione una verifica sui libri di storia «in modo che vengano adottati solo i testi completi di tutti gli aspetti degli eventi drammatici del Novecento che comprendono anche la tragedia delle foibe». Al Senato, la giornata del Ricordo è stata celebrata in aula dal presidente Renato Schifani, che ha messo l’accento sulla necessità di «costruire una coscienza comune, tra i diversi Paesi della regione, e una memoria condivisa circa le cause e le responsabilità di quanto accadde in quegli anni». «L’istituzione della Giornata del Ricordo finalmente riscatta il nostro Paese dall’omertà ideologica che ha occultato la “pulizia etnica” perpetrata contro gli italiani alla fine della seconda Guerra mondiale e ristabilisce la verità storica». Lo ha detto l’avvocato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. Durante alcune manifestazioni, tafferugli si sono registrati a Padova e Cagliari.

(La Gazzetta del Sud) 11 febbraio 2009



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