Il 22 novembre 1925 rappresenta una data drammatica e decisiva nella storia della Massoneria del Grande Oriente italiano. Dopo mesi di intimidazioni, violenze squadristiche, assalti alle officine e persecuzioni, e dopo l’approvazione anche in Senato della legge sulla associazioni, che di fatto metteva al bando la Libera Muratoria, il Gran Maestro Domizio Torrigiani si vide costretto a firmare un decreto di scioglimento di tutte le logge massoniche dell’Ordine – ma non del Goi stesso- e di cessazione delle loro attività. Una misura cautelativa e strategica, volta soprattutto a tutelare i fratelli.
Il provvedimento giungeva in un contesto segnato da tensioni e violenza. Nei giorni immediatamente precedenti, il 4 e 5 novembre 1925, le autorità di polizia e le milizie fasciste avevano occupato Palazzo Giustiniani, sede storica del Grande Oriente, dopo il fallito attentato a Benito Mussolini, che aveva coinvolto Tito Zaniboni, deputato socialista e libero muratore, e il generale Luigi Capello, anch’egli massone, entrambi arrestati. Una montatura del regime per giustificare il suo definitivo giro di vite completato il 26 novembre successivo con la promulgazione della legge n. 2029, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale quindici giorni dopo, che vietava ai pubblici funzionari l’appartenenza alla Massoneria.
Il Gran Maestro rimase in carica ma si formò un comitato ordinatore che fu presieduto dallo stesso Torrigiani fino al 1926 quando, dopo aver ricevuto la notifica dal Ministero della Pubblica Istruzione dell’annullamento dell’acquisto di Palazzo Giustiniani (avvenuto nel 1911), si trasferì in Costa Azzurra, ufficialmente per motivi di salute. Il giorno dopo la sentenza che condannava Zaniboni e Capello a 30 anni di carcere “per tentato omicidio premeditato e per guerra civile”, Torrigiani, nel frattempo tornato in Italia, fu arrestato perché considerato complice e condotto nel carcere di Regina Coeli. Era il 23 aprile 1927 e due giorni dopo venne assegnato al confino di polizia per cinque anni, prima a Lipari, dove rimase un anno e mezzo, e poi a Ponza. Prima di essere arrestato aveva lasciato l’incarico di presidente del comitato ordinatore del Grande Oriente al Gran Maestro Aggiunto Giuseppe Meoni.
