Anniversario Repubblica Romana. Celebrazioni al Gianicolo della loggia capitolina Dio e Popolo

La loggia capitolina Dio e Popolo (786) del Grande Oriente d’Italia celebra a Roma il 9 febbraio l’anniversario della proclamazione della Repubblica Romana al Mausoleo Ossario Garibaldino del Gianicolo (via Garibaldi 29), monumento che rende omaggio alle battaglie più significative per la liberazione di Roma (1849 Vascello, San Pancrazio, Palestrina, Velletri, Monti Parioli, Villa Spada; 1862 Aspromonte; 1867 Monterotondo, Mentana, Villa Glori, Casa Ajani; 1870 Porta Pia, San Pancrazio) e che custodisce le spoglie dei loro caduti tra cui quelle di Goffredo Mameli. Il giovane poeta genovese, autore dell’inno d’Italia, fu ferito a morte proprio sul Gianicolo nel 1849, a soli 22 anni, nell’ultima strenua difesa della Repubblica Romana. Il Vascello, ora sede nazionale del Grande Oriente d’Italia, fu avamposto garibaldino, scenario di quegli eventi.

L’appuntamento del 9 febbraio 2018 è alle ore 10 e l’invito alle celebrazioni è esteso alle logge del Grande Oriente d’Italia, in particolare a quelle capitoline, e a quanti amano il proprio paese.

Il Mausoleo sul Gianicolo per i patrioti del Risorgimento

Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo

Il Mausoleo Ossario Garibaldino sorge sul Gianicolo nella località detta Colle del Pino, dove tra il 30 aprile e i primi giorni del luglio 1849, guidata da Giuseppe Garibaldi, si svolse l’ultima strenua difesa della Repubblica Romana proclamata il 9 febbraio dello stesso anno. Progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci (1895-1970) e solennemente inaugurato il 3 novembre del 1941, dopo due anni di lavori, il Mausoleo accoglie i resti dei caduti nelle battaglie per Roma Capitale dal 1849 al 1870.
L’esigenza di ricordare degnamente i caduti per Roma fu posta con forza all’indomani della presa di Porta Pia. Nel 1878-79 lo stesso Garibaldi e il figlio Menotti furono tra i promotori della legge che riconobbe nel Gianicolo il luogo dove raccogliere i resti dei patrioti. Fu quindi realizzato il primo sepolcreto sulla base di minuziose ricognizioni effettuate per individuare le salme, alcune delle quali erano tumulate al Campo Verano, mentre quelle del 1870 erano ancora sepolte sui luoghi delle battaglie presso le Mura. L’idea di realizzare un Mausoleo fu ripresa negli anni Trenta del ‘900 da Ezio Garibaldi, figlio di Ricciotti, allora presidente della Società dei Reduci Patrie Battaglie, intitolata all’eroico nonno, e proposta al Governo, che la fece propria sostenendone i costi. La progettazione del monumento fu affidata dalla Società al socio Jacobucci, mentre la realizzazione fu curata dagli Uffici Tecnici del Governatorato.
Al centro di un’area recintata, un austero quadriportico in travertino, costituito da tre archi a tutto sesto su ogni lato, e in posizione elevata su una gradinata, racchiude il nucleo centrale del monumento: un’ara ricavata da un unico blocco di granito rosso di Baveno, arricchito da figurazioni allegoriche ispirate all’antichità romana, tra cui la lupa, l’aquila imperiale, scudi e gladi. Questi motivi si ripetono in tutto l’apparato decorativo del Mausoleo.
In corrispondenza degli angoli del quadriportico, quattro piedistalli in travertino sorreggono altrettanti bracieri bronzei decorati con teste di lupa, che ancora oggi vengono accesi nel corso delle ricorrenze ufficiali. Sui piedistalli sono ricordate le battaglie più significative per la liberazione di Roma: 1849 Vascello, San Pancrazio, Palestrina, Velletri, Monti Parioli, Villa Spada; 1862 Aspromonte; 1867 Monterotondo, Mentana, Villa Glori, Casa Ajani; 1870 Porta Pia, San Pancrazio.

Tomba di Goffredo Mameli

Sul retro del quadriportico, una doppia rampa di scale scende al Sacrario, chiuso da un imponente portale bronzeo. Il suggestivo ambiente è diviso in due zone: un vestibolo con piccole absidi laterali e un vano quadrato, che ha al centro un grande pilastro circolare ornato con palme e croci votive in alabastro. Il soffitto a volta ribassata è ricoperto di tessere musive in oro; marmi policromi rivestono il pavimento e le pareti, sulle quali sono disposti 36 loculi chiusi da lapidi che ricordano i nomi di oltre 1600 eroici caduti. Nei loculi sono conservati solo pochi resti (ca. 200), per lo più anonimi, rinvenuti nel corso delle varie ricognizioni. Nella parete di fondo è posto il sarcofago in porfido con le spoglie di Goffredo Mameli, il giovane poeta genovese, autore dell’inno d’Italia, ferito a morte proprio sul Gianicolo nel 1849 a soli 22 anni.
Tra i caduti ricordati si segnalano: Andrea Aguyar, più noto come il fedele “Moro di Garibaldi”; Ciceruacchio, l’eroico popolano Angelo Brunetti fucilato con due figli a Cà Tiepolo; Francesco Daverio, Enrico Dandolo, Luciano Manara, Emilio Morosini, Giacomo Venezian, Edoardo Negri e tra le donne Giuditta Tavani Arquati e Colomba Antonietti Porzi. In tutto il monumento numerose sono le iscrizioni che ricordano fatti, luoghi, pensieri e testi legati alle vicende storiche e ai personaggi che vi sono celebrati, come le due lapidi della cripta con gli Ordini del giorno del Municipio e del Triumvirato Romano (Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi, Carlo Armellini) e l’epigrafe a mosaico estrapolata dagli scritti mazziniani. (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali)



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