Genova in ginocchio. “Il grande esempio di tanti ragazzi”

Il fondo di Beppe Severgnini pubblicato oggi sul “Corriere della Sera” 13 ottobre 2014

Le trecce bionde sporche di melma, le mani che impugnano pale e scope. La città più vecchia d’Italia appare, di colpo, ringiovanita. Fradici e instancabili, organizzati via Facebook e WhatsApp, i ragazzi di Genova sanno cosa fare; una vera protezione civile, senza maiuscole. Non offendiamoli con la nostra retorica. Non sono “angeli del fango”, non sono eroi. Sono italiani. Hanno testa, cuore e braccia. E sanno farli funzionare insieme.

Sanno che qualcuno tenterà di usare la loro generosità colorata per coprire responsabilità politiche, incoscienza amministrativa, ritardi e inadempienze. Non gl’importa. Sono arrivati perché Genova ha bisogno d’aiuto. E’ un’occasione di riscatto e una dichiarazione pubblica. Non tutti sono rassegnati, in questo Paese.

I nuovi italiani sono, nella grande maggioranza, come loro. Vorrebbero rendersi utili, ma non riescono. Non riescono perché non gliene diamo la possibilità. Il torrente Bisagno, con la sua naturale ferocia, li ha mobilitati. Noi adulti, nel nostro insondabile egoismo, non siamo stati capaci. Non abbiamo neppure il coraggio che viene dalla necessità. Non riusciamo a dire ai nostri ragazzi che abbiamo bisogno di loro. Che, senza le idee e le energie di una nuova generazione, l’Italia è condannata.

L’età media, nel nostro Paese, è 44,5 anni. In Francia 40,9. Negli USA 37,6. In Israele 29,9. Non sono molti, i ragazzi italiani. Almeno, teniamoli da conto. Aiutiamoli ad aiutarci.

Per farlo c’è un modo solo, e ha un nome: incoraggiamento. Incoraggiare un ragazzo vuol dire farlo lavorare e pagarlo (le due cose vanno insieme, anche se alcuni di noi fingono di non capirlo). Vuol dire fornirgli prospettive chiare e meccanismi funzionanti (oggi esistono 50 tipi di contratti di lavoro, e Garanzia Giovani non garantisce un bel niente, come ha spiegato Dario Di Vico sul Corriere). Vuol dire creare concorsi trasparenti, percorsi logici, procedure semplici. Dalla sanità all’università, dal giornalismo all’industria, non accade.

Chiunque ha lavorato con persone più giovani ha capito che mescolare età e talenti è una benedizione e un investimento reciproco. Alcune combinazioni – esperienza ed entusiasmo, prudenza e incoscienza, cautela e spontaneità, tecnologie e letture – permettono d’arrivare lontano. Basta partire.

Matteo Renzi scrive su Facebook: “Vedo i ragazzi che spalano il fango dalle strade e a loro va il mio grazie”. Certo: grazie. Ma se non vuol restare soltanto una parola, quel ringraziamento deve diventare velocità, chiarezza, sincerità. E – ripetiamo – incoraggiamento. La sfiducia, infatti, è più insidiosa del fango: non si vede. La rinuncia di una generazione è più pericolosa di un torrente: non si sente. Vedremo solo le conseguenze, ma sarà tardi.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *