Gran Loggia 2008
“Tu sei mio fratello”
Allocuzione del Gran Maestro Gustavo Raffi
Autorità presenti, Signore e Signori, Carissimi Fratelli,
come da consolidata tradizione, il Grande Oriente d’Italia raduna i Liberi Muratori italiani in una Gran Loggia. Il suo format, straordinariamente ricco di eventi culturali e sociali aperti al pubblico, mostra quanto sia forte la volontà di trasparenza e di dialogo interculturale, maturati dalla più antica e importante Obbedienza massonica presente e operante in Italia. Con questo chiaro presupposto il Gran Maestro svolge una funzione di carattere pubblico. È quella di tenere una allocuzione rivolta sia ai Fratelli, sia alla società civile di cui i Massoni del Grande Oriente sono parte integrante e fattiva. I manifesti e le locandine che annunciano il programma di questi tre giorni riminesi sottolineano il tema centrale che intendiamo trattare: quello della Fratellanza. Si tratta di un argomento fondamentale per la Libera Muratoria, un argomento che però si presta ad ambiguità e fraintendimenti. Pertanto, lo abbiamo scelto con la ferma volontà di proseguire nell’opera con cui, in questi anni, abbiamo ridato chiarezza e importanza ai valori e ai princìpi che contraddistinguono la Libera Muratoria universale. Non è stato facile. Ma è una scelta di stile e comportamento che, per il Grande Oriente, è irreversibile. La Libera Muratoria è un Ordine Iniziatico che propone un cammino spirituale difficile e impegnativo. Non è una religione. E non vuole esserlo. Infatti non si oppone né si contrappone a nessuna confessione, malgrado alcuni superficiali denigratori ne asseriscano il contrario. E neppure pretende di rivelare mirabolanti segreti. Il nostro percorso, individuale e collettivo allo stesso tempo, ci insegna, mediante la ritualità e l’attenzione ai simboli su cui meditiamo, a porci in discussione. Il Libero Muratore che segue la via iniziatica è un uomo del dubbio. È un uomo che ricerca la conoscenza. È un uomo che si pone continui interrogativi. Non nega la verità, ma la sottopone a una critica attenta e aperta, perché vuole cogliere quanto c’è di provvisorio, di parziale, di unilaterale, nella sua visione del mondo. E quando ha colto tutto ciò, è pronto a rimettere tutto, nuovamente in discussione. Convinto com’è che non ci può essere nulla né di assoluto né di immutabile nella sua conoscenza, fuorché l’amore per il conoscere e l’anelito ad un mondo migliore e più giusto. Non vuole sostituirsi al Grande Architetto dell’Universo, ma vuole essere, semplicemente, un Uomo degno di questo nome. In questo senso, il percorso massonico richiede ai singoli iniziati una sorta di scomposizione alchemica. Li vuol mettere davanti ad uno specchio. Li invita a guardarsi dentro, così da ritrovare un dialogo con il proprio sé interiore, ricostruendo un’armonia che la quotidianità, la profanità, i “metalli”, nel lessico muratorio”, tendono a farci smarrire. I Liberi Muratori hanno fondato la loro Fratellanza perché sapevano di essere imperfetti. Lo hanno fatto, agli inizi del XVIII secolo, sulla scia di diverse tradizioni operative e simboliche, dopo la devastante esperienza delle guerre di religione. Lo hanno fatto dopo aver sperimentato l’assurdità di imporre agli altri scelte umane, spacciate per volontà divine. E dopo aver maturato la convinzione che il volere divino non è mai sorretto da roghi e da baionette, ma dall’amore, dalla tolleranza e dall’equità. Erano uomini straordinari di fedi e di idee diverse, animati da una profonda umanità, unita al sospetto che ogni rigido paradigma di pensiero fosse il frutto di una demoniaca volontà di potenza più che il frutto di una divina ispirazione. Per questo, diedero vita ad una Fratellanza che, se si ispirava al retroterra delle logge dei costruttori ed al loro linguaggio architettonico, fondava la modernità attraverso il libero esame, il confronto democratico, la libertà delle opinioni. Era il sogno di una novella scuola filosofico-iniziatica, che, estranea all’azione politica e religiosa, si ponesse come suo fine ultimo la conquista della conoscenza interiore. Senza amicizia e senso di Fratellanza tale sfida sarebbe stata subito perduta. È il motivo per cui la Fratellanza costituisce il vero cemento della Libera Muratoria. Una Fratellanza frutto di libera scelta, di adesione a principi comuni e della volontà di mettersi in discussione, nonostante le differenze di censo, cultura, religione, etnia. Il particolare status di “Fratello”, proprio del Libero Muratore, conferisce così la possibilità di sviluppare un sentimento di consonanza con gli altri iniziati, pur lasciando al singolo massone la sua piena autonomia di giudizio e le sue idee. È un’opportunità nuova e rivoluzionaria che coloro i quali conoscono bene l’arte, sanno pienamente cogliere, in quanto scoprono di condividere con molti altri esseri umani una predisposizione critica e libera verso la ricerca del vero: all’insegna della tolleranza, del rispetto e della prudenza.
È la predisposizione critica che nasce dal dubbio e non dalla certezza di possedere una verità univoca e indiscutibile. Con ciò la Fratellanza non vuole essere una fratria nel senso deleterio di una consorteria più o meno affaristica, (o) una sorta di club raffinato in grembiule, poco accessibile, ma atto a promuovere alcuni favoriti o a spianare illegittimamente carriere. Per quanto il termine “Fratellanza” possa purtroppo essere utilizzato in diversi e deleteri contesti, per i Liberi Muratori esso dovrebbe, invece, significare che, al di là delle inevitabili differenze, i Fratelli operano per costruire e cementare non solo valori altamente sociali, ma anche spirituali. Sono quelli del dialogo multiculturale, della pace sociale, della ricerca critica della verità, nella difesa dei diritti umani e dei valori laici della convivenza civile. Anche se vi è stato – e forse vi è ancora – chi vorrebbe una Massoneria meno visibile, meno impegnata sul versante pubblico e delle idee, più introflessa, privata e soprattutto riservatissima: al limite della segretezza. E questo nel nome di un supposto e improbabile esoterismo. Su questi temi, la nostra Gran Maestranza è stata inflessibile e coerente e continuerà ad esserlo. La Fratellanza massonica è aperta, non ha una doppia contabilità con un lato pubblico in cui si predica in un certo modo, e un coté riservato, dove invece si fanno gli affari. La nostra Fratellanza si muove a partire da idee-guida che reputano il messaggio interculturale ed esoterico della ricerca spirituale proposto dalla Massoneria come una vincente formula educativa, come uno strumento costruttivo del vivere civile e della società contemporanea, sempre più travagliata da problemi e drammi legati alla mancanza di contenuti, di valori e di forme di sociabilità non conformiste. L’esoterismo non coincide con la segretezza, ma con la profondità con cui si affrontano i lavori di loggia e con la capacità di trasferire i valori maturati, grazie al comune esame dei simboli e dei riti, in un contributo costruttivo e dialogante con la società che ci circonda. Le più grandi figure dell’esoterismo, da Buddha a Giordano Bruno, per menzionarne solo due diverse e lontane nello spazio e nel tempo, non si sono nascoste nell’ombra, pur avendo raggiunto le sublimi vette di conoscenza e di profondità spirituale. Il loro praticare un sapere spirituale, religioso, filosofico, esoterico, non li ha isolati dal mondo come un corpo estraneo che si deve nascondere al contempo esaltandosi o autocelebrandosi in un delirio di onnipotenza. Questi saggi hanno praticato forme rigorosissime di disciplina interiore e allo stesso tempo hanno aperto con la loro parola i cuori di milioni di persone, cambiato idee, smosso montagne. L’esoterismo che costituisce il legame della nostra Fratellanza non è, né può essere, un alibi per celare pochezza di idee e di contenuti: una lampada smorzata per nascondere le macchie sui muri, una tenda o un tappeto funzionale a coprire lo sporco. La nostra essenza è quella di essere Liberi Muratori e allo stesso tempo Muratori liberi. Cioè liberi cittadini, animati da una particolare missione, da un’identità spirituale e culturale, senza per questo essere additati come soggetti pericolosi o antisociali, o come un gruppo di intrallazzatori e malfattori. Questa nostra essenza nasce da un modo preciso di coniugare l’identità muratoria, un’identità vissuta a viso aperto, con franchezza, con il proprio agire e le proprie idee senza nascondersi dietro ad un cappuccio. Essere Fratelli significa, anche, essere aperti al mondo, vivere la contemporaneità con il cuore in sofferta sintonia con i drammi del nostro secolo, con le ansie della nostra società, senza aristocratica estraneità e superiorità. Per quanto il nostro compito non sia politico e non debba essere tale, sentiamo l’obbligo di mantenere alta la sensibilità fraterna al fine di offrire un contributo costruttivo alla società civile. Affinché essa trovi risposte positive dinanzi alle nuove povertà, alla crisi della libertà della ricerca scientifica nel nostro paese, quasi infibulato da diktat di ordine teologico, all’indigenza in cui versa la scuola pubblica e tutto il sistema educativo. Ciò non costituisce un intervento a gamba tesa nella politica, poiché noi non siamo mai scesi nel merito delle leggi e delle soluzioni, ma abbiamo agitato problemi reali, che riguardano i nostri figli, la nostra vita, anche quella spirituale. Anzi, ricordiamo che “quella pseudo-Massoneria” – perché tale non era di certo – che non agitava mai questioni sociali e non toccava alcun tema connesso ai grandi problemi della contemporaneità, era poi la stessa che cercava e prometteva appoggi politici. Era quella che millantava poteri e scimmiottava il ruolo di agenzie governative per accreditarsi in ambiti affaristici o peggio ancora. E se qualcuno, ciononostante, si fosse avvicinato al Grande Oriente d’Italia, nella speranza di trovare quella pseudo-massoneria, resterà certamente deluso. Noi ci possiamo solo augurare o che cambi o che se ne vada. Dal nostro canto saremo vigili e intransigenti. La nostra Fratellanza ha conseguito piena cittadinanza nella società civile proprio per il suo stile e per il suo linguaggio. Non è un caso che le nostre logge si stiano riempiendo di giovani e che l’età media, in controtendenza rispetto alle altre Massonerie del mondo occidentale, si stia abbassando sempre di più. Quando si diventa punto di riferimento per i giovani, almeno per una parte di essi, ciò significa che si sono trovati i linguaggi e i contenuti che ci permettono di sottolineare il ruolo educativo delle logge. Non smetteremo mai di insistere su questo punto.
La Libera Muratoria, proprio in quanto Fratellanza esoterica, svolge un profondo ruolo educativo, grazie agli strumenti rituali e simbolici che strutturano e armonizzano i suoi lavori. Ma rituali privi di contenuti, privi di idee, di valori, di spirito, rischiano di tramutarsi in vuota liturgia e di lasciar spazio a non-valori: al conformismo (o peggio). Cosa questa che è la morte dell’esoterismo e della Fratellanza. Voglio, per amore di chiarezza, ricordare a tutti che nella Libera Muratoria non è lecito scambiare il mutuo soccorso con il favoritismo e che nessun Fratello può e deve chiedere ad un altro Fratello ciò che è illecito chiedere: ciò che contrasta con le leggi, con l’etica, con il buon senso e con la correttezza. Il vero Libero Muratore è trasparente come l’acqua e questa trasparenza rende grande la nostra Istituzione. Questo è ciò che ci ha insegnato l’esempio di tanti Fratelli che hanno testimoniato tale trasparenza nella vita professionale, in quella famigliare e in quella politica. Ad essi va tutta la nostra sincera, profonda riconoscenza. Per il loro esempio, per il loro rigore, per il loro coraggio, la Libera Muratoria si è imposta come una vera e propria Scuola di vita, una delle poche in Occidente, in cui si formano uomini e cittadini liberi e tolleranti, devoti allo Stato e alla sua Carta Costituzionale. Chiudo questa allocuzione, sottoponendo un ultimo punto alla vostra riflessione. I Padri Fondatori della Libera Muratoria, i nostri Padri, sapevano di avere alle spalle un secolo di orrori, ma erano saldamente convinti che servisse uno strumento spirituale, esoterico, rituale e simbolico-filosofico per invertire il corso della storia. Erano convinti che fosse necessaria una Grande Idea che unificasse, in una catena fraterna, uomini diversi ma liberi nel cuore e nell’animo: quindi né conformisti, né fatti con lo stampino. Oggi non è tanto diverso da allora. Oggi, forse molto di più che nel XVIII secolo, c’è bisogno di una Grande Idea, di un’istituzione che educhi al dialogo, che faccia parlare tra loro uomini di culture e religioni diverse, che si opponga ai fondamentalismi senza diventare a sua volta fondamentalista, che mantenga aperte le porte del dubbio e che non sia mai pronta a chiudersi nel dogmatismo. Questa Grande Idea è ancora la Libera Muratoria. La nostra Fratellanza, in questo secolo di angoscia, di spaesamento, di incertezze, di dubbi, di catastrofi identitarie, dove anche gli archetipi fondamentali del maschile e del femminile sono entrati in una crisi profonda, si propone come il vero, unico, fondamentale Tempio dell’uomo. Si propone come un luogo di unione, come un crogiolo di nuove idee e una fucina di nuove, profonde, sentite amicizie, in nome e in virtù della libertà e della tolleranza. Ma soprattutto in nome e in virtù della fiducia nel dono più grande che un essere umano può avere e può dare: quello di rivolgersi ad un altro uomo che mai ha visto prima, dicendogli, allo stesso modo, con lo stesso spirito e con lo stesso sentimento dei nostri rituali:
TU SEI MIO FRATELLO
Rimini, Palacongressi, 4 aprile 2008
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Gran Loggia 2008
“Tu sei mio fratello”
Allocuzione conclusiva del Gran Maestro Gustavo Raffi
Cari Fratelli,
i romani usavano come materiale per costruire le unità di misura il legno del fico: un albero umile. Un albero che non ha le pretese della quercia o del faggio o del castagno: gli alberi che primeggiano nel bosco. Ma i romani sapevano che è indeformabile. Come il fico, l’umiltà è il segno delle persone schive, modeste, che non vogliano primeggiare: come la quercia, il faggio o l’olmo. Ma sono indeformabili. Niente li piega: non sono uomini per tutte le stagioni. Non sono uomini che si lasciano attirare dalle vanità: come fa il cane da caccia che segue chi porta il fucile, chiunque esso sia. L’umile non è scemo: è riflessivo. L’umile non si sottovaluta. Sa chi è e cosa può fare: ma non ha bisogno di ostentarlo. La dote che accompagna l’umiltà è la virilità, non la debolezza o la pavidità. L’umile è un eroe perché non ha paura di perdere quello che non ha mai chiesto: è contento di essere quello che è. L’umile non desidera quanto non può avere perché ha quello che gli basta: la stima degli altri e la propria coscienza a posto. Perseguire l’umiltà coincide quindi con quel sapere di essere sulla giusta strada che ci rende disponibili ad accettare chiunque ci critichi. Che ci rende disponibili alla tolleranza e aperti al dubbio. Che ci rende disponibili alla fraternità: perché solo chi è umile è veramente aperto alla fratellanza. Come si vede, l’umiltà è la dote in cui si riflette il vero Libero Muratore. E’ la sua divisa. Se un Libero Muratore è umile non ha bisogno di patacche per sentirsi grande. E’ grande di dentro e grande di fuori.
TU SEI MIO FRATELLO
Rimini, Palacongressi, 6 aprile 2008
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