“Risorgimento agitato”: in mostra presso la Casa di Mazzini a Genova i fazzoletti della libertà. Il Grande Oriente d’Italia nel 2019 restaurò l’ala dove sono custoditi

Fino al 30 settembre è visitabile presso la Casa Mazzini di Genova, sede del Museo del Risorgimento in via Lomellini, l’esposizione “Risorgimento agitato”, una mostra davvero unica che raccoglie la più rilevante collezione italiana di fazzoletti “parlanti”, testimoni dell’anelito di libertà che portò alla nascita e alla costruzione dell’Italia. Un fragile e prezioso patrimonio che racconta la nostra storia  anche grazie al fondamentale contributo del Grande Oriente d’Italia, che ne ha reso possibile il recupero e la conservazione. Nel 2019 il Goi ha infatti finanziato, nell’ambito dell’Art Bonus,  il restauro dell’ ala del celebre Museo genovese dedicata appunto alle bandiere, agli  stendardi, ai drappi e ai fazzoletti, che coprono un arco temporale che va dal 1746 al 1945). Un intervento determinante, presentato subito dopo l’inaugurazione nel capoluogo ligure, durante la Gran Loggia di sei anni fa, che ha consentito di mettere in sicurezza e sottrarre all’inevitabile deterioramento del tempo numerosi oggetti che oggi sono custoditi in una sala climatizzata, accessibile esclusivamente ai ricercatori, che rappresenta un fondamentale presidio per la salvaguardia del nostro patrimonio storico e culturale.

E’ proprio qui che si trova conservata la raccolta di fazzoletti risorgimentali oggi esposta al pubblico e raccontata dal conservatore del Museo, Massimo Angelini, e allestita da Elio Micco: foulards carré, prevalentemente in seta prodotti tra il 1847 e il 1912, tra cui spiccano alcuni pezzi unici che non presentano analogie con i cimeli conservati in altri musei italiani, come il fazzoletto raffigurante Balilla (1847), quello dedicato a una congiura del 1847 mai avvenuta – vera e propria fake-news di metà Ottocento- e rara quanto straordinaria tavola didattica massonica in seta.

Nel periodo 1847-1849, come riferiscono i curatori dell’iniziativa,  gli ideali patriottici poterono essere espressi alla luce del sole e di conseguenza artigiani, industrie tessili, commercianti furono impegnati in un’alacre produzione e commercializzazione di fazzoletti che potevano essere ora liberamente utilizzati nello spazio pubblico. Sulla base degli esemplari conservati nei musei, si può affermare che i fazzoletti politici di questo periodo presentano di solito uno o più di uno di questi temi decorativi: il ritratto dei leader del movimento nazionale, che nel 1847 sono soprattutto Pio ix e i sovrani riformatori – Leopoldo ii, Carlo Alberto- la riproduzione di testi, che potevano essere slogan e parole chiave – W Pio IX, Guardia civica, Riforme. , oppure editti e decreti di grande rilievo -l’amnistia di Pio IX; il decreto di concessione della costituzione napoletana o torinese-  e infine i colori, in un primo tempo quelli degli stati riformatori (il bianco e giallo pontificio; il bianco e il rosso del Granducato di Toscana, l’azzurro del Regno di Sardegna) e poi chiaramente il tricolore. La mostra è estesa anche a oggetti di uso comune, conservati al Museo del Risorgimento, ma risistemati negli anni del Risorgimento in chiave politica e propagandistica. Tra questi trovano spazio un paravento del 1850 decorato con oltre due immagini ritagliate da libri e riviste, e il plaid, il celeberrimo “sciallo” che in punto di morte ha coperto Carlo Cattaneo (1869) e Giuseppe Mazzini (1872). Presso la biglietteria del Museo si possono trovare i cataloghi “Risorgimento agitato” (120 pp. parzialmente a colori) e “Lo sciallo del Risorgimento” (36 pagine interamente a colori).

L’Istituto Mazziniano-Museo del Risorgimento, situato nella casa natale di Giuseppe Mazzini, conserva ed espone un patrimonio storico e artistico ricco e vario, costituito da documenti, dipinti, stampe, armi, uniformi, fotografie, cimeli, bandiere e stendardi, che in parte esulano dalla stretta cronologia del Risorgimento italiano e coprono un arco temporale più ampio, dall’insurrezione di Genova contro gli Austriaci (1746) al secondo conflitto mondiale e alla Liberazione.



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