L’eterno ritorno del tiro al massone | Il Tempo

Il tempoOggi 13 febbraio 2017 Il Tempo dedica un servizio alla Massoneria e alla richiesta degli elenchi da parte della commissione Antimafia con un richiamo in prima pagina dal titolo “L’eterno ritorno del tiro al massone” di Gian Marco Chiocci (vai all’articolo) All’interno, nella sezione dedicata a Politica & polemica, segnaliamo l’articolo di Dimitri Buffa “Ci risiamo vogliono chiudere la Massoneria” (vai all’articolo).

Scrive Chiocci nel suo articolo dal titolo:

“L’eterno ritorno della caccia alle streghe” 

Assistiamo, da mesi, ad una caccia senza tregua che viene portata avanti contro le logge massoniche, realtà cui non ci sentiamo assolutamente vicini né per cultura né per simpatia e tantomeno per appartenenza. Tuttavia appare doveroso, per chiunque abbia a cuore la libertà e «il diritto», inteso come stato di diritto nel nostro Paese, ricordare che esiste un confine tra la sete di conoscenza e l’ardore del pregiudizio. La richiesta di consegna degli elenchi alle Logge, inoltrata mesi orsono dalla Commissione Antimafia presieduta dall’aspirante erede di Tina Anselmi, a seguito di indagini giudiziarie di criminalità organizzata che hanno coinvolto alcuni appartenenti in Sicilia e Calabria, applica un ben noto principio del giustizialismo più feroce: nascondere sotto il tappeto delle belle parole la legalità e la trasparenza l’anima delle vere intenzioni, cioè la gogna e la condanna morale (d’altronde, degli effetti mediatici che appassionano la Bindi già abbiamo avuto un saggio ai tempi della famosa, e per noi garantisti indegna, “lista degli impresentabili” ai tempi delle elezioni regionali). E siccome oggi qualche Gran Maestro fa resistenza, ecco il siluro mediatico: un’inchiestona sull’Espresso intitolata “Aboliamo la massoneria”, una saggio efficace della condanna mediatica e preventiva, un’apoteosi del complottismo di passionale sfumatura “antimafiosa” in cui si butta dentro un po’ tutto e persino si adombra che le iniziative del Lions e del Rotary sarebbero il terreno di coltura ideale, perché difficilmente controllabili, dell’intreccio tra massoneria e criminalità. Insommatra convivi, convegni e ” services” dove magari si dona un respiratore a un ospedale o un computer ad una scuola, cova il contro-Stato che impone la legge della criminalità. La soluzione? Cancellare tutto, cancellare associazionismi radicati da secoli, nemmeno il così vituperato fascismo riuscì in tanto. D’altronde, il grande bluff della P2, anche nelle sue comiche variabili aggiornate nei decenni “P3” e “P4”, torna utile come quei vecchi bauli della soffitta dove si butta dentro, anche a distanza dei decenni, la roba che non si vuol più vedere. È sempre lì, la P2, nonostante la storia qui da noi sia maestra inascoltata e la realtà dei fatti abbia disciolto le aspettative romanzesche di chissà quali sovvertimento della demo crazia in un ben più b anale, ordinario, grumo di interessi diffusi, politici ed economici. Ma non fa niente, perché il “marchio” funziona sempre. E dunque torna buona la logica delle purghe generalizzate, del solleticare il palato dell’opinione pubblica sempre a caccia di uno sfogo per le proprie frustrazioni, il fornire la risposta alla domanda del “cosa c’è dietro”, magari rispolverando una poetica giornalistica degna del povero Mino Pecorelli. E la Massoneria torna ad essere l’ultimo approdo di quell’implacabile spirito censorio variamente esploso nella nostra tormentata storia, che portò agli eccidi del Triangolo Rosso, le monetine del Raphael, Tangentopoli, quella parte di Antimafia duramente criticata da Sciascia. Guerre dal volto buono che hanno finito per distruggere più che costruire. Oggi sorridiamo nel pensare, per metafora, che il nome del povero papà di Ricky Cunningham del telefilm Happy Days (ve lo ricordate?) appartenente alla goliardica Loggia del Leopardo, vedrebbe la sua vita distrutta in uno dei tanti “elenchi” dati in pasto ai media. Da mite proprietario di ferramenta si trasformerebbe in sospetto mafioso additato al ludibrio da bar. Nella disperazione più totale non gli resterebbe che chiedere aiuto a quel bullo di Fonzie, uno che come la Bindi ha un’altissima considerazione di sé.

“Ennesimo tentativo di fare quello che non era riuscito nemmeno al fascismo. Il Gran Maestro Bisi: «Questa è una caccia all’uomo» Ci risiamo vogliono chiudere la Massoneria”

Neppure il fascismo aveva osato tanto. Eppure il settimanale per antonomasia dell’Italia laica si spinge oltre le colonne d’Ercole del buon senso. Con il servizio di punta del numero in edicola. Prendendo a spunto le polemiche all’Antimafia tra RosyBindi e i vari gran maestri. E le inchieste calabresi sulle logge coperte che avrebbero aiutato la ‘ndrangheta e quelle siciliane con i pentiti che sostengono che le logge avrebbero agevolato la latitanza del capo dei capi della attuale Cosa nostra: Matteo Messina Denaro. Sia i paralleli usati nell’articolo sia le argomentazioni farebbero pensare che questa enormità abbia un preciso scopo. E cioè l’ennesimo disegno teorematico per dimostrare che se nessuno può dire che tutti i massoni siano anche delinquenti sarebbe altrettanto vero, quasi irrefutabile, che tutti i boss al Sud, e forse non solo al Sud, siano invece massoni. L’articolo sorvola sul significato storico della massoneria nella storia d’Italia, segnatamente nel capitolo del Risorgimento (che magari un giorno non verrà più insegnato nelle scuole). Il Gran Maestro Stefano Bisi ha anche risposto indirettamente a questa campagna : «Dalla richiesta immotivata di consegna degli elenchi da parte della Commissione Antimafia si legge al becero e antigiuridico tentativo di non farci restituire persino i documenti dell’Inchiesta Cordova archiviata nel 2000, a questa morbosa attenzione mediatica, l’idea di caccia all’uomo esce sempre più rafforzata. Ma i liberi muratori del Grande Oriente d’Italia hanno saputo superare ben altro, non soccombendo ai fascisti e ai disfattisti che sempre tramano nell’ombra». Concludendo: «non ci faremo intimorire e condizionare da nessuno». Al di là dell’orgoglio massonico però, l’operazione mediatica sembra vo lere replicare quella della P2, con la Bindi che si candida come ideale erede spirituale e politica di TinaAnselmi. Ora, a parte il fatto notorio che quasi tutte le tragedie, grandi e piccole, della storia tendono a riproporsi sotto l’aspetto della farsa, a far quadrare il cerchio manca almeno un particolare. Infatti, se nellamassoneria degli anni ’80 e nella Loggia Propaganda due di Gelli, ci stavano effettivamente i vertici dello Stato, delle forze armate e non pochi magistrati, imprenditori e giornalisti di grande fama, oggi, vedi intervista di Gervaso, i pm si troverebbero di fronte a un elenco telefonico fatto di piccoli commercianti, imprenditori e artigiani. E pensare a un golpe, o a un «gomblotto», per giunta di concerto con la ‘ndrangheta o la mafia siciliana, con personaggi così, sarebbe impresa ardua da contrabbandare all’opinione pubblica. Persino per i grillini. Dim. Buf.

 

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