A ispirare la statua di Giordano Bruno fu Adriano Colocci, giovane massone di Jesi

Tutti i massoni conoscono la travagliata storia del monumento dedicato a Giordano Bruno realizzato da Ettore Ferrari -Gran Maestro dal 1904 del Grande Oriente d’Italia- inaugurato nel giugno 1889 a Campo de’ Fiori in Roma, alla presenza di oltre tremila Fratelli che sfilarono per le vie della capitale dietro un centinaio di labari massonici. E’ universalmente ritenuto la bandiera della Massoneria italiana, il simbolo della libertà di pensiero e monito contro l’inquisizione e la tirannide clericale.

Ma forse non tutti sono al corrente che il principale animatore del primo comitato per il monumento a Giordano Bruno, fu un illustre Fratello jesino iniziato massone il 6 giugno 1876 nella loggia “Tito Vezio” di Roma: il marchese Adriano Colocci, poliedrico scrittore e uomo politico (Jesi 1855 – Roma 1941), discendente per parte di madre di Amerigo Vespucci. A lui dedica un articolo pubblicato sul numero di gennaio di “Erasmo notizie” Marco Luminari. “Colocci -scrive Luminari- fu totalmente un libero pensatore, mai prono al potere costituito e al denaro. Era figlio di Antonio Colocci, combattente con Mazzini per la Repubblica Romana e poi tra i maggiori fautori e finanziatori del risorgimento marchigiano”.

“Il primo Comitato che iniziò la sottoscrizione per il monumento a favore di Giordano Bruno venne fondato, su iniziativa del drammaturgo Pietro Cossa, nel marzo del 1876 da un gruppo di giovani studenti universitari a Roma”, racconta Luminari che “con il cuore gonfio di emozione”, ripercorre le pagine del diario manoscritto di Colocci che rievocano anni di grande fermento e coraggio, “dove l’embrione di un’idea prese forma nell’ambiente universitario e si sviluppò in seno alla Massoneria fino alla successiva costituzione del secondo comitato internazionale a cui parteciparono, tra gli altri, nomi eccellenti come Ernst Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Giosuè Carducci, Francesco Crispi, Adriano Lemmi e che nella lista delle oblazioni per l’autofinanziamento annovera il generale Giuseppe Garibaldi da Caprera”.

Una testimonianza della migliore stagione della Massoneria italiana e dove l’attivismo di Adriano Colocci ci ricorda che, oggi come ieri, “i Fratelli liberi muratori devono lottare per ritrovare quel ruolo di eccellenza che a loro spetta all’interno della società”. Come ebbe a dire Ettore Ferrari nel suo discorso di insediamento da Gran Maestro “…la Massoneria non deve tenersi costantemente isolata e nell’ombra, ma scendere a contatto della vita, combattere alla luce del sole le sante battaglie dell’alta sua missione per la tutela della giustizia e per la grande educazione. Nuovi bisogni presentano nuovi problemi; nuovi problemi esigono nuove soluzioni; da nuovi doveri scaturiscono nuovi diritti. La Massoneria non può, non deve chiudere gli occhi alla nuova luce, ma fissarla, scrutarla e dirigerla”.



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