Ancona 2 giugno 2010 – (Il Foglio) Gabrielli, massone nel Pd “Sono laico e perbene, come fanno a buttarmi fuori?”. I dem. divisi da un tema di cultura liberale: parla l’uomo dello scandalo.

Abbiamo chiesto all’avvocato Ezio Gabrielli, l’assessore di Ancona estromesso dalla giunta Pd e in predicato per essere escluso dal partito, di intervenire sulla sua situazione. Ecco il testo del suo intervento.

“Ero abbastanza riluttante ad accogliere l’offerta di intervenire direttamente sulla questione massoneria ma, considerando gli ultimi attacchi diretti e indiretti ricevuti dai massimi dirigenti del partito, approfitto volentieri dell’occasione. Il tema è detonante; se un pacato ex ministro come Giuseppe Fioroni arriva ad affermare che l’eventuale mancata espulsione di un militante di provincia, leggo, ‘minerebbe alla base il patto di convivenza dentro il Pd’, evidentemente la questione contiene elementi di certa importanza. Tutti sanno che, grazie a Dio, nelle file dei militanti del maggior partito della sinistra italiana si trovano massoni più o meno dichiarati. Chiariamo subito che la questione del codice etico è una assoluta corbelleria, anche se la presidente del partito Rosy Bindi afferma il contrario. Il Grande Oriente d’Italia non è una associazione segreta e i suoi scopi sono conformi alla Carta costituzionale, tanto che qualunque cittadino intenda divenire massone deve promettere la “scrupolosa osservanza della Carta costituzionale e delle leggi della Repubblica”.
Lo scandalo non si nasconde nella inesistente violazione del codice etico; e allo stesso tempo non credo possa nascondersi nell’accusa di cospirazione. Credo si debba considerare acquisita, da parte dei dirigenti nazionali del Pd, la distanza tra la vicenda P2 e massoneria regolare.
Sul punto mi aiuta Piero Fassino che, nel suo libro “Per passione”, riferendosi al ruolo della Fiat e di Valletta nella città di Torino e al loro tentativo di dominio assoluto delle istituzioni cittadine, racconta la reazione delle forze democratiche e scrive: “Chi guida questa operazione politica è, curiosamente, la massoneria democratica, la quale reagisce così all’alleanza che non solo a Torino, ma anche sul piano nazionale si va costruendo tra la Dc e il mondo della grande impresa”; e continua: “Una massoneria che non ha niente a che vedere con la struttura eversiva che poi abbiamo conosciuto negli anni Ottanta con Gelli e la P2”. Il problema quindi risiede in un elemento che è altro rispetto alla accusa di cospirazione, un elemento la cui importanza all’inizio mi era completamente sfuggito.
Mi sono oramai definitivamente convinto che lo scandalo nasce dalla mia ingenua e orgogliosa dichiarazione di appartenenza a una delle ultime istituzioni francamente laiche del nostro paese. Ogni tanto noi del Pd facciamo finta di dimenticarcelo, ma questo nuovo grande partito della sinistra italiana è privo di una identità matura e autonoma e continua a comportarsi incoerentemente, rimpallato tra le due culture dominanti del paese nel post Tangentopoli. Ho tentato di superare un divieto assoluto della sinistra italiana di rivendicare dignità propria a una cultura francamente estranea ai due soci di maggioranza del Pd, cattolici e post comunisti. Hanno pagato tutti quelli che ci hanno provato, e ora passano alle terze e quarte file per motivi non nobili.
Non è per caso che qualcuno sta cercando un casus belli e tira in ballo la massoneria? E non è che per caso i nostri dirigenti per equilibri interni preferiscono defenestrare un povero pirla di provincia in nome dell’equilibrio tra soci fondatori? Gli interventi di questi giorni sono privi di senso delle proporzioni. Il problema è politico e va affrontato in termini politici. Io mi domando se ci si stia rendendo conto verso quale direzione il mio partito (ex?) si stia incamminando. Oggi è la massoneria a pagare pegno, domani qualcuno troverà oltraggioso parlare di coppie omosessuali o di fecondazione assistita o di eutanasia: cedere oggi su questo signif



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