Cristicchi porta in scena il Cristo dell’Amiata: “Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità” | Repubblica.it

Il cantautore ormai diventato attore, si dedica alle utopie attraverso il personaggio di Davide Lazzaretti, conosciuto come il Cristo dell’Amiata, che nella seconda metà dell’800 provò a mettere in pratica una strana utopia sociale. Nel centro Studi di Arcidosso dedicato a Lazzaretti ci sono documenti che testimoniano la sua vicinanza alla massoneria (Anna Benedettini)

“Non è da ora che frequento la zona del monte Amiata, là nel sud della provincia di Siena, una terra ricca di leggende e vecchie storie, legate alle tradizioni popolari che ancora sono vive tra la gente. Nel 2008, per esempio, dedicai la mia prima storia teatrale ai minatori di mercurio che lavoravano nelle miniere del monte. Ne nacque uno spettacolo e un documentario Santa Fiora Social Club, dove coinvolsi il Coro dei minatori di Santa Fiora, uno dei tanti nati alle pendici dell’Amiata. Quel lavoro recuperava l’esperienza della vita in miniera e fu una bella cosa, che portai in giro per tre anni”, racconta Simone Cristicchi partendo da lontano.
Oggi il cantautore che è anche attore e regista, è tornato in quella terra dove proprio in occasione di quel primo spettacolo aveva saputo di Davide Lazzaretti, predicatore eretico, una sorta di guru che verso la fine dell’800 a Arcidosso, un paesino accanto a Santa Fiora, era diventato un vero e proprio oggetto di culto tra la gente per l’utopia che cercava di realizzare: una comunità dove l’uguaglianza, la solidarietà, la giustizia erano le sole regole. Da qui è nato Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti, “una storia che se non te la raccontano, non la sai. La storia di un’idea. La storia di un sogno”, dice Cristicchi. Lo spettacolo, che ha scritto con Manfredi Rutelli e interpreta con quattro musicisti (Marco Bianchi Chitarre e live looping, Andrea Musto violoncello, Francesco Tirelli Percussioni, Sebastiano Zorza fisarmonica) e il Coro Ensemble Magnificat di Caravaggio, prodotto dal CTB Centro Teatrale Bresciano e Promo Music, debutta sabato 23 al Mittelfest in corso a Cividale del Friuli e poi dal 18 ottobre al Teatro Sociale di Brescia.

Cristicchi, perchè tanta attenzione a questo strano personaggio?
“Mi incuriosivano le ragioni della venerazione di questo uomo, vero oggetto di culto nonostante non sia mai stato proclamato santo. Un santo laico, pagano che nell’Italia post-unitaria radunò col suo carisma migliaia di persone, mezzadri, contadini fondando una nuova chiesa, un nuovo culto che è durato fino agli anni Settanta del Novecento, la chiesa Giurisdavidica”.
Qual è il suo “credo”?
“Fondare una comunità di uguali e solidali. Una chiesa che guardava molto avanti al punto da chiedere il voto per le donne in anni, la seconda della metà dell’800, in cui era impensabile. Di fatto quella di Lazzaretti era una proto-cooperativa che praticava un proto-socialismo religioso che andò presto i contrasto anche con la Chiesa cattolica, la quale inizialmente lo aveva appoggiato e protetto nella persona di papa Pio IX, poi quando Davide si autoproclamò il Secondo Cristo cominciò l’ostruzionismo”.
Ma quante persone aveva radunato intorno a sé?
“Circa 5 mila che però andavano aumentando. I ricchi si vedevano svuotare la le loro campagne e il clero le loro chiese, per cui cominciarono i guai per Lazzaretti, il quale si rifaceva a Giordano Bruno nella convinzione che la divinità fosse qualcosa che stava nell’interiorità dell’uomo non una entità esterna. Sta di fatto che subì un processo del Sant’Uffizio, i suoi libri messi all’indice, ma lui andò avanti proclamandosi appunto il Secondo Messia. Fu ucciso nel 1878 da un carabiniere, una sorta di sicario, durante una processione”.
Un visionario.
“Veniva considerato un pazzo, ma era un sovversivo, un rivoluzionario. Nel centro Studi di Arcidosso dedicato a Lazzaretti ci sono documenti che testimoniano la sua vicinanza alla massoneria, e l’interesse che verso di lui avevano intellettuali come Padre Balducci ma prima ancora Antonio Gramsci, Lombroso, Tolstoi, Guy de Maupassant… In Francia godeva della protezione di personaggi importanti”.
Nel suo spettacolo lo racconterà a parole e in musica.
“Sì le musiche richiamano sonorità popolari grazie a strumenti come la fisarmonica, le percussioni e la partecipazione del Coro di Caravaggio che nel suo canto richiamerà le melodie del gregoriano. Perchè il mio spettacolo non vuole dare giudizi del personaggio, ma raccontare la forza di un sogno, di un uomo che sacrificando se stesso ci ha lasciato un messaggio di spiritualità di cui mai come ora abbiamo bisogno”.



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