Roma 9 giugno 2010 – (La Repubblica) Intervista al Gran Maestro Gustavo Raffi.

Roma 9 giugno 2010 – (La Repubblica) Intervista al Gran Maestro Gustavo Raffi.

di ALBERTO STATERA

“Quando nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”, recita ironico il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, avvocato ravennate dal profilo un po’ risorgimentale, ex segretario locale del defunto Partito repubblicano di Ugo La Malfa, quando gli si chiede di commentare l’improvvisa fiammata antimassonica di parte del Partito Democratico. E l’Opus Dei? E Comunione e Liberazione? E tutti i mariuoli, clericali o non, ormai in circolazione per ogni dove? E tutti i seri problemi del paese che il Pd tende spesso a rimuovere imboccando improbabili vie di fuga? Il Gran Maestro se lo chiede, ma la delibera assunta lunedì dalla Commissione di Garanzia presieduta da Luigi Berlinguer, proveniente da una vecchia famiglia massonica il cui capostipite Mario, padre di Enrico e Giovanni, era Gran Maestro della Loggia di Sassari, in fondo non gli dispiace: “Al di là della temporanea sospensione dei fratelli pd iscritti – dice – c’è un percorso serio per capire la questione e non infliggere una censura dogmatica; è un percorso laborioso, ma simile a quello già tracciato saggiamente dal lodo di Valerio Zanone e Giovanni Bachelet”. Ma non gli va giù che i problemi interni di un partito in cui si è rivelata difficile la convivenza tra l’anima cattolica ex democristiana con quella laica ex repubblicana, ex socialista ed ex comunista, tirino inopinatamente in ballo “una delle più importanti agenzie produttrici di etica che abbia creato dal suo seno la storia dell’occidente, come il professor Paolo Prodi ha efficacemente definito la massoneria”.

Un fatto è certo, i massoni del Partito democratico, che dovranno ora rivelarsi, sono a bizzeffe, come garantisce l’ex sindaco comunista di Pistoia Renzo Baldelli. Col Gran Maestro recalcitrante, che giura di non aver mai chiesto di mostrare la tessera di partito ai suoi fratelli (“Se no verrei messo fuori dal consesso della massoneria mondiale”) tentiamo un computo, che ci porta a un totale di oltre 4 mila su quasi 21 mila iscritti in 744 logge, il 50 per cento dei quali concentrati in Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia, Lazio e Lombardia, con la maggiore densità assoluta a Firenze e Livorno. Di questi almeno 4 mila diessini, molte centinaia ricoprono cariche politiche, amministrative o dirigenziali, come in passato il Gran Maestro aggiunto Massimo Bianchi, che è stato vicesindaco socialista di Livorno. Adesso dovranno rivelarsi ed è facile prevedere che non sarà un’operazione indolore.

Ma Gustavo Raffi pensa che potrebbe venirne persino un bene, cioè “la fine di questa leggenda della segretezza, frutto avvelenato delle gesta del materassaio di Arezzo, che non ha ragione di persistere. Ma come si fa – si accalora – a confondere il Grande Oriente, scuola di etica e di classe dirigente, con i mariuoli che infestano il paese anche in false massonerie? Il fascismo, perseguitandola, costrinse la massoneria al segreto, ma oggi siamo un’istituzione trasparente tornata nella storia. Lo dimostrano le decine di nostri convegni culturali con partecipanti del calibro di Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Umberto Galimberti, Giuseppe Mussari, Ignazio Marino, Paolo Prodi, Gian Mario Cazzaniga e tanti, filosofi, storici, accademici di reputazione e scienza preclare. Il Pd si accorge adesso che la sinistra è figlia anche della massoneria? Fanno fede i nomi dei fuorusciti a Parigi durante il fascismo, le Brigate partigiane in Spagna e la Costituente, dove su 75 membri 8 erano massoni, da Cipriano Facchinetti ad Arturo Labriola, Meuccio Ruini… “.

Gran Maestro – lo interrompiamo – per favore, non torniamo a Garibaldi e Bakunin e ai generi massoni di Marx, il fatto è che in un passato più recente le vicende della masso

Roma 9 giugno 2010 (IlFoglio.it) Meglio Gramsci che Dan Brown. Perché le scelte sulla massoneria sono un buon segnale per i democratici.

Roma 9 giugno 2010 (IlFoglio.it) Meglio Gramsci che Dan Brown. Perché le scelte sulla massoneria sono un buon segnale per i democratici.

Problema: è possibile oppure no essere democratici e pure massoni? A questa piccola domanda, che per due settimane ha catturato l’attenzione dell’intero gruppo dirigente del Pd, sembra esserci finalmente una timida risposta. Una risposta che, con tanti se, con tanti ma e con tantissimi periodi ipotetici del terzo tipo, pare comunque essere qualcosa di simile a un bel “sì”. Dopo una lunghissima fase istruttoria che ha tenuto impegnato a lungo la più importante tra le commissioni del Pd (quella di garanzia) lunedì sera Luigi Berlinguer ha spiegato che sì, si può essere allo stesso tempo massoni e iscritti al Pd: a patto che al momento di aderire al partito si dimostri che l’appartenenza a una qualsiasi associazione (vale per la massoneria ma vale anche per l’Opus dei, per gli scout o, per dire, per l’Aspen Institute) non è incompatibile con la vita del partito.

Dietro la vivace disputa sulla compatibilità della massoneria non vi sono però soltanto oscure evocazioni di grembiulini o misteriose riunioni danbrowniane convocate da loschi figuri incappucciati. Il dibattito sul massone democratico sfiora infatti una delle questioni più delicate nella vita del Pd e riguarda la sua identità. Qualcuno sostiene che la formula elaborata dalla commissione contenga comunque l’intenzione di voler far scontare una pena a chiunque appartenga a una qualsiasi lobby o associazione. Ma, come ogni sforzo che viene fatto nel Pd per tentare di mettere insieme sensibilità diverse, la decisione dei garanti andrebbe in realtà letta in modo positivo.

E nel suo piccolo – per citare il Gramsci che nel 1925 intervenne su questo tema alla Camera (“Chi è contro la massoneria è contro il liberalismo”) – quella fatta dal Pd potrebbe persino suonare come una scelta liberale. Sarebbe bello che i democratici capissero che il Pd dà il suo meglio quando esercita con intelligenza la sua forza centripeta e non quando tende a coltivare con miopia le sue elitarie vocazioni minoritarie. Ma intanto non può che far piacere sapere che nel Pd c’è ancora qualcuno che preferisce ripassarsi il vecchio Gramsci piuttosto che lasciarsi incantare dalle complottistiche e sconclusionate teorie alla Dan Brown.

(IlFoglio.it) 9 GIU 10

Roma 9 giugno 2010 (Affaritaliani.it) “Io, politico di sinistra e massone”. Parla il numero 2 del Grande Oriente.

Roma 9 giugno 2010 (Affaritaliani.it) “Io, politico di sinistra e massone”. Parla il numero 2 del Grande Oriente.

Un fatto è certo, i massoni del Partito Democratico, che dovranno ora rivelarsi, sono a bizzeffe. Un totale di oltre 4 mila su quasi 21 mila iscritti in 744 logge, il 50 per cento dei quali concentrati in Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia, Lazio e Lombardia, con la maggiore densità assoluta a Firenze e Livorno. Di questi almeno 4 mila diessini, molte centinaia ricoprono cariche politiche, amministrative o dirigenziali, come in passato il Gran Maestro aggiunto Massimo Bianchi, che è stato vicesindaco socialista di Livorno e che sceglie Affaritaliani.it per svelare i segreti della Massoneria.

Che cosa ne pensa dell’apertura del Pd ai massoni?
“Mi sembra una delibera equilibrata, nel senso che un partito ha il diritto di sapere chi ha tra i propri iscritti. L’importante è che non sia poi usato come oggetto di discriminazione di una categoria. La delibera, almeno per come si è letta, dice che se si vuole aderire al partito si devono far conoscere le appartenenze. E’ una cosa chiara insomma…”.

Lei è stato vicesindaco di Livorno, come è stata accettata questa sua carica?
“Ho fatto il vicesindaco socialista con tre sindaci comunisti. Ero già iscritto alla Massoneria dal ’67 e ho fatto il consigliere comunale nel ’70, sono stato poi segretario provinciale della federazione socialista, assessore provinciale nel ’75 e vicesindaco nell’80”.

Che cosa ha voluto dire fare il vicesindaco a Livorno?
“Vuol dire essere parte della tradizione della città. Una città che ha dato nella sua storia i natali a massoni illustri come Adriano Lemmi. Io non ho mai avuto problemi. La mia appartenenza alla Loggia è sempre stata conosciuta. Non l’ho mai nascosta. Anzi, l’ho sempre scritta nel curriculum”.

Bisogna dichiarare secondo lei di essere massoni e far parte della Loggia?
“Se il partito Democratico ritiene che del potenziale iscritto si debba conoscere a che cosa è iscritto è una cosa giusta che smorza la polemica che c’è stata dalla parte cattolica”.

Quanti sono i massoni in politica?
“Questo non lo sappiamo. A chi viene da noi non si domanda di che religione è e a che cosa appartiene. La gran maestranza si è sempre tenuta lontana dalla vicende politiche. Noi non abbiamo l’obbligo di dichiarare per chi votiamo e in cosa crediamo”.

Carlo Azeglio Ciampi è di Livorno. Si dice che sia massone…
“Non ne parliamo nemmeno. E’ stato un esponente della cultura laica che nel nostro Paese è deficitaria. E’ una leggenda metropolitana quello della sua appartenenza alla Massoneria”.

Conosce nomi illustri che fanno parte delle Logge?
“Per la Massoneria succede quello che succedeva in politica: quando non si sapeva di che partito era una persona era automaticamente socialista. Cominciando da Gesù Cristo. Io non sapevo di Ezio Gabrieli”.

Che cosa pensa delle donne nella Massoneria…
“Sono contrario. Ma c’è una soluzione. Esiste in Italia una gran loggia femminile, solo femminile però. Io sono contrario alle logge miste, al di là che il nostro regolamento lo vieta”.

(Affaritaliani.it) 9 GIU 10

Roma 8 giugno 2010 – (Adnkronos) PD: Raffi (GOI), Nessuna scomunica o rogo morale per Massoneria. Commissione Garanti ha tracciato percorso per confronto.

Roma 8 giugno 2010 – (Adnkronos) PD: Raffi (GOI), Nessuna scomunica o rogo morale per Massoneria. Commissione Garanti ha tracciato percorso per confronto.

“Dalla commissione dei garanti del Pd non è venuta alcuna scomunica o rogo morale nei confronti della Massoneria. Piuttosto c’è la voglia di un confronto, e questo è sempre positivo. E’ importante che sia stato compreso che il Grande Oriente d’Italia non è un’associazione segreta”.

Così Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, commenta all’ADNKRONOS la decisione della commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico, presieduta da Luigi Berlinger, dopo alcuni casi di amministratori locali del partito iscritti alla massoneria.

“E’ stato tracciato un percorso – aggiunge il numero uno di Palazzo Giustiniani – per comprendere il fenomeno massoneria e segnatamente quello del Grande Oriente d’Italia, la più antica, storica e democratica istituzione massonica in Italia”.

“Il testo finale messo a punto dal partito di Bersano – sottolinea Raffi – si muove nell’orbita del ‘lodo Bachelet e Zanone’, che prevedeva la dichiarazione dell’appartenenza a qualsiasi formazione sociale da parte degli iscritti. Oggi si vogliono conoscere i fini associativi e il Grande Oriente – assicura l’avvocato ravennate dal 1999 alla guida del GOI – è in grado di fornire tutti gli elementi utili dai propri statuti e con le sue comunicazioni, ivi compreso il sito internet con una radio on line e una tv sul web. Peraltro – fa notare Raffi – per chi vuole seriamente conoscere la storia del GOI, oggi c’è la possibilità di reperire una pubblicistica seria che spazia dagli Annali della storia d’Italia di Einaudi a case editrici come il Mulino”.

Per Raffi, con la decisione della commissione del Partito Democratico, “almeno cala il sipario su un dibattito ottocentesco in cui certe terze file, animate da zelo iconoclasta, hanno avuto un minuto di visibilità come comparse nel vecchio film italiano del ‘grande vecchio’ e delle associazioni ‘segrete’. Dalla decisione del Pd – rimarca il Gran maestro del GOI – che rispettiamo perchè siamo uomini di confronto, viene un monito alla politica intera: si pensi ai problemi della gente invece di giocare con le ombre e il ‘Monopoli dei grembiuli’. La politica non ha nulla da temere dal Grande Oriente degli uomini liberi”.

“Eretici come sempre, perchè costruttori di umanità – sottolinea ancora il numero uno della massoneria di Palazzo Giustiniani -, continueremo a cercare il confronto con tutti. Chi vorrà guardarci negli occhi sarà nostro fratello”.

“Ai pochi, politici o meno che ci vedono ancora come cospiratori – conclude il Gran Maestro Raffi – diamo un consiglio: invece di accendere roghi morali o mediatici, andate al cinema a vedere la storia di Ipazia”.

(AdnKronos) 08 GIU 2010

Roma 8 giugno 2010 – (AGI) PD: Gabrielli, Massoni non sono un pericolo per il Partito.

Roma 8 giugno 2010 – (AGI) PD: Gabrielli, Massoni non sono un pericolo per il Partito.

L’ex assessore al comune di Ancona, Ezio Gabrielli, massone del Grande Oriente D’Italia, al centro del dibattito sulla massoneria che ha coinvolto il Partito democratico in questi giorni, interpellato sul blog del Foglioe, spiega perchè la decisione del Pd sulla massonerie è più che positiva.

“La decisione del comitato di garanzia mi sembra giuridicamente ineccepibile. La commissione ha resistito al tentativo di una parte minoritaria del mondo cattolico di cacciare dal partito un pezzo della cultura laica del nostro paese. Si è passati da un pre-concetto politico a un maturo giudizio giuridico. Mi pare un buon momento per la vita del nostro partito. La strada era stata tracciata, infatti non posso che prendere atto della distanza abissale nello stile e nei contenuti adottati da alcuni rappresentanti di ‘quarta fase’ dalle parole di Giovanni Bachelet, la cui autorevolezza ha segnato un punto importantissimo nella discussione di questi giorni. I massoni, dovrebbe essere chiaro, non sono un pericolo per il Pd”.

(AGI) 08 GIU 10

Roma 8 giugno 2010 – (ANSA) PD: Gabrielli, Massoni non sono un pericolo per il Partito.

Roma 8 giugno 2010 – (ANSA) PD: Gabrielli, Massoni non sono un pericolo per il Partito.

L’ex assessore al comune di Ancona Ezio Gabrielli, massone del Grande oriente e al centro del dibattito sulla massoneria che ha coinvolto il Partito democratico in questi giorni, interpellato sul blog del Foglio Cerazade, spiega perché la decisione del Pd sulla massonerie “è più che positiva”.

“La decisione del comitato di garanzia – ha detto Gabrielli – mi sembra giuridicamente ineccepibile. La commissione ha resistito al tentativo di una parte minoritaria del mondo cattolico di cacciare dal partito un pezzo della cultura laica del nostro paese. Si e’ passati da un pre-concetto politico a un maturo giudizio giuridico. Mi pare un buon momento per la vita del nostro partito. La strada era stata tracciata, infatti non posso che prendere atto della distanza abissale nello stile e nei contenuti adottati da alcuni rappresentanti di ‘quarta fase’ dalle parole di Giovanni Bachelet la cui autorevolezza ha segnato un punto importantissimo nella discussione di questi giorni. I massoni – ha concluso – dovrebbe essere chiaro, non sono un pericolo per il Pd”.

(ANSA) 8 GIU 10