L’intervento del Gran Maestro. Così democratici da copiare il duce/Il Tempo

 

‘intervento del Gran Maestro Così democratici da copiare il Duce

di Stefano Bisi*

Gentile Direttore, siamo seriamente preoccupati. In Italia qualcuno vuole riportare indietro le lancette della storia reintroducendo di fatto leggi fasciste e illiberali soprattutto contro i massoni. Come denunciò allora Antonio Gramsci, può essere l’inizio di un pericoloso ritorno al passato. È in grave pericolo innanzitutto la Democrazia e il libero pensiero. Nella relazione dell’Antimafia presentata ieri dal presidente Rosy Bindi sulle infiltrazioni di cosa nostra e della ‘ndrangheta nella massoneria in Sicilia e Calabria, c’è in particolare un passaggio che fa tremare le vene e i polsi per la sua virulenza e pericolosità. Si dice: «Non si vuole di certo auspicare il ripristino delle disposizioni fasciste sopra riportate, seppure, non va dimenticato che, accanto a coloro che perseguivano evidenti volontà illiberali, insigni giuristi apprezzavano tali normative che, per l’eterogenesi dei fini tipica delle leggi, garantivano comunque un sistema di conoscenza e di trasparenza». Ebbene, quando si vogliono riesumare delle leggi che saranno pur commentate positivamente da insigni giuristi, come scrive la Commissione, ma hanno prodotto un regime repressivo violando ogni libertà, credo che si dimentichi il sangue versato da tanti cittadini e si faccia anche un’opera di negazionismo di un brutto passato. Come si fa ad avallare certe norme oggi come fanno i membri dell’Antimafia e dire che garantivano un sistema di conoscenza e trasparenza? Mi sembra forse di capire che il fine vero della Commissione era ed è quello di mettere all’indice la Massoneria e i suoi iscritti attraverso la violenza di una legge che la ingessi e la ingabbi. La trasparenza è tipica dei regimi totalitari diceva anche Stefano Rodotà. Sulla vicenda delle infiltrazioni mafiose e sulla presenza (…)

 

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«Tutti i massoni trattati da mafiosi»

«Chi auspica leggi liberticide contro di noi stia attento: così cominciano i regimi» segue dalla prima pagina (…) di condannati ex 416 bis nelle Logge prendiamo atto dei risultati contenuti nella relazione e ribadiamo che oggi come allora siamo disposti a collaborare per l’accertamento della verità e che ci siamo opposti al sequestro di tutti gli elenchi perché così si criminalizza un’intera associazione. Respingiamo al mittente invece qualsiasi cattivo pensiero riguardo al nostro archivio cartaceo e digitale. I nostri elenchi sono di una trasparenza assoluta ed è un’offesa gravissima pensare che la nostra gestione degli stessi non sia chiara o che ci siano magari zone occulte. Quanto ai presunti condannati per mafia sarebbe opportuno indicare oltre le persone fisiche il periodo temporale in cui sono o non sono stati iscritti alla nostra Obbedienza o alle altre. Noi i controlli li abbiamo sempre fatti con rigore e continueremo a farli con altrettanta severità ma i nostri organi ispettivi non hanno funzioni di polizia giudiziaria né possono agire come se lo fossero. In merito a tutta la vicenda che ha portato al sequestro degli elenchi è fuorviante sostenere la tesi della mia mancata collaborazione in quanto, sin dal primo istante in cui la presidente Bindi manifestò l’intenzione della Commissione a indagare, ho chiesto di essere audito dalla Commissione presentandomi per ben due volte dinanzi ai membri della stessa. Da Gran Maestro non ho mai rifiutato il confronto e ho chiesto più volte che mi venissero fatti gli eventuali nomi dei presunti soggetti accostabili a ramificazioni malavitose. Non ho mai negato la mia collaborazione e quanto viene scritto nei miei confronti è del tutto opinabile e arbitrario. Ricordo poi ai membri della Commissione che nella vicenda di Castelvetrano i due fratelli del Goi presenti nel consiglio comunale non erano e non sono «impresentabili» come ha stabilito in una recente ordinanza il tribunale di Marsala riabilitandone l’immagine. In merito inoltre al riferimento riguardante l’ex Gran Maestro Di Bernardo che ha parlato delle infiltrazioni mafiose nelle Logge calabresi del Goi, il suo ricordo a scoppio ritardato lascia basiti ed è anzi molto singolare che la Commissione Antimafia abbia preso per buone le dichiarazioni di un personaggio fra l’altro a suo tempo «fratello coperto» come da sua esplicita richiesta scritta che irresponsabilmente per l’istituzione di cui era il massimo rappresentante, non ha mai edotto l’allora Giunta del Grande Oriente d’Italia della gravità delle notizie in suo esclusivo possesso. Per queste sue tardive affermazioni il Goi intende intraprendere nei suoi confronti iniziative giudiziarie. Il Grande Oriente d’Italia è pronto a difendere il suo sacrosanto diritto all’esistenza e alla riservatezza dei suoi iscritti nel pieno rispetto della legge e della Costituzione italiana di cui ricorre tra qualche giorno l’entrata in vigore. Pensare di addossare i mali della politica e i problemi della Nazione alla Massoneria esibendo una eventuale legge liberticida è profondamente antidemocratico. Non solo questo, eventualmente cos’altro si potrà richiedere poi ai liberi muratori? Di presentare ogni mese il certificato di buona condotta? Di fare solo lavori esterni alla Pubblica Amministrazione? Si vieterà loro di concorrere a posti pubblici? O di fare politica? Saranno messi in settori particolari e ben delimitati persino allo stadio? Pensiamo che questo modo di agire e di procedere non porti a nulla di buono e sia la preoccupante spia di una situazione generale ormai sfuggita di mano e nella quale al di là dei pregiudizi e dei teoremi da dimostrare i massoni sono rimasti fra i pochi soggetti istituzionali capaci di difendere antichi valori e quella libertà che qualcuno vuole duramente e pericolosamente reprimere. Ricordo ancora una volta a tutti l’esperienza del Ventennio. Per prima si colpì la Massoneria e poi finirono le libertà di tutti.

Stefano Bisi Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.



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