27 gennaio – Giornata della Memoria. Enzio Volli: “Ricordo le parole di mio padre. Perdonare? Forse. Dimenticare mai”

“La Shoah è stata più che un Inferno: ha rappresentato la negazione dell’umanità, l’incapacità di coscienza”. Enzio Volli, 91 anni il 9 febbraio, decano degli avvocati triestini e tra i massimi esperti internazionali di Diritto marittimo, parla così della tragedia dell’Olocausto. L’orrore di quella immane tragedia, spiega il Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, “non può e non deve perdersi”. Deve parlare all’oggi, “ai giovani soprattutto”, perché “non accada mai più nella storia”. Di qui l’importanza della Giornata della Memoria, che ricorda le vittime della Shoah e delle persecuzioni nazifasciste. “Ricordo mio padre Ugo – aggiunge – lo rivedo lì, quando parlò in occasione della posa della stele al cimitero ebraico di Trieste. Disse: ‘Perdonare? forse. Dimenticare mai'”.

A Trieste, aggiunge Volli, “c’era una comunità ebraica che contava 5.500 persone. Ne rastrellarono più di 600, dai lager tornarono solo in 20. Quel giorno nella mia città anche il pane diventò nero”. Il sangue innocente va ricordato. “C’è stato un sistema di morte che ha nutrito e vissuto il disprezzo per le idee degli altri e della vita umana. Per i nazisti – spiega – il diverso era lo scorpione da calpestare”.

Il 27 gennaio Enzio sarà lì, come sempre. “Andrò alla Risiera di San Sabba, con mio figlio Paolo. E poi al cimitero ebraico, a deporre una pietra. Questa volta non sulla tomba di mio padre ma davanti alla lapide che ricorda tutte le 600 vittime dell’Olocausto. Guardo spesso quella pietra: ci sono i nomi di molti miei compagni di scuola, professori, persone che conoscevo e che non ho più visto. Lì scorre un mondo che è stato bruciato nei forni”. Con lo sterminio degli ebrei, fa notare il giurista, “hanno voluto uccidere una sapienza, ma è cominciata a cadere anche la civiltà del centro Europa, che dal punto di vista intellettuale rappresentava un grande laboratorio di pensiero”.

“La mia spiritualità di Libero Muratore – prosegue Enzio Volli – mi ha portato sempre a chiedermi: ‘Perché? Come è stato possibile? Dopo millenni di civiltà, come è potuta sparire la coscienza?’ Impedire la libertà ha distrutto l’Uomo. Se si dimentica il dialogo, si diventa predoni. E questo – avverte – è il pericolo che lentamente vediamo risorgere, e che non è finito con le guerre balcaniche. Il razzismo si riaffaccia con volti nuovi, e va combattuto. Il compito è ricordare a che punto si può arrivare quando si nega la consapevolezza dell’altro”.

“Ai giovani – conclude il Gran Maestro Onorario – occorre raccontare quello che è accaduto con la Shoah, mettendoli in guardia dal consumismo e dall’accettazione acritica delle cose. Va risvegliato il cittadino che non c’è. Il punto è questo. Noi lo diciamo da tempo. E’ tutto legato. E’ sempre tutto legato…”.



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