Allocuzione del Gran Maestro Gustavo Raffi

L’appello del Gran Maestro Gustavo Raffi a cogliere in positivo il cambiamento e a battersi per accorciare le distanze sociali, le differenze, le discriminazioni, per cancellare gli spread culturali, rimettendo al centro l’uomo.

Identikit di una moderna massoneria trasparente e aperta alla società civile, schierata dalla parte delle donne, e che guarda ai protagonisti del mondo, chiesa compresa, senza pregiudizi e tabù.

La massoneria ha un ruolo importante da assolvere. Deve fare i conti con la mutevole contemporaneità, saperne cogliere le trasformazioni in positivo anche se intorno la burrasca della crisi globale in atto non cessa di innalzare le onde del mondo e di disorientare. Deve battersi contro ogni violenza e discriminazione deve contribuire ad accorciare le distanze sociali, a rimettere al centro l’uomo, la cultura, la conoscenza, la scuola. Lo ha sottolineato il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, nella sua allocuzione tenuta questa sera a conclusione della prima giornata dei lavori rituali della Gran Loggia in corso a Rimini. La sua ultima allocuzione, dopo 15 anni alla guida del Grande Oriente, la “più difficile”, come lui stesso l’ha definita. Un’allocuzione, dalla quale è emersa l’identikit di una moderna massoneria operativa senza pregiudizi, schierata dalla parte delle donne e che non disdegna di guardarsi intorno, e che non mostra preclusioni nei confronti della Chiesa.

“Il mondo sta cambiando ad una velocità pochi anni or sono del tutto inimmaginabile. Questo mondo ‘liquido’, per usare il termine coniato di Zigmunt Baumann, sta trasformando radicalmente tutte le strutture ‘rigide’ che il mare del passato ha depositato sui lidi del presente”, ha spiegato Raffi. “Basterà volgere lo sguardo dentro quelle mura che separano l’Italia dal Vaticano per capire -ha aggiunto- che qualcosa sta cambiando. Osserviamo con attenzione e rispetto come questo Papa stia accelerando i tempi di un cambiamento epocale entro l’orizzonte di strutture tradizionalmente restie ad accogliere i fermenti di innovazione. E di riflesso il suo influsso si riverbera ben oltre i confini delle sagrestie. Ma tocca anche a noi. Tocca a noi fare la traversata di questa realtà liquida. Tocca anche a noi fare i conti con la mutevole contemporaneità. Con la pretesa, mai tradita, di essere sempre contemporanei alla posterità”. “Ciò che ci chiama a fare la nostra identità di italiani e di liberi muratori -ha osservato- è spiegare le vele e navigare con fiducia verso il futuro, qualunque cosa esso ci riservi”.

“Non possiamo rassegnarci a vivere passivamente – ha spiegato – in una realtà storica che richiede con forza il nostro apporto e il contributo che noi, e forse solo noi, possiamo dare a questa Italia. Non possiamo condannarci a essere complici di una logica di metallica superficialità, né essere attori inconsapevoli gettati in un contesto in cui l’unico valore condiviso sembra essere quello relativo allo spread fra btp e bund, mentre crescono a dismisura altre forme di spread, purtroppo ben più problematiche: differenziali di cultura, di benessere, di accesso alla conoscenza”.

“I valori profondi che portiamo nel cuore -ha sottolineato il Gran Maestro- così come la concezione dell’essere umano, kantianamente inteso come fine della storia e non suo mero strumento, valori che ci ostiniamo a conservare nella mente, non ci consentono di restare a guardare senza fare nulla. Ce lo chiedono la nostra storia e il nostro passato. Il contributo che la Libera Muratoria è stata capace di portare alla società italiana è, infatti, talmente radicato nella storia migliore del nostro paese che oggi è proprio quella nostra stessa identità a imporci di non rimanere inerti. I nostri valori devono essere chiari; la nostra testimonianza deve apparire sempre altrettanto trasparente. Non è di nessuna utilità per il consesso umano, e lo sarebbe ben poco persino per ciascuno di noi, se concepissimo la vita massonica come racchiusa in circuiti autoreferenziali, che parlano solo a se stessi”.

La massoneria in prima linea di Raffi è anche accanto alle donne. “Sebbene la Libera Muratoria del Grande Oriente d’Italia sia un’istituzione maschile -ha riferito il Gran Maestro nella sua allocuzione- non possiamo non prendere atto dello sconcertante fenomeno che vede ogni giorno aumentare a dismisura la violenza sulle donne ed al contempo abbiamo il dovere, proprio perché uomini, di sottolineare come l’azione di prevenzione, di educazione, di maturazione debba essere fatta soprattutto sui maschi, in particolare quelli educati in un gallismo latino occidentale, che si ritiene autorizzato ad esercitare i suoi diritti di supremazia, talora sino alla morte: fenomeno ancora più inquietante che ha radici profonde, più estese e cruente nel fondamentalismo terzomondista”. “La nostra idea di Massoneria è anche questa; una comunità educante, che guarda ai problemi reali e che considera una marca di esoterismo ripensare in modo formativo al ruolo e alla centralità del femminile, al fine di salvaguardare dignità e legalità di fronte al crescere di fenomeni barbarici ai quali noi ci opponiamo”. Parole che confermano la forte volontà di cambiamento che ha caratterizzato il magistero massonico di Raffi.

Uno sguardo all’oggi, al futuro, ma anche al passato. Il Gran Maestro ha fatto il bilancio dei suoi quindici anni alla guida del Grande Oriente. “Quindici anni di difficoltà -ha spiegato- nei quali abbiamo cercato di scardinare un modo di concepire la Libera Muratoria vecchio, non perché antico e tradizionale, ma perché completamente sfuggito alla resa dei conti della storia. Una massoneria incapace di essere Agenzia etica, inadatta a cogliere i fermenti provenienti dalla società civile, inadeguata e priva di mezzi concettuali per misurarsi con i giovani e le loro istanze, appariva come una superfetazione destinata ad una decadenza inarrestabile. La storia della Massoneria, invece, -ha sottolineato Raffi- si fonda sulla capacità di promuovere ricerca, innanzitutto ricerca interiore, spirituale, sapienziale, di misurarsi con le temperie più dure alla luce di una riflessione continua sui contenuti. Dire che sono stati anni di riscoperto orgoglio massonico parrà forse eccessivo, ma certamente noi abbiamo voluto dare a migliaia di nostri fratelli il senso pieno di un’appartenenza della quale si può pubblicamente andare fieri”.

“Certamente chi arriva -ha aggiunto Raffi- e rivolgo il mio affettuoso pensiero al Gran Maestro che mi succede, il caro fratello Stefano Bisi – oggi trova un contesto sano e un corpo sociale ampio e variegato, senza dubbio più capace, almeno in un suo nucleo portante, di affrontare le sfide che abbiamo intrapreso ed alle quali non ci si potrà più sottrarre. Se noi ci preoccupiamo tanto della scuola e della ricerca, del patrimonio culturale, dei beni culturali insomma, quelli materiali ma anche quelli immateriali, dei quali si parla purtroppo molto poco, è perché noi vogliamo vedere una Italia lanciata in una prospettiva di crescita duratura, in cui lo sviluppo economico non coincida con la ricchezza ineguale, quella di pochi sui molti, con un addormentamento collettivo, fatto di mortificazione spirituale, anticamera di una fabbrica di sudditi rassegnati al declino, non in grado di esercitare una capacità critica e autocritica”.

“E’ stata la primavera della Massoneria?”, si è chiesto ancora il Gran Maestro. “Saranno gli storici -ha risposto- a tirare le somme. Sicuramente noi non siamo stati con le mani in mano, non abbiamo ripetuto moduli antichi, non ci siamo accontentati. Un’istituzione prima considerata come indegna di cittadinanza, della quale si diffidava e dalla quale ci si teneva a debita distanza, è, senza tema di smentite, entrata tra le realtà più vive, trasparenti, attive della nostra Italia. Il cammino è stato lungo e certamente resta l’amaro per le tante cose che si sarebbero dovute e potute realizzare, ma ci consola il fatto che il nuovo assetto dato alla vita della Libera Muratoria italiana consolida un’immagine rinnovata, una realtà trasparente e capace di essere protagonista della vita civile, come circuito che non teme il dialogo e il confronto, come strumento di civiltà e di difesa dei valori più importanti presenti nella nostra Carta Costituzionali e nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo”.



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