La presenza massonica a Paola. Duecento anni di esoterismo / Cronache del Garantista

La Massoneria non ha più segreti per nessuno. La storia, le vicende, i personaggi che hanno caratterizzato l’epoca dei “fratelli” appartenenti alla loggia “Giovanni Amendola” sono stati narrati in un libro dal titolo: “La presenza massonica a Paola – duecento anni di esoterismo”. A tiratura limitata, ne sono state stampate soltanto 200 copie. Con questa piccola opera che è stata recensita anche dalla rivista “Erasmo”, la voce ufficiale del
Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, si è voluto rendere omaggio alla tradizione dei “liberi muratori” paolani. Si tratta di una risposta anche alle continue sollecitazioni e polemiche di tutti questi anni, in relazione alla azione “clandestina”, che secondo le più ricorrenti accuse sottende a manovrare i destini della vita politica e sociale del paese. Sono 30 pagine corredate di una documentazione significativa dove vengono riportati i “piedilista” dei primi aderenti tra cui si annovera anche l’avvocato Raffaele De Luca, antifascista e comunista libertario perseguitato dal regime, a cui è stata intitolata la Casa del Popolo di Piazza 4 Novembre. L’origine della Massoneria a Paola viene fatta risalire al 1794, periodo del Regno di Napoli, ad opera di alcuni sottufficiali della Marina francese. Successivamente le logge furono trasformate in club di giacobini aderenti alla Repubblica partenopea soffocata nel sangue con il determinante contributo del cardinale Fabrizio Ruffo di San Lucido. Si ricorda il contributo di Francesco Valitutti che innalzò l’albero della libertà. La prima loggia sorta in città è quella degli Alunni di Pitagora che proseguì la propria attività sotto il regno dei Borboni, proprio nel periodo in cui lo scontro con la Chiesa diventava sempre più aspro.
Per sottolineare l’influenza che ebbero i massoni nella politica locale, il libro riporta la vicenda svoltasi tra il 1867 e il 1870 quando «la nutrita delegazione comunale tenuto conto dei rapporti non certo lusinghieri tra massoneria e clero, decide di togliere l’immagine di San Francesco dallo stemma della città». Nel 1913 è scritto «furono alzate le colonne di una nuova loggia con il titolo distintivo di terminal o Germinale». Questa operò per circa 10 anni e il primo Maestro Venerabile fu Vincenzo Baroni. Nel “piedilista”, figurano anche Raffaele Ciodaro, Pietro De Luca, Giacomo Garritano, Michele Losso e Saverio Veltri. «Con le elezioni amministrative del 19 luglio 1914 – si riporta ancora – il blocco radicale, di estrazione massonica, capeggiato da Gustavo Pizzini conquistò il comune con la schiacciante maggioranza. Esso era rappresentato dai fratelli Vincenzo Baroni e Raffaele De Luca, leader socialista locale che sarà successivamente nominato assessore». Ma la storia continua fino a quando «nel 1923 alza le colonne la loggia Giuseppe Garibaldi». Tra gli aderenti: Francesco Cascardo, Gustavo De Cesare, Eraldo Lattari, Salvatore Lo Giudice, Domenico Maselli, Carlo Perrimezzi, Antonio Orazio Perrotta, Silvio Sganga, Ferruccio Tarsitano e Francesco Valenza. (1 – continua)

L’articolo di Alessandro Pagliaro su Cronache del Garantista del 18 gennaio 2016



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