Celebrati i 150 anni di vita della più antica Associazione Massetana, Presentata la pubblicazione di Gianpiero Caglianone “Una Loggia Massonica della Maremma”
Il 18 Ottobre è stato celebrato in Pian dei Mucini il 150° anniversario di fondazione della Loggia Vetulonia. Alla presenza del Gran Maestro Stefano Bisi, del Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Toscana Ubaldo Vanni, e di molti alti Dignitari del Grande Oriente d’Italia e delle Logge circonvicine, il Maestro Venerabile della Loggia Piero Sorresina ha aperto le celebrazioni con un saluto ai numerosissimi presenti, ricordando che la Vetulonia è una delle Logge italiane più antiche tuttora operanti nell’ambito del Grande Oriente d’Italia, la maggiore organizzazione massonica nazionale. Ma anche che la Vetulonia è la più antica associazione esistente nella Città di Massa Marittima, e che da essa sono usciti molti personaggi e nate molte altre associazioni che hanno percorso la storia di questa antica città. Dopo gli interventi dei Dignitari della Loggia che hanno portato il loro saluto e identificato ognuno un aspetto della loro partecipazione personale alla vita massonica, insieme ai saluti delle personalità del GOI e di molti Maestri Venerabili, i lavori della mattinata sono stati conclusi dal Gran Maestro Stefano Bisi, che ha sottolineato come “le radici della Vetulonia siano ben radicate e forti nel tessuto sociale di un territorio che ha sempre avuto una feconda e intensa Tradizione libero-muratoria”, con “tanti uomini e massoni che hanno dato lustro al nostro Ordine e lavorato al Bene e al Progresso dell’Umanità”; dopo aver citato Silvano Radi, Gran Maestro Onorario del GOI e per 67 anni “preziosa colonna della Vetulonia”, ha rammentato come “questa terra così ricca di humus e valori latomistici continua senza sosta a dare il suo silenzioso contributo alla causa dell’Ordine e alla diffusione dei basilari principi massonici, che continuano ad essere un baluardo di libertà e democrazia per ogni società”.
Nel pomeriggio, aperto al pubblico, è stato presentato il volume edito per il 150° anniversario della Loggia massetana, curato da Gianpiero Caglianone, che ha sottolineato l’ampliamento del periodo indagato e della documentazione rinvenuta, estesi all’avvento del XXI secolo. Ha illustrato il significato storico del volume il Prof. Fabio Bertini, dell’Università di Firenze e Redattore Capo della Rassegna Storica Toscana, sottolineando le origini mazziniane e garibaldine dei fondatori collegandole al contesto storico in cui avvenne la nascita della Loggia; successivamente il Gran Maestro Bisi e il Sindaco di Massa Marittima Irene Marconi, sono intervenuti ognuno per la sua parte con puntuali osservazioni e considerazioni molto apprezzati dal pubblico. Ci sembra dunque possa essere utile, per chi non era presente, riassumere brevemente una parte dei contenuti della presentazione del libro, e il discorso che sottostava a quella pubblicazione.
Frammenti di una storia nata nel 1875
“Parafrasando Francesco De Gregori, che cantava qualche anno or sono in suo celebre brano “La Storia siamo noi” e trasformandolo per l’occasione in un più modesto “La Storia siamo anche noi”, occorre tuttavia riconoscere che con quella bella canzone l’autore coglieva, simbolicamente e storicamente, lo scorrere del tempo e l’affannoso rincorrerlo degli uomini, che nella loro piccola realtà vivono e cercano di lasciare una traccia, sia pur infinitesimale, entro quel nero abisso senza confini di ciò che conosciamo col nome di Storia. Il tempo è tuttavia una convenzione dell’umanità, creata nel tentativo di ricondurre entro un limite comprensibile alla sua poca ragione, il fluire della vita che scorre scandendo attraverso il succedersi delle generazioni gli avvenimenti, i personaggi, i fattori costituenti la trama e le condizioni contingenti che “fanno” la Storia, e che occupano temporaneamente il proscenio del presente storico in cui vivono.
Dunque perché celebrare la storia di una Loggia come la Vetulonia? Potremmo rispondere, riprendendo l’inizio di questa introduzione, perché dentro il suo Tempio e attraverso i suoi membri si è fatta parte non indifferente della Storia di questa antica città murata, che con le sue meraviglie architettoniche medievali, il suo operoso lavoro, aveva a sua volta già fissato nella Storia l’impronta della Repubblica Massana e del suo reggimento a libero Comune che quest’anno compie 800 anni, delle sue vicende di splendore e di miseria dopo la conquista senese.
Potremmo anche più facilmente rispondere che in una istituzione di pur lunga tradizione storica come la Massoneria, con i suoi 300 anni e più di vita, Logge con 150 anni di età non sono certamente cosa consueta, ed è quindi un’importante occasione di ripensamento e di analisi dei motivi di questa longevità proprio lo studio dei fattori costitutivi della storia di queste comunità di iniziati chiamate Logge.
Cercheremo qui sinteticamente, per non ripetere quanto si può leggere nel libro pubblicato a ricordo di questo anniversario, di definire quelli che portarono alla costituzione della Loggia Vetulonia di Massa Marittima.
Una nuova epoca di speranze e aspettative
Che nacque nel 1875, al tramonto della Destra Storica e l’avvento della Sinistra Storica (che poco avevano a che vedere con i riferimenti attuali), con le speranze e le aspettative che ne conseguivano di vera Democrazia e Giustizia sociale, spesso in seguito disattese; la sua fondazione avvenne infatti ad opera di personaggi che rappresentano, come meglio non si potrebbe, quelle che furono le vicende ed i protagonisti del movimento democratico toscano all’indomani dell’unità, con i suoi contrasti e la tenace volontà di contribuire alla creazione effettiva non solo di una nuova realtà unitaria poi sorta con l’Italia dalla cesura epocale del Risorgimento, ma contemporaneamente di una nuova società, più equa e più giusta, entro la cornice istituzionale di uno stato volto a Repubblica, seppure a malincuore disposti infine a riconoscere, come il suo nume tutelare Giuseppe Garibaldi, la necessità di una transizione monarchica per giungere alla realizzazione di uno Stato libero ed indipendente, per volgersi poi gradualmente alla nascita della “ben organizzata società” repubblicana di Giuseppe Mazzini.
Fattori storici legati alla nascita della Loggia Vetulonia
I legami strettissimi che unirono direttamente i democratici massetani a personaggi quale il Duce dei Mille, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Montanelli, Giuseppe Dolfi, Francesco Domenico Guerrazzi, che della democrazia nazionale e toscana rappresentano storicamente alcuni dei limiti e della grandezza delle diverse sfumature politiche ad essa riconducibili, confermano concretamente questa interpretazione dei fattori storici legati alla nascita della Loggia Vetulonia.
Uomini, quelli che ritroveremo nella Loggia, che avevano sempre dato prova di sé nell’ora del cimento, partecipando prima alle iniziative settarie mazziniane, poi alle entusiastiche campagne garibaldine, con l’accorrere di oltre 400 volontari; e come volontari contribuirono poi alle guerre nazionali per la redenzione d’Italia (e come volontari accorrendo in aiuto di altri paesi, come la Francia nel 1871, la Grecia nel 1897, la Macedonia nel 1912 e ancora la Francia nel 1914 con la spedizione massetana nelle Argonne); e volontari saranno anche nell’opposizione al fascismo e partecipando alla Resistenza, e infine con l’impegno civile, politico e culturale nell’Italia finalmente repubblicana del secondo dopoguerra, liberamente impegnandosi per la sua rinascita dopo la rovina a cui l’aveva portata il ventennio fascista. Non furono insomma, i massoni di Massa Marittima, come rispose in maniera indimenticabile Garibaldi a un suo denigratore, “giammai repubblicani da ciarle”.
Uomini cresciuti alla scuola di Mazzini e Garibaldi
Furono bensì uomini, cresciuti alla scuola idealistica di Giuseppe Mazzini e a quella pragmatica di Garibaldi, per i quali il significato della parola Patria assunse sempre una declinazione di superiore valore morale, da affermarsi anche con il supremo sacrificio della vita. Questo il significato da loro declinato della predicazione mazziniana e del volontarismo garibaldino: e non si potrebbe comprendere il senso di abnegazione, dimostrato coi fatti ed i caduti per la causa dell’Italia e di altri paesi aggrediti od oppressi, se non si tenesse conto del trinomio massonico Libertà – Uguaglianza – Fraternità cui si conformarono e del conseguente valore del termine Patria quale loro la intendevano: quello in cui il desiderio di completamento della costruzione unitaria nazionale si congiungeva a quello futuribile dell’unità Europea e alla visione universalistica dell’umanità intera affratellata proposta da Mazzini; significati assunti coerentemente a dovere etico, quale missione storica loro assegnata nella vita, come aveva insegnato a questi uomini il pensiero mazziniano, vero motore immobile di un’epoca. Insieme anche potente pedagogia militante, concretizzata in 85 anni di insegnamento dall’esempio del volontarismo e la convinzione di essere dal lato giusto della Storia anche partecipando ad una guerra, che per loro era sempre l’ultima di tutte le guerre prima della definitiva pace e giustizia sociale, pur se ogni volta venivano smentiti.
La composizione sociale della Vetulonia
L’estensione ed i limiti dell’influenza del mazzinianesimo comprenderà, non solo a Massa Marittima, soprattutto quella che possiamo considerare, con buona approssimazione, una piccola borghesia di quei tempi: studenti, piccoli commercianti, artigiani, operai specializzati di miniera, qualche contabile. Non siamo entro un proletariato vero e proprio come quello tradizionale contadino o quello minerario di qualche decennio più avanti: non sarebbe infatti stato possibile, date le condizioni precapitalistiche della società e dell’economia massetana dell’epoca, ma siamo comunque alle origini di una massoneria che possiamo definire certamente popolare, calata in una nazione dove vivevano uomini (non parliamo delle donne) senza diritto di voto come quasi tutti i membri della iniziale Vetulonia e facoltà riguardante allora solo 600.000 connazionali entro un Regno di 22 milioni di abitanti: questa componente popolare resterà sempre un tratto ben visibile lungo tutti questi 150 anni, nella composizione sociale dei membri della Vetulonia.
Il che non significa che non siano convissuti nella Loggia molte altre tipologie di personaggi, provenienti per la maggior parte dalla società locale ma anche da quella di altre città: le molte eredità culturali, professionali e civiche di borghesi e possidenti, professionisti e intellettuali, direttori e vice direttori generali dell’industria, medici e clinici illustri, professori universitari, scrittori, politici, sindacalisti, giornalisti, insegnanti e tipografi, periti minerari e chimici, impiegati e operai, falegnami agricoltori e minatori, sono state veicolate al suo interno in un ininterrotto alternarsi di vecchie e nuove generazioni, contribuendo a creare la sintesi di un continuo confronto interclassista sempre attuale, intrecciato con principi universali tradizionali, quelli massonici, troppo spesso mancanti anche nella cosiddetta società “moderna”: tutto volto sempre al dialogo e alla coesistenza pacifica tra gli uomini.
Formazione e stile di vita
Una scuola di vita insomma, di cui per altro non è mai facile misurare gli effetti e la penetrazione entro gli stessi membri della Loggia e nell’intera società massetana dove hanno operato ed operano od in qualsiasi altro luogo si trovino a interagire con il mondo circostante.
Fin dal momento della sua fondazione, l’attività della Loggia fu rivolta principalmente all’educazione morale e politica repubblicana della gioventù cittadina, coordinandola in numerose associazioni dai nomi evocativi quali “La Giovane Italia”, “La Giovane Democrazia”, “La Speranza”; un’azione che si configura come un’opera capillare di penetrazione sociale operando non solo “per il popolo” e la sua emancipazione ma “entro il popolo” massetano. Considerazione che evidenzia il ruolo assunto di luogo della sociabilità cittadina, efficiente centro moltiplicatore delle iniziative associazionistiche, camera di compensazione e formidabile nucleo di diffusione del pensiero repubblicano e massonico tra i giovani massetani, con effetti che incideranno profondamente entro la società locale per decenni, e riscontrabile ancora oggi.
Nata nel 1875 seguendo le orme di Garibaldi in Massoneria, nel 1880, tramite passaggio fra i Supremi Consigli di Palermo e Torino, la Loggia Vetulonia si ritroverà ad appartenere a quest’ultimo, decidendo poi di rendersi indipendente nel 1882 per il tardare dell’unificazione nazionale dei vari centri massonici della penisola, nonostante la nuova capitale, Roma, e l’insistente opera di amichevole proselitismo che Ulisse Bacci, direttore della Rivista della Massoneria Italiana (edita dal G. O. di Roma), tenterà senza riuscirvi nei confronti di questo sparuto nucleo di intransigenti mazziniani e garibaldini dispersi nella allora inospitale e malarica provincia maremmana.
Formazione repubblicana
La presenza della Loggia Vetulonia è ancora documentabile nel 1886 per arrivare infine al 1889, quando si ha l’ultima traccia visibile della sua vita nella società massetana. I suoi membri continueranno tuttavia a formare un gruppo repubblicano che si riconoscerà sempre erede diretto di quel materialismo ateo e positivista che individuava, nel desiderio di unificare le colpe terrene della Chiesa con quelle della religione, nell’anticlericalismo l’asse portante del loro riconoscersi nella Massoneria. Una identificazione che costituiva, per gli ex volontari garibaldini e mazziniani massetani, l’incentivo a trasporre entro la realtà locale i sentimenti di una intera generazione laica repubblicana che nel potere temporale della Chiesa, e poi nella sua politica “reazionaria”, aveva identificato l’ostacolo maggiore sia al nascere che all’affermarsi della nuova realtà italiana unitaria nata dal Risorgimento.
Una visione certamente riduttiva dell’istituzione massonica da loro stessi definita al di sopra delle contingenze storiche e politiche, ma che allora non poteva non essere influenzata dallo scontro anzitutto politico in cui, parafrasando Massimo D’Azeglio, di là da venire gli italiani non era ancor fatta del tutto l’Italia. Verrà a costituirsi così, anche a livello locale, quell’elemento della storia postunitaria definito da illustri storici come uno dei protagonisti degli anni del “dilaceramento”: quello del “caso di coscienza del Risorgimento italiano”, negli anni in cui il contrasto tra laicismo e cattolicesimo assumerà anche a Massa Marittima quei contorni intolleranti che caratterizzeranno per molti anni a venire la vita cittadina, formando due rigidi blocchi contrapposti che si confronteranno, come scriverà un biografo del Vescovo massetano Mons. Giuseppe Morteo, in una Diocesi “poco men che pagana”.
Sono, queste messe in atto localmente dalla Loggia Vetulonia, le linee direttrici che tutta la Massoneria postrisorgimentale attuerà su scala nazionale, forse unico obiettivo condiviso da tutte le sue componenti, in mezzo alle differenze, non solo politiche, presenti al loro interno. Dopo il 1889, in cui sono documentate le ultime notizie ad oggi note della Loggia, occorrerà attendere il 1911 affinché si torni a parlare di attività massonica ufficiale a Massa Marittima, grazie anche all’opera della Loggia grossetana Ombrone, cui furono legati molti del gruppo che daranno vita alla nuova Vetulonia, come il suo primo Maestro Venerabile Dott. Gino Torsellini, proveniente dall’Ospedale grossetano. (1. Continua)
