La sua musica si identifica con i fantastici panorami finlandesi della regione di Hämeenlinna, il lago Vanaja e il parco Aulanko, i giardini di Ainola e la foresta di Kielomäki. Stiamo parlando del fratello Jean Sibelius, di cui ricorrono i 160 anni dalla nascita, tra i più celebri musicisti vissuti a cavallo di Ottocento e Novecento, che ha destato curiosità ed interesse nel mondo musicale internazionale per il suo stile assolutamente personale, non rapportabile a un’epoca precisa, ma espressione sicuramente della sua terra, delle sue bellezze naturali, della sua storia, cultura, tradizioni, di quel grande patrimonio fatto di canzoni popolari, poesie che appartengono ad un’unica trama, l’epopea Kalevala, che diede forza e voce a una nazione che cercava di affermare se stessa e che vide la luce nel 1917. È in questo clima che Sibelius visse e raggiunse la fama internazionale sperimentando forme nuove di suono e che divenne libero muratore, compositore di musiche rituali, la più celebre delle quali l’Opus 113.
L’iniziazione
La sua iniziazione massonica si intreccia con la storia stessa della rinascita della Libera Muratoria in Finlandia avvenuta grazie al sostegno della Gran Loggia dello Stato di N.Y, che fu chiamata a farsi garante di quel momento fondativo, il 18 agosto del 1922. Il musicista, insieme ad altre importanti personalità, entrò a far parte della appena costituita Gran Loggia di Finlandia, ricoprendo la carica di Grande organista nell’officina madre Suomi Loosi n. 1 (Suomi = Finlandia, Loosi = Loggia). Molto legato all’Italia, Sibelius viaggiò tra Venezia, Firenze, Foligno, Rapallo, Napoli, Capri e Roma, della quale scrisse: “di tutte le città che ho visto è la più bella e la più aristocratica“. Dopo il primo concerto nel 1904 a Bologna, diretto da Arturo Toscanini, le sue musiche furono spesso eseguite in Italia; venne nominato nel 1916 accademico di Santa Cecilia, diresse nel 1923 all’Augusteo un concerto monografico di proprie composizioni e, nel luglio 1929, gli venne conferita l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia. Nato a Hämeenlinna l’8 dicembre 1865 e spentosi a Järvenpää il 20 settembre 1957, Sibelius crebbe in un ambiente bilingue e culturalmente vivace, trovando presto nella natura e nel patrimonio epico finlandese la fonte primaria della sua ispirazione. Studiò violino con l’intenzione di diventare concertista, ma una celebre audizione a Vienna cambiò il corso della sua vita: un maestro, impressionato dalla sua sensibilità, gli disse che il suo vero destino era “dietro l’orchestra, non davanti”. Sibelius comprese che la composizione era il suo linguaggio naturale. Gli anni di studio a Helsinki, Berlino e Vienna gli donarono una solida formazione europea, che seppe però trasformare in un linguaggio personale, asciutto ma epico, capace di evocare paesaggi interiori e naturali. La sua affermazione internazionale fu rapida: Kullervo (1892) lo consacrò come voce del nazionalismo culturale finlandese, mentre le sue sette sinfonie rivelarono un pensiero musicale coerente, originale e in costante evoluzione. Dal 1904 si stabilì ad Ainola con la moglie Aino, in una casa immersa nel bosco che divenne il suo rifugio creativo. Qui compose gran parte dei suoi capolavori e qui ricevette intellettuali e musicisti da tutta Europa, restando tuttavia sempre un uomo schivo, incline all’introspezione e al silenzio.
Musica e natura
Numerosi episodi contribuiscono a delineare la sua personalità complessa. Una delle sue abitudini più note era quella di camminare per ore nei boschi intorno ad Ainola: sosteneva che molte idee musicali nascessero dal fruscio del vento tra le betulle. Un amico raccontò che, durante una di queste passeggiate, Sibelius si fermò improvvisamente dicendo: “Ascolta: la natura sta modulando”. Celebre anche il giudizio di Richard Strauss che, ascoltata la Seconda Sinfonia, lo definì “il più grande sinfonista dopo Beethoven”. Sibelius, fedele alla sua indole modesta, commentò semplicemente: “Non so se sia vero, ma sono lusingato”. Durante un viaggio in Italia rimase profondamente colpito dal Foro Romano al tramonto: descrisse quella luce come qualcosa che gli ricordava “l’aurora di un mito nordico”, dimostrando ancora una volta la sua capacità di creare ponti poetici tra mondi lontani.
Brani massonici
La sua adesione alla Massoneria rappresentò molto più di un semplice episodio biografico: costituì un terreno fecondo per nuove ricerche espressive. In qualità di Grande Organista, Sibelius contribuì a definire la tradizione musicale rituale della giovane Gran Loggia di Finlandia. Il suo contributo più importante è l’Op. 113, un ciclo di musiche rituali del 1927, destinato ai diversi momenti della vita di Loggia. Comprende brani per orchestra, organo e coro maschile, tra cui: Opening Music, Closing Music, Hymn, e l’Andante festivo, inizialmente composto per un piccolo ensemble e poi divenuto uno dei pezzi più popolari del suo catalogo.Queste composizioni coniugano solennità, essenzialità e una profonda tensione spirituale. I massoni finlandesi ricordarono a lungo l’impressione suscitata dalla prima esecuzione dell’Op. 113, caratterizzata da un tono meditativo e insieme luminoso, capace di rafforzare il senso del rito. Accanto alle opere maggiori, Sibelius scrisse anche brevi brani vocali per l’uso interno di loggia e improvvisò spesso al pianoforte durante i lavori rituali: alcuni di questi temi sono ancora conservati negli archivi della Comunione e testimoniano un rapporto diretto e ispirato con il simbolismo iniziatico. Sibelius rimane una delle figure più enigmatiche e influenti del panorama musicale del Novecento: un artista capace di trasformare la natura, il mito e la spiritualità in un linguaggio inconfondibile. La sua opera, profana e rituale, continua a essere eseguita nel mondo intero, testimoniando la forza di un musicista che seppe dare voce profonda all’anima della sua terra e all’esperienza interiore dell’uomo.
(Da Erasmo n. 10 dicembre 2025)
