“Cambiare la rotta per riscoprirsi cittadini e costruire un destino comune”. Intervista al Gran Maestro Gustavo Raffi

Investire in maniera seria su cultura, scuola pubblica e ricerca. No al populismo, la sfiducia si supera con proposte serie e soluzioni condivise

“Deleghe in bianco non si danno a nessuno. Occorre cambiare la rotta e non tollerare che intere generazioni sprofondino nella povertà. Oltre le alchimie dei numeri e il ballo dello spread e di aride logiche bancarie, ci sono uomini e donne che vogliono fare dei sacrifici ma in un’ottica diversa, qualificati come cittadini e non sudditi. Bisogna riuscire a costruire un destino oltre gli ostacoli”. Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, legge così la situazione attuale del nostro Paese. “Da tempo – spiega all’Adnkronos il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – abbiamo evidenziato la necessità che gli italiani e non solo gli italiani si riapproprino del loro diritto di essere cittadini, ovvero di soggetti che decidano liberamente del proprio destino, perché il potere decisionale non cala dall’alto ma opera in sinergia con la volontà delle persone e di tutti coloro che hanno coscienza dei propri diritti e doveri. In un momento in cui si chiedono grandi sacrifici economici – ribadisce – è indispensabile che i cittadini si sentano parte di un destino comune”.

Dal 1999 Raffi guida l’Obbedienza di Palazzo Giustiniani, che conta 22.000 iscritti in tutta Italia. “Se ci devono essere dei sacrifici – rimarca – siano equamente ripartiti ma con obiettivi certi, avendo chiaro che alla fine non dovranno esserci soltanto grandi ricchezze riservate ai pochi e la povertà distribuita ai molti. Per cambiare c’è una grande strada: investire in maniera seria su cultura, scuola pubblica e ricerca”. “Essere cittadini è il grande tema del nostro tempo – spiega il Gran Maestro – e questo vuol dire responsabilità di costruire, impegnandosi concretamente per il lavoro, i giovani, la giustizia sociale e i diritti della persona”. “Al nostro Paese serve un progetto di lungo respiro”, prosegue, “perché recuperare lo spirito comunitario significa non solo contribuire a risolvere i problemi ma anche pensare e agire in nome delle generazioni future. Lo sforzo è pensare il ‘noi’, riscoprire i valori del vivere insieme passando da una cittadinanza dispersa e delusa a una cittadinanza intensificata, sociale e responsabile. Occorre farlo con altri, ma anche da soli, con l’esempio di scelte giuste”.

“Il populismo può incantare, ma non ruba l’occhio – avverte il Gran Maestro – ciò che rimane è un legame sociale più profondo contro l’erosione delle basi morali della società. La cultura e il dialogo sono il modo per aprirsi, per dilatare il ‘comune’ che ci appartiene e che deve fondare una nuova laicità in questo campo di rovine. Non c’è tempo per perdersi nel conformismo o per aspettare ancora. E’ l’ora di un nuovo scatto di reni, è tempo di premiare il merito e la ricerca di soluzioni condivise”. “Superare la sfiducia – indica Raffi – è il cammino che gli italiani devono compiere per ritornare a essere protagonisti della politica, avendo chiaro che la politica è un’arte nobile che non si deve identificare con la partitocrazia, cioè con l’occupazione del potere da parte dei grandi gruppi organizzati. Dobbiamo saper leggere la profonda trasformazione in atto: più che fermarsi alla denuncia, è tempo di dare spazio alla proposta”.

“Servono testimoni credibili di pensiero – sottolinea ancora il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – e di un nuovo corso sociale, che parta dal rispetto dell’altro e dall’importanza di valori sociali e della persona. Non ci possono essere i pochi contro il nulla, ovvero non si possono eliminare le fasce intermedie che controllano e limitano il potere degli ottimati. La storia insegna che i grandi rivolgimenti e i grandi progressi sono stati determinati dalla borghesia produttiva e non parassitaria. Occorre costruire una vasta presa di coscienza -conclude Raffi – e rinnovare le ragioni della legalità e di un’altra idea dell’Italia rispetto alla logica della delega e della rinuncia”.



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